La Commissione europea vuole darci lezioni: non abbiamo bisogno di consulenze

È avvilente sapere che in Europa c’è ancora chi vorrebbe fare la voce grossa nei confronti del nostro Governo, nonostante sia stato scelto legittimamente dei cittadini ed abbia finalmente deciso di opporsi ancora una volta ad una nomina di comodo nell’istituzione UE. L’atteggiamento ostile della Commissione europea non si è fatto attendere, tanto che nel mirino sono finite le proposte dell’attuale esecutivo e addirittura il modo in cui quest’ultimo gestisce gli enti statali.

Ovviamente le critiche sono arrivate sulla futura riforma del “Premierato”, di cui si continua a discute ad oltranza ormai da tempo già a livello nazionale: un Country Report della Commissione ha espresso forti dubbi sul fatto che quest’ultima possa portare equilibrio nell’attuale panorama politico italiano. Come se scegliere il proprio Presidente del consiglio fosse un gesto pericoloso e destabilizzante per un’intera popolazione.

Anche sull’informazione non mancano i rimproveri, perché a quanto pare l’attuale Governo Meloni rischierebbe di non sovvenzionare e garantire l’indipendenza degli organi di stampa, in particolar modo della stessa Rai. Forse l’Unione europea non è stata molto attenta agli avvenimenti riguardanti la stampa italiana nel corso degli anni, tanto da essersi persa la questione delle lottizzazioni. Garantire la pluralità è uno dei progetti dell’attuale amministrazione italiana, affinché l’egemonia della sinistra non attecchisca culturalmente nel nostro panorama: interessare i cittadini aldilà del pensiero è fondamentale per garantire quella che comunemente viene chiamata “Libertà”.

Il culmine riguarda le violenze della polizia contro i manifestanti, come se non fossero ben chiare le dinamiche degli scontri avvenuti in Italia nel corso di questi mesi: paradossalmente quando le proteste diventano violente è naturale che intervengano le forze dell’ordine per evitare che l’ordine sociale subisca dei forti contraccolpi. Certamente si possono contestare le modalità, ma da qui al definire l’Italia un paese fortemente autoritario ci vuole un gran fegato. 

Sentire alcune critiche fuori luogo è piuttosto avvilente oltre che auto-lacerante per l’UE, la quale evidentemente non comprende quanto determinate esasperazioni non facciano bene all’organizzazione continentale in esame. Queste qualifiche non fanno altro che alimentare il pregiudizio nei confronti della nostra Patria, rendendola facile bersaglio di attacchi mediatici che nella stragrande maggioranza dei casi lasciano il tempo che trovano.

Sembra quasi che la volontà dell’ECR di non votare la Von der Leyen abbia scatenato una reazione avversa nei confronti del nostro paese: una ritorsione che, nel caso in cui dovesse rivelarsi veritiera, resterebbe iconica quanto infantile. Il G7 ha dimostrato la centralità dell’Italia nel panorama internazionale, forse motivo d’invidia per tutti coloro che si aspettavano una sconfitta all’insegna dell’impreparazione.

L’impegno batte le polemiche futili, i sondaggi elettorali sono testimoni delle conquiste politiche degli ultimi anni. Critiche di questo genere non hanno alcuno scopo costruttivo, ma a quanto pare qualcuno si diverte a ricoprire l’Italia di ammonimenti ed avvertimenti decisamente impropri e fuori dal comune. Difficile immaginare che questo non sia stato un piano già premeditato per screditare il Governo Meloni e la maggioranza, o magari per abbassare la reputazione e le aspettative dei nostri partner.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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