La Convenzione di Faro, stipulata all’interno del contesto del Consiglio d’Europa, ad oggi è stata ratificata da 20 paesi (l’ultima ratifica arriva proprio dall’Italia con la decisone della Camera di qualche giorno fa), solo firmata da altri 6 (tra cui la Spagna). Tra i principali Paesi che non hanno né firmato né ratificato la Convenzione, ci sono la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Grecia e la Russia. Significativo, dunque, che attori così importanti nello scacchiere internazionale e nello steso CoE, non abbiano ancora minimamente preso in considerazione la possibilità di sottoscrivere l‘accordo.
È tanta la preoccupazione, ed anche lo sconcerto, rispetto a questa decisione del Parlamento, con particolare riferimento al contenuto di alcuni due specifici articoli della Convenzione di Faro, gli articoli 4 e 7, che potrebbero innescare una sorta di censura del Patrimonio Culturale italiano per non offendere altre confessioni religiose, quali ad esempio l’Islam.
L’articolo 4, che disciplina i Diritti e responsabilità concernenti l’eredità culturale, stabilisce che: “Chiunque, da solo o collettivamente, ha la responsabilità di rispettare parimenti la propria e l’altrui eredità culturale e, di conseguenza, l’eredità comune dell’Europa”.
L’articolo 7, dispone in materia di eredità culturale e dialogo, recitando così:
“Le Parti si impegnano, attraverso autorità pubbliche ed altri enti competenti a:
- incoraggiare la riflessione sull’etica e sui metodi di presentazione dell’eredità culturale, così come il rispetto per la diversità delle interpretazioni;
- stabilire i procedimenti di conciliazione per gestire equamente le situazioni dove valori tra loro contraddittori siano attribuiti alla stessa eredità culturale da comunità diverse;
- sviluppare la conoscenza dell’eredità culturale come risorsa per facilitare la coesistenza pacifica, attraverso la promozione della fiducia e della comprensione reciproca, in un’ottica di risoluzione e di prevenzione dei conflitti;
- integrare questi approcci in tutti gli aspetti dell’educazione e della formazione permanente.”
Su questa battaglia Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale non mancheranno certamente di far sentire la propria voce.
La difesa delle Radici non è una battaglia del passato contro il futuro, ma dell’eterno contro l’effimero.
L’arte, come la cultura, fondano la propria essenza nella storia di una Terra, di un Popolo, di una Nazione. Vanno tutelate e rispettate.
La parola rispetto deriva dalla parola latina respicĕre, guardare indietro, un sentimento che dovrebbe rappresentare una faro che ci illumini sull’importanza di difendere le tradizioni, le usanze e i costumi di ogni popolo e della sua cultura.
Condivido molto di questo accordo, tuttavia ritengo che non si possa non soffermarsi nell’introduzione del principio di limitare la fruizione del nostro patrimonio artistico e culturale per non offendere le culture altrui.
L’Italia già nel 2016, con il Governo Renzi, si rese protagonista di uno scempio, di un insulto al genio ed al talento italiano, alla cultura classica, decidenti di “vestire” le statue di eroi e divinità romane per non urtare la sensibilità del Presidente iraniano Hassan Rohani, in visita ai musei capitolini. Ecco, queste scene vorremmo non rivederle più.
Il rispetto non è annullare se stessi per gli altri. È avere cura dei sentimenti e dei diritti degli gli altri, pretendere la stessa attenzione dei propri confronti. È anche rispetto di se stessi e della propria millenaria cultura, per la quale certamente non dobbiamo né chiedere scusa, né vergognarci. Una sottile differenza ma profonda e sostanziale.
Islamofobia vi annebbia il cervello ,c’era più scamio culturale tra Islam e Occidente nel medioevo, che nella vostra stolida ignoranza