La Direzione Investigativa Antimafia ha presentato oggi a Roma il suo rapporto semestrale, indicando come in Italia esistano mafie straniere, organizzazione il cui business è anche “il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con tutta la sua scia di reati ‘satellite’, per le proporzioni raggiunte, e grazie ad uno scacchiere geo-politico in continua evoluzione, è oggi uno dei principali e piùremunerativi business criminali, che troppe volte si coniuga tragicamente con la morte in mare di migranti, anche di tenera età”. Sono coinvolti “maghrebini, soprattutto libici e marocchini, nel trasporto di migranti dalle coste nordafricane verso le coste siciliane”.
La relazione semestrale della DIA descrive lo scenario criminale nazionale come “segnato da un’interazione tra i sodalizi italiani e quelli di matrice straniera, l’agenzia inoltre sottolinea come “lo scenario criminale nazionale” continui ad “essere segnato da un’interazione tra i sodalizi italiani e queli di matrice straniera”, mentre la collaborazione tra associazioni malavitose italiane e straniere assume “connotazioni particolari a seconda dell’area geografica in cui tali sinergie vengono a realizzarsi. Nelle regioni del Sud Italia i gruppi stranieri agiscono, tendenzialmente, con l’assenso delle organizzazioni mafiose autoctone mentre, nelle restanti regioni, tendono a ritagliarsi spazi di autonomia operativa, che sfociano anche in forme di collaborazione su piani quasi paritetici”.
Eppure proprio ieri la bagarre alla Camera, quando Lega, M5s votano insieme al PD contro la proposta di Fratelli d’Italia di inserire tra le linee prioritarie della Commissione Antimafia lo studio delle mafie cinese. e nigeriana. «Non è vero che gli emendamenti che stiamo presentando – aveva puntualizzato Giorgia Meloni – impedirebbero alla commissione di indagare su tutte le mafie straniere. Noi chiediamo sia data una priorità a quei fenomeni che non sono stati ancora adeguatamente studiati, com’è appunto la mafia nigeriana, pressoché sconosciuta fino alla drammatica vicenda di Pamela Mastropietro. Noi diciamo: occupiamoci della mafia, anche straniera, con particolare riguardo ai fenomeni che conosciamo meno».
Ma ecco cosa si legge nei rapporti della DIA a proposito di queste mafie.
Criminalità Cinese
Come rilevato nel tempo – scrive la DIA – la criminalità cinese rivolge i suoi interessi criminali prevalentemente al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (finalizzata alla “tratta”, al lavoro “nero” e alla prostituzione), ai reati contro la persona (talvolta commessi nell’ambito di azioni intimidatorie o scontri tra appartenenti a gruppi contrapposti), alle rapine ed estorsioni in danno di connazionali, alla contraffazione di marchi648, al contrabbando di sigarette, alla falsificazione di documenti, settori ai quali vanno aggiunte, seppur in maniera residuale, le attività connesse al gioco d’azzardo e ai traffici di stupefacenti, in particolare metanfetaminici (tipo Shaboo), talvolta praticati in collegamento con la comunità filippina. Tali condotte delittuose fungono spesso da reati-presupposto per altri delitti, quali il riciclaggio e il reimpiego di capitali.
Criminalità Nigeriana
La criminalità nigeriana si caratterizza per l’alta specializzazione nei traffici di stupefacenti, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
La presenza di comunità di cittadini nigeriani, tra i quali numerosi irregolari, riguarda buona parte del territorio nazionale, dal nord (Piemonte, Lombardia e Veneto), al centro e sud Italia (in Campania, nell’area domiziana, ed in Sicilia, in particolare a Palermo). In Italia, così come in altri Paesi, è stata da tempo riscontrata l’operatività delle organizzazioni criminali nigeriane, di matrice “cultista”, tra le quali emergono per il numero dei componenti la “Supreme Eye Confraternity (SEC)” e la “Black Axe Confraternity”. Tali gruppi, ramificati a livello internazionale, si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o ju-ju, che va ad influire in maniera sostanziale sul reclutamento e sull’operato dei partecipanti, nonché, data l’alta valenza suggestiva, anche sulle stesse vittime del reato di tratta che restano, così, indissolubilmente legate, per timore di ritorsioni, ai trafficanti. I rituali,
praticati con unghie, capelli e sangue delle vittime, mediante la pronuncia di un giuramento nella mani delle cd. maman – donne più anziane, a loro volta nel passato vittime, spesso, di tratta – inducono le malcapitate a perdere il senso della propria individualità, nella convinzione di essere oramai divenute “proprietà” di altri.
In tale contesto, proprio la tratta degli esseri umani finalizzata alla prostituzione costituisce un’importante fonte di finanziamento per la criminalità nigeriana. Si può, ormai, parlare di una collaudata metodologia operativa che interessa l’intera filiera connessa allo sfruttamento della prostituzione, che inizia con il reclutamento delle donne in Nigeria, sino alla produzione di falsa documentazione, per la regolarizzazione sul territorio nazionale della loro posizione.