Non c’è mai stato fino ad ora negli States un Presidente che fosse l’obiettivo di una così cattiva campagna di stampa, forse solo Nixon si è avvicinato a tanto, ma giusto dopo il Watergate, quando ormai era alla fine. Trump, invece, ha cominciato ad essere il pungiball preferito dei giornali progressisti americani ben prima di diventare presidente, quando era “soltanto” un tycoon. Poi, certo, un’elezione che nessuno si aspettava e a cui i democratici – ma non solo loro, in generale tutto l’establishment politico americano che non accetta un improvvisato tra loro – non riescono proprio a rassegnarsi, il tutto unito al carattere di Trump e alla sua incapacità di pensare un attimo prima di dire cosa gli passa per la testa, hanno fatto il resto. E quindi ora l’attacco è continuo, senza soluzione di continuità e praticamente su ogni argomento.
Prendiamo per esempio l’immigrazione clandestina. Cosa pensino gli americani del fenomeno è chiaro a tutti: inaccettabile. E lo pensano sia i repubblicani che i democratici che poi si possono esprimere con più o meno durezza, ma che comunque sempre gli stessi concetti espongono: senza i requisiti richiesti, negli States non si entra e se si vuole la cittadinanza occorrono determinati requisiti, altrimenti niente. In più, da quelle parti, se provi a fare il furbo, non è come da noi che alla fine non succede nulla, lì se si incavolano lo fanno davvero e se per esempio ti sposi una persona compiacente per arrivare all’agognata Green Card, e per tua disgrazia se ne accorgono – e siccome le indagini le fanno accurate ,che se e accorgano non è raro – scatta subito l’espulsione, quando non la galera e via di questo passo. Quindi, non esiste “la pacchia” per i clandestini negli States, tanto che la frontiera col Messico, da cui arriva la maggior parte dei migranti, oltre ad essere pattugliata dalla polizia e qualche volta pure dall’esercito, vede i “cacciatori” di clandestini, che riscuotono delle vere e proprie taglie su ogni migrante che riescono a fermare e a consegnare alle forze dell’ordine.
Chiarito ciò, giorni fa si apprende che una vera e propria ondata di clandestini provenienti dall’Honduras si sta per scatenare ai confini degli Stati Uniti. All’inizio erano un paio di migliaia ma lungo il cammino il gruppo si è prima consolidato e poi ha cominciato ad aumentare a dismisura, tanto che ora si parla di più di diecimila individui, tutti determinati a superare il confine. Con un altro Presidente alla Casa Bianca, sicuramente stampa e opinione pubblica, sebbene con gradazioni diverse, si sarebbero schierati con l’amministrazione in carica, ma in questo caso si è fatto di tutto per dare la croce a Trump. Scrive il New York Times che “desideroso di spostare la conversazione nazionale dal massacro della sinagoga di Pittsburgh e dalle bombe a tubo consegnate da un sostenitore del tycoon , la squadra politica del presidente negli ultimi giorni lo ha spinto a usare il suo pulpito per aumentare il senso di allarme della nazione sui pericoli rappresentati dei migranti che si stanno dirigendo verso il confine”.
Non solo. Prosegue il quotidiano: “Il presidente non ha bisogno di molto per risultare convincente. Mercoledì pomeriggio, ha twittato un video di 53 secondi pieno di imprecazione che presenta immigranti accusati di crimini violenti e immagini di una folla di uomini dalla pelle scura che sfondano un posto di blocco e si scagliano in avanti. Il messaggio del presidente è chiaro: gli immigranti ti uccideranno e i democratici sono da biasimare.”
Indipendentemente dal fatto che davvero i collaboratori di Trump o il Presidente stesso vogliano distrarre l’opinione pubblica da fatti che potrebbero risultare più fastidiosi per l’amministrazione, non si possono chiudere gli occhi su una certa ipocrisia tutta americana. Nessuno fino ad ora si è mai stracciato le vesti per quello che avviene in Honduras o in altri paesi molto poveri dell’America centrale, improvvisamente scopre “il disgraziato migrante in cammino” che il cattivo orco presidente vuole fermare dove si trova. E questa ipocrisia, va detto, l’hanno capita gli americani stessi che, all’alba delle elezioni di metà mandato che vedevano i democratici nettamente in testa, stanno facendo velocemente recuperare terreno ai repubblicani. Perché, come accade sempre, i democratici negli States non ne azzeccano mai una.