Il centrodestra tutto e in particolare, la destra conservatrice e patriota rappresentata da Fratelli d’Italia, non devono avere, nella maniera più assoluta, alcun complesso di inferiorità nei confronti di chicchessia in tema di amore per la libertà e la democrazia.
Non c’è bisogno alcuno di ricevere determinate patenti, soprattutto dalle varie sinistre, tutt’oggi abitate in buona parte da eredi di una storia politica che, dove ha potuto, ha schiacciato violentemente i diritti umani e individuali. Tale presa d’atto è valida da tanti anni ormai, ma ora, dopo quanto successo giovedì scorso al Senato della Repubblica, essa assume una importanza anche maggiore.
Cosa è mai capitato a Palazzo Madama? In vista della festività del 25 aprile le opposizioni, stavolta unite sino a includere anche i centristi di Azione e Italia Viva, hanno presentato una mozione volta a ribadire i valori della Resistenza e dell’antifascismo. La maggioranza di governo al completo ha votato anch’essa, senza se e senza ma, come piace dire alla sinistra, il testo della minoranza parlamentare, ma al tempo stesso ha voluto sottoporre all’attenzione del Senato una propria mozione, senza voler annullare, ovviamente, quella sottoscritta dal centrosinistra.
Qualsiasi sincero democratico di questo mondo, di destra o di sinistra, conservatore o progressista, liberale o socialista, non avrebbe avuto alcun dubbio nel sostenere una condanna totale verso ogni tipo di totalitarismo, nazista, fascista o comunista. Una integrale esecrazione nei confronti di qualsiasi forma di dittatura, contenuta nella mozione avanzata in Senato dal centrodestra e in linea con la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019, espressasi, appunto, contro tutti i totalitarismi a prescindere dalle varie ideologie e colorazioni del Novecento.
Eppure, le opposizioni, anche qui tutte unite, dal sedicente moderato Carlo Calenda a Nicola Fratoianni, hanno rispedito al mittente la mano tesa del centrodestra, non votando il testo della maggioranza. Visto che ad ogni uscita, diciamo così, un poco forte e politicamente scorretta di membri del Governo e del centrodestra, come è successo di recente a Francesco Lollobrigida e a Ignazio La Russa, c’è chi riempie pagine di giornale e palinsesti televisivi, analizzando, si fa per dire, le tragiche gaffe o presunte tali degli uomini più vicini a Giorgia Meloni, riteniamo che non debba passare inosservata la tremenda figuraccia, in termini di fedeltà ai valori democratici, in cui sono incorse le opposizioni giovedì scorso al Senato.
Perché le sinistre, il Partito Democratico e pure il Movimento 5 Stelle, esitano tuttora, nel 2023, a condannare senza remore tutti i totalitarismi, rossi, neri e bruni? Mentre la destra, sia di base che di vertice, ha chiuso con un certo passato già più di trent’anni fa, ancora prima di Fiuggi e di Alleanza Nazionale, a sinistra c’è tutt’oggi qualcuno che è rimasto legato con il cuore alla ideologia comunista e ai regimi del socialismo reale, nonostante il collasso dell’Urss e la messa in soffitta del Partito Comunista Italiano? Probabilmente è così, altrimenti non vi sarebbero stati indugi nello stringersi al centrodestra e nel porre l’attenzione anche ad altre ricorrenze speciali e storiche, senza voler cancellare, per carità, il 25 aprile e il Primo maggio.
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, attraverso la loro mozione, hanno voluto, oltre alla piena condanna anti-totalitaria, segnalare l’importanza storica di date come il 17 marzo, proclamazione del Regno d’Italia; il 4 novembre, Festa della unità nazionale e delle Forze armate; il 27 gennaio, Giornata di ricordo delle vittime della Shoah; il 10 febbraio, Giornata di ricordo dell’esodo giuliano dalmata e delle vittime delle foibe; il 18 aprile, per ricordare la schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana nel 1948 contro il Fronte Popolare socialcomunista, che inserì l’Italia nel consesso occidentale delle Nazioni democratiche; infine, il 9 novembre, Giorno della libertà, per celebrare un avvenimento epocale come la caduta del Muro di Berlino. Per taluni a sinistra l’abbattimento del Muro che divideva in due la Germania e il successivo sfaldarsi di tutti i regimi comunisti dell’allora Patto di Varsavia, forse costituiscono ancora un lutto da elaborare appieno e non un cambiamento del mondo da ricordare e festeggiare.
Che le sinistre italiane, rosse o rosé, i comunisti, i postcomunisti e tutti i loro sodali operanti nella cultura, nella informazione e in settori della magistratura, siano in malafede da sempre, non lo scopriamo di certo oggi, e semmai, il mancato appoggio alla mozione anti-totalitaria del centrodestra rappresenta soltanto un ulteriore tassello, che peraltro riconferma come molti eredi del Pci non siano mai cambiati pur avendo smesso, dagli inizi degli anni Novanta, di dichiararsi comunisti. Dal dopoguerra ad oggi, i residenti a Botteghe Oscure si sono appropriati di tutto, dalla Resistenza antifascista al 25 aprile e al Primo maggio, fino a giungere alle canzoni come Bella Ciao, trasformando la Storia a loro piacimento e vendendosi come unici guardiani della democrazia in Italia.
Tutto questo a scapito, non tanto dei reduci della Repubblica Sociale Italiana, ma di chi ha combattuto il nazismo e il fascismo da posizioni cattoliche, conservatrici, liberali e monarchiche, ritenuto un po’ meno antifascista rispetto ai partigiani con il fazzoletto rosso al collo. Non dimentichiamo Edgardo Sogno, comandante partigiano, infangato a lungo nel dopoguerra e descritto come uno pseudo-fascista, finanche con mire golpiste.
Le distorsioni storiche, in quasi ottant’anni di Repubblica oramai, sono state molteplici ed è ora di ristabilire qualche verità e di non farsi più condizionare da alcune bugie propagandistiche dei figli, figliocci e nipoti di Palmiro Togliatti. Se gli angloamericani fossero rimasti a casa loro, se non vi fosse stato l’antifascismo di Don Luigi Sturzo, di Alcide de Gasperi e di Luigi Einaudi, e partigiani come Edgardo Sogno avessero rinunciato a combattere, l’Italia avrebbe allontanato comunque, forse, i fascisti e i nazisti, ma per cadere poi sotto un’altra feroce tirannia, ossia quella comunista e stalinista dell’allora Unione Sovietica.
Iosif Stalin, in quanto a crimini contro l’umanità, è sullo stesso piano storico di Adolf Hitler. A questo puntavano i partigiani delle formazioni espressamente comuniste, e se il Pci accettò la democrazia, fece questo più per necessità che per scelta, considerata la sconfitta elettorale del Fronte Popolare nel 1948 e l’inserimento a pieno titolo dell’Italia nel blocco occidentale.
In base ad una favoletta, storicamente imposta con una certa prepotenza, alla quale però, per fortuna, credono sempre meno italiani, se non si è antifascisti come vuole la sinistra, si viene visti, se non proprio fascisti, quantomeno nebulosi circa la lealtà alle logiche democratiche, ma l’antifascismo dipinto di rosso ha ben poco da insegnare a tutta la Nazione, e in particolare alla destra, perché è sempre stato “viziato” e, a quanto pare, continua ad esserlo visto e considerato che nel 2023 Pd e soci hanno ancora qualche mal di pancia nel momento in cui si tratta di condannare in modo netto i crimini del comunismo. È senz’altro vero, in questo tempo non dovremmo più dividerci e litigare in Italia in merito alla Festa della Liberazione, ma è la sinistra, non di sicuro la destra al Governo, che persevera nel rendere divisiva la giornata del 25 aprile con il lampante comportamento tenuto al Senato e con l’estenuante rilancio di un antifascismo fasullo e manicheo.
La destra parla di pacificazione nazionale sin dai tempi di Giorgio Almirante e ha sostenuto tutti gli esami possibili e immaginabili, e sinceramente, non deve rendere conto ad una sinistra che invece avrebbe bisogno di qualche nuovo tagliando.
Giustamente Roberto Penna richiama che “Qualsiasi sincero democratico di questo mondo, di destra o di sinistra, conservatore o progressista, liberale o socialista, non avrebbe avuto alcun dubbio nel sostenere una condanna totale verso ogni tipo di totalitarismo, nazista, fascista o comunista.”
Credo in proposito che il dettato della XII disposizione transitoria della Costituzione non sia più sufficiente. Direi anche non sia più significativo, perchè il ripresentarsi di una formazione politica morta in Italia quasi ottanta anni fa e non più – fortunatamente – presentabile oggi non ha nessuna reale opportunità, se questo non desse adito alle solite stupidaggini per cui vogliamo “chiudere un occhio” – o tutti e due – su quel passato ecc.
Credo però che la Costituzione debba e possa essere più coraggiosa in merito. Mi piacerebbe che nella Costituzione fosse chiaramente enunciato il principio che in Italia sia vietata la formazione di ogni partito o formazione politica, indipendentemente da come si auto-definisca, che professi la violenza come strumento di lotta politica ed il prevalere di una parte politica sulle altre a mezzo di strumenti diversi da quelli della democrazia.
Sarebbe finalmente un guardare al futuro e non al passato.
O ci sono ancora troppi violenti in doppiopetto che non gradirebbero?
Il buon Flaiano se ne uscì in una battuta, tanti anni fa, secondo cui in Italia ci sarebbero stati due tipi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti.
Possiamo oggi provare a dire che la Costituzione vieta le formazioni politiche – comunque si chiamino – espressamente e di fatto violente, cioè antidemocratiche?
Con affetto
Alessandro
Caro Alessandro, sono d’accordo con Lei. Più gli anni passano, e ne sono passati già quasi ottanta, una vita, in media, di un essere umano, e più il divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista diventa come interdire, che so, la restaurazione dell’Impero Romano. :) . Saluti cordiali, Roberto Penna.