Per capire bene la porcata – se una legge elettorale fu ribattezzata porcellum- consentiteci di usare tale termine per quanto avvenuto oggi – messa in atto dal Movimento 5 Stelle, bisogna fare una breve premessa che descrive la cornice dei fatti.
Le elezioni per il Senato della Repubblica sono su base regionale secondo l’art. 57 della Costituzione, primo comma.
Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero.
Si tratta di un principio radicato in maniera tale che quando si stava discutendo il porcellum, nel momento in cui si ipotizzava un premio di maggioranza al Senato, ci ful’ intervento informale di Ciampi, allora Presidente della Repubblica, che comunicò chiaramente che la cosa non si potesse fare proprio perchè la Costituzione è molto chiara su questo. Per questo anche nell’attuale legge elettorale l’elezione al Senato è – lo ribadiamo – su base regionale.
In Sicilia, in vista delle elezioni politiche 2018, il Movimento 5 stelle si è avvalso della possibilità delle pluricandidature (che consente di mettere la stessa persona in corsa sia in collegi uninominali che plurinominali), ma è successo che con l’ottimo risultato ottenuto, i grillini, in tale regione, si siano ritrovati con un seggio in più rispetto alle teste che avevano candidato. L’anomalia deriva non dalla legge elettorale, ma dalla scelta dei grillini di occupare più posti con la stessa persone.
Detto con i numeri, la Sicilia aveva 9 collegi uninominali e 16 proporzionali. Il numero massimo di candidature presentabili era per 17 seggi. I 5 Stelle, tuttavia, hanno presentato 16 candidati essendo Nunzia Catalfo in corsa anche all’uninominale nel collegio di Catania oltre che nel proporzionale in Sicilia Orientale. Il movimento avrebbe avuto diritto a 17 posti di cui 9 candidati all’uninominale e 8 al proporzionale, ma essendo la Catalfo già eletta al maggioritario, non c’era capienza per un senatore.
Quindi, come è accaduto numerose volte in passato, il Senato aveva un eletto in meno, contando su 314 e non 315 senatori, ma non sarebbe stato un dramma visto che i casi analoghi nella storia sono diversi, almeno quattro.
Fin qui la premessa, ora parliamo della “porcata” prodotta dalla voracità di poltrone del Movimento 5 Stelle. Un poltronismo che supera ogni immaginazione e ogni precedente anche degli anni della Prima Repubblica.
Oggi, avvalendosi del fatto che è la Giunta delle elezioni e delle immunita’ parlamentari a deliberare per le questioni elettorali del Senato, gli uomini di Di Maio, hanno fatto passare una interpretazione fantasiosa della legge e a colpi di maggioranza, grazie anche all’aiuto e ai voti della Lega, sono andati a prendersi un primo non eletto nel resto d’Italia, precisamente in Umbria: così i siciliani si sono ritrovati con i loro voti ad eleggere un senatore di una regione del centro. L’Umbria ha diritto a 7 senatori, ma grazie a questa decisione assurda ne avrà 8, contravvenendo al citato articolo della Costituzione che non solo dice che l’elezione è su base regionale, ma che è anche proporzionata alla popolazione residente in Regione come si legge nel comma 4 che riportiamo.
La ripartizione dei seggi tra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall’ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti
Questo fatto grave dunque, viola per ben due volte l’art. 57.
La mossa scandalosa dei 5 stelle la spiega bene il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni.
“La proposta della Giunta è contro la Costituzione, è basata solo sull’arroganza della maggioranza che decide che la Sicilia deve avere un seggio in meno e l’Umbria uno in più contravvenendo alla Costituzione che prevede che i seggi del Senato vengano ripartiti in base alla popolazione. Inoltre la Giunta per le Elezioni è passata con un solo voto di differenza con il voto determinante della Südtiroler Volkspartei che quanto possa essere interessata alle sorti della Sicilia è risaputo, ma soprattutto ci chiediamo quale contropartita avrà richiesto alle forze di maggioranza”.
Ed ecco la finaccia del Movimento 5 Stelle: dalle battaglie per la Costituzione più bella del mondo a calpestarla senza ritegno quando si tratta di andare a prendersi una poltrona in più, creando almeno due precedenti molto pericolosi. Il primo è quello di far passare il principio che la Giunta per le Elezioni può fare come gli pare e quindi in futuro a colpi di maggioranza potrà operare altre forzature in spregio della legge e della Costituzione. Il secondo precedente è che questo principio potrebbe essere tranquillamente utilizzato in modo furbesco proprio per far eleggere persone in regioni diverse da quelle in cui si vota.
Quindi una forza come la Lega che potrebbe avere più interesse a far eleggere più persone nel centro-nord che al centro-sud, potrebbe fare pieno ricorso al sistema delle pluricandidature nelle regioni che gli interessano di meno come ad esempio la Sicilia, la Calabria o la Campania, in modo da avere più seggi delle teste messe in campo così da regalare più eletti alle regioni che gli piacciono di più, come magari Veneto e Lombardia, ma con i voti del Sud.
Questi sono i grillini al Governo.