La fredda e tardiva risposta di Conte e di Schlein all’attacco dell’Iran in Israele

Condannare l’Iran, solidarizzare con Israele ma evitare una escalation. Sono queste le linee poste dal G7 guidato da Giorgia Meloni, nonché i precetti dettati dal buonsenso per una risposta politica dopo l’attacco missilistico che sabato sera il regime degli Ayatollah ha organizzato contro lo Stato di Israele. Nei minuti successivi all’attacco, il Presidente del Consiglio si è subito espressa contraria all’attacco e ha in poche ore organizzato d’urgente la riunione online del G7, da lei presieduto. Al contrario, la risposta dei maggiori esponenti politici della sinistra si è fatta attendere.

Conte non condanna l’Iran

Se, infatti, il Governo è stato pronto e istintivo a esprimere ferma condanna all’attacco di Teheran, la sinistra si è fatta attendere: molto probabilmente hanno pesato, sulla scelta delle parole da utilizzare, la contraddittorietà delle posizioni prese negli ultimi mesi dalla sinistra in ambito internazionale. Segnali di vita sono arrivati solo a metà giornata di ieri, con molta calma. Ha iniziato Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle: “La rappresaglia militare iraniana di questa notte contro Israele – ha fatto sapere l’avvocato del popolo in una nota – in risposta all’attacco di Tel Aviv contro il consolato iraniano a Damasco, rischia di scatenare una guerra totale tra i due Paesi dagli esiti imprevedibili per l’intera regione mediorientale e per il mondo intero. La comunità internazionale si mobiliti per scongiurare ulteriori contro-reazioni che innescherebbero un’escalation inarrestabile e senza ritorno. Questa spirale di violenza va fermata subito, prima che sia troppo tardi”. Conte avrebbe anche ragione: il pericolo di una escalation di violenza è abbastanza alto, ma sicuramente una escalation si è già avuta il 7 ottobre ai danni di centinaia di giovani israeliani. La questione è che qui, il presidente del Movimento Cinque Stelle, ha totalmente toppato il messaggio: non una condanna a Teheran, non una manifestazione di solidarietà verso lo Stato di Israele. Piuttosto, l’obiettivo di Conte è sembrato quello di rivolgersi direttamente a Israele, in questo caso la vittima, affinché non reagisca. Il suo, dunque, è il più demagogico dei pacifismi: quello della pace a tutti i costi, del “posate le armi” senza difendersi. Come in Ucraina, così in Medio Oriente.

Schlein apre al dialogo, ma Conte non ci sta

Poi è il turno di Elly, che sicuramente riserva all’attacco iraniano delle parole più comprensibili di quelle di Conte: “L’attacco iraniano a Israele va condannato con forza. L’impegno della comunità internazionale dev’essere tutto teso a evitare l’escalation, far cessare il fuoco e a costruire la pace in Medio Oriente. Su questo ho già sentito la Presidente del Consiglio per esprimere tutta la nostra preoccupazione e offrire collaborazione nell’interesse dell’Italia”. Dunque, Schlein si offre per creare un dialogo e condanna l’Iran. Un primo cambio di passo verso il superamento di quell’ambiguità che fin qui ha accompagnato il PD sulla questione mediorientale, oppure puro opportunismo politico, celante la reale posizione dei dem? Sicuramente, comunque, un bella dimostrazione di collaborazione, sulla quale ha poi risposto Conte: “Non c’è nulla da condividere se Schlein fa una telefonata a Meloni”.

Sinistra in confusione sui conflitti internazionali

Insomma, la crisi in Medio Oriente divide ancora la sinistra. Di fronte alla volontà di Elly Schlein di avvicinarsi alle istanze dell’Occidente, Conte riesce ancora una volta a “farla franca”, proponendo la posizione sbagliata che il PD vorrebbe ma non ha il coraggio di ricoprire. Quella dell’ultrapacifismo che strizza gli occhi al mondo anti-occidentale: per la pace in Europa, l’Ue dovrebbe smettere di consegnare armi a Zelensky e favorire così l’assoggettamento della sovrana Ucraina da parte del regime di Putin; per la pace in Medio Oriente, Israele dovrebbe rimanere ferma dinnanzi ai continui tentativi di delegittimazione e gli attacchi terroristici di Hamas. Così l’Europa e l’Occidente, bersagliata presso i suoi confini naturali, cadrebbe sotto i colpi del mondo orientale e di quello arabo. Quello che Conte fa finta di non capire.

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