“Sono rimasta molto colpita dalla richiesta che i parlamentari europei del Partito Democratico hanno fatto alla Commissione europea di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per il protocollo Italia-Albania”. Giorgia Meloni alla festa degli 80 anni del Tempo è stata chiara: dopo che l’accordo è stato normalmente ratificato dal Parlamento, “quello che stanno chiedendo i parlamentari europei del Partito Democratico è di punire gli italiani per non aver votato come volevano loro”. In un altro post su Facebook, la premier chiariva: “Non c’entrano né destra né sinistra: c’entra solo il fatto che sono disposti a danneggiare l’Italia tutta pur di colpire un Governo a loro non gradito”. E laddove non arriva la sinistra politica, arriva quella giudiziaria, che blocca l’accordo con l’Albania sfruttando il fatto che la lista dei Paesi sicuri fosse una decreto interministeriale, quindi più semplice da evitare.
La Germania vuole esternalizzare gli esami di asilo
Nel merito, però, l’accordo con l’Albania piace ed è paradossale che, mentre in Italia si vuole ostacolare proprio il governo sul tema, in Europa invece gli Stati membri fanno a gara per riproporre il modello anche per le loro Nazioni, sotto la spinta della stessa Unione europea che ha recepito con prontezza il messaggio inviato da Giorgia Meloni e dai cittadini, mediante il voto, sulla questione migratoria. Non basta una mera redistribuzione dei flussi: serve altro, servono le cosiddette “soluzioni innovative” a cui la Commissione europea e la sua presidente, Ursula von der Leyen, sembrano essersi aperte. E non solo. Non fa più notizia, ormai, il cambio radicale di paradigma della Germania sul tema, specie del suo governo, quello guidato dal socialista Olaf Scholz, che ora ha iniziato a correre ai ripari. La situazione era difatti divenuta ingestibile, l’attentato di Solingen ha creato una frattura inevitabile, complice probabilmente anche l’ascesa dei partiti di destra e il forte malcontento dei cittadini. Così, un portavoce del ministero dell’Interno tedesco, secondo quanto spiegato a La Presse, vorrebbe “esternalizzare” l’esame per l’asilo e il rimpatrio dei migranti, oltre i confini nazionali e comunitari, proprio come nel caso del tanto vituperato accordo tra Italia e Albania. “Stiamo esaminando – ha detto – se lo status di protezione dei rifugiati possa essere determinato in futuro anche in Paesi di transito o in Paesi terzi”, spiegando inoltre che “i risultati derivanti dall’attuazione dell’accordo tra Italia e Albania saranno inclusi nell’esame, che non è concluso e non si limita a un solo modello ipotizzabile”.
Non ditelo alla sinistra
Un ritorno, un bel po’ in ritardo, alla realpolitik. Anche la Gran Bretagna, dopo che il suo premier, il laburista Keir Starmer è venuto a Roma per prendere “lezioni” da Giorgia Meloni in fatto di immigrazione, ha espresso la volontà di voler ricreare un accordo simile con l’Estonia per espatriare i troppi prigionieri stranieri. C’è chi va oltre. L’Olanda, infatti, si prepara a un mega espatrio di cittadini siriani: dopo l’annuncio di una stretta sui controlli alle frontiere, infatti, alcune zone della Siria saranno considerate sicure per permettere l’espatrio di migliaia di immigrati di origine siriana. Non ditelo al tribunale di Roma, che ha reputato non sicuri Paesi già inseriti nella lista dei Paesi sicuri stilata dal governo soltanto perché, in alcuni territori, non si rispettano talune frange di diritti, come quelli Lgbt o quelli della dissidenza politica. E i migranti, quelli che erano arrivati nei centri in Albania, non hanno dovuto neppure fingere di essere omosessuali od oppositori politici: ci ha pensato il tribunale a dichiararli tali, senza neppure aver esaminato nel dettaglio i loro casi. Non ditelo neppure alla sinistra italiana, che è rimasta l’unica a cui non piace il modello Meloni contro l’immigrazione clandestina.