Dopo giorni, se non addirittura mesi, complessi, si è finalmente arrivati al giorno della votazione per l’esecutivo europeo.
Ma come si è arrivati fino a qui? Quale è lo stato d’animo che ha pervaso le forze politiche europee fino ad oggi? E quale è stato il ruolo dell’Italia a Bruxelles, finora?
A queste e ad altre domande non si può che pensare in questa giornata così densa di eventi. Una giornata che porrà necessariamente le basi per quella che sarà la direzione che l’Ue adotterà nei prossimi cinque anni.
Ebbene, occorre innanzitutto precisare come, per la prima volta dopo molto tempo, alle elezioni dello scorso giugno per l’emiciclo europeo si sia ottenuto un risultato decisamente omogeno, rispetto a quelli che sono gli standard in Europa, con una buona fetta di voti guadagnata dalle forze del centro-destra. Il che, a ben vedere, riflette lo scenario politico odierno esistente nei singoli Stati.
Era dunque inevitabile che, una volta arrivati alla Commissione, questo trend proseguisse, in maniera più o meno forte. Ed ecco che, con le commissioni parlamentari che dal 4 al 12 novembre hanno sottoposto ciascun commissario designato a singole audizioni pubbliche- per valutare la loro idoneità a diventare Commissari e le loro capacità di svolgere tali funzioni- talune scelte non potevano che essere in linea con quanto emerso dalle urne di inizio estate.
E quindi, nonostante l’intenso dibattitto (soprattutto interno) sulla questione, non è stata una così grande sorpresa che Raffaele Fitto, esponente di Fratelli d’Italia e membro del gruppo ECR, sia riuscito a guadagnare consensi e ad ottenere una valutazione positiva dai deputati in aula.
Tornando ad oggi, il Parlamento è stato chiamato a votare sull’intero collegio dei commissari, per appello nominale. Per la conferma, la nuova Commissione ha dunque necessitato dell’approvazione della maggioranza dei voti espressi, per poter entrare in carica e assumere le sue funzioni dal prossimo 1° dicembre.
Prima della votazione, la Plenaria ha tenuto un dibattito con la presidente von der Leyen sulla sua squadra e sul programma. In questa occasione, la rappresentante del Ppe ha tenuto un lungo discorso, dichiarando, significativamente: “Lavorerò sempre partendo dal centro politico, perché tutti vogliamo il meglio per l’Europa e per gli europei: è il momento di unirsi”, e ribadendo come quella presentata oggi sia “la squadra giusta per questo momento della storia dell’Europa”.
Alla fine l’esame è stato superato. I numeri? 370 voti a favore, 282 contro e 36 astenuti.
Per l’Italia, FDI e FI hanno sostenuto la nuova squadra esecutiva, mentre la Lega ha votato contro, così come M5S. Spaccato invece il fronte socialista-verdi europeo, ancora scombussolato dalla nomina di Fitto, tant’è che i socialisti tedeschi si sono astenuti e quelli francesi hanno votato contro.
Ora non resta che aspettare la nomina formale da parte del Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Dopodiché la nuova Commissione assumerà le sue funzioni il 1° dicembre 2024.
E questa volta entrerà in gioco a tutti gli effetti anche l’Italia, che dopo svariati anni di quasi totale inerzia a livello Ue, riesce invece oggi a conquistare una posizione significativa anche all’interno dei palazzi dell’Unione.
È questa una vittoria vera e propria, che pone su un altro livello non solo il Governo Meloni, ma l’Italia tutta che, da questo momento, avrà ancora maggiori possibilità di dimostrare la propria centralità politica.
Proprio per questo Raffaele Fitto, assumendo le funzioni da Vicepresidente esecutivo, non può che rendere orgogliosa la nostra Nazione, che finalmente da ora gioca un ruolo cruciale non solo in modo sostanziale, ma anche formale a Bruxelles. E questo sempre nel rispetto dei principi sanciti dal diritto dell’Ue.