La Commissione Europea ha deciso di non accettare il verdetto e di ricorrere in appello alla Corte di Giustizia dell’UE (CGUE), dopo che il Tribunale Generale dell’Unione Europea aveva ordinato la pubblicazione dei contratti per l’acquisto dei vaccini contro il COVID. Questa decisione ha sollevato numerosi dubbi sui motivi che portarono all’ordinativo di 4,6 miliardi di dosi, a fronte di meno di 450 milioni di cittadini europei. Una quantità sproporzionata (più di dieci a persona), finanziata con fondi pubblici e che si è concluso con la perdita di milioni di dosi.
Questo tentativo di mantenere segreti i contratti ha destato preoccupazione non solo tra i legislatori europei, ma anche tra l’opinione pubblica. La Commissione, incredibilmente, sostiene che la classificazione dei documenti sia necessaria per proteggere gli interessi commerciali delle case farmaceutiche e salvaguardare la privacy dei funzionari coinvolti nelle trattative.
Tuttavia, il Tribunale Generale ha ritenuto insufficienti queste giustificazioni, pronunciandosi a favore degli eurodeputati che chiedevano trasparenza. Il Tribunale ha stabilito che il pubblico ha il diritto di sapere quali funzionari siano stati coinvolti nelle negoziazioni e se vi sia stato un possibile conflitto di interesse, anche se alcuni dettagli commerciali potrebbero rimanere confidenziali.
Come se non bastasse, ci sono novità anche riguardo ad un altro caso, noto come il “Pfizergate”. A novembre, presso la CGUE si svolgeranno le prime udienze della causa intentata dal The New York Times, che chiede di accedere ai messaggi di testo intercorsi tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il CEO di Pfizer, Albert Bourla. Questi messaggi, presumibilmente eliminati, sono fondamentali per chiarire le trattative che hanno portato a un ordine di 1,8 miliardi di dosi di vaccino da Pfizer. La von der Leyen è stata criticata in numerose occasioni per non aver pubblicato questi scambi, anche dopo la pressione delle agenzie dell’UE e del Mediatore Europeo.
Nel caso fosse confermata la cancellazione di queste conversazioni, la presidente potrebbe affrontare problemi legali, in quanto si tratterebbe di una grave mancanza di trasparenza.
La Commissione è stata anche accusata di cercare di frenare la conclusione di questi casi per proteggere la Von der Leyen, recentemente rieletta con i voti del PPE, dei socialdemocratici e dei Verdi.
Tutto ciò non fa che alimentare i dubbi riguardo agli interessi di chi attualmente conduce il Vecchio Continente. Con l’avvicinarsi del processo, la speranza è che il massimo Tribunale europeo costringa la Commissione a rendere conto di quello che sembra essere un oscuro capitolo della gestione della pandemia nell’UE, ristabilendo un minimo di fiducia da parte de la popolazione.