La Grecia del dopo Troika non è affatto il più grande successo dell’Euro come ebbe a dire qualcuno, o forse lo è, dipende dai punti di vista e da cosa si intenda per successo della moneta unica europea. Perchè se lo scopo è quello non dichiarato, almeno non ufficialmente dalle Istituzioni Ue, di costringere gli stati nazionali, anche attraverso l’unione monetaria, a cedere sovranità, costi quel che costi, allora il successo ellenico è più che assicurato.
Dopo anni di crisi, un Governo Tsipras ridotto a marionetta della Merkel e quindi della Commissione UE e del Fondo Monerario Internazionale, le privatizzazioni di interi pezzi di paese svenduto all’estero per “pagare il debito”, il recente ritiro della Troika non si è dimostrato affatto come l’inizio della luce in fondo al tunnel. Anzi.
Il rapporto pubblicato in questi giorni da Transnational Institute e FIAN International, per valutare l’impatto delle misure di austerità sulla nutrizione della popolazione greca è allarmante, perchè dimostra che i tagli accettati da Atene per ottenere i famosi “salvataggi” finanziari di questi anni, hanno messo la Grecia in ginocchio anche dal punto di vista del diritto di accesso al cibo.
Perde anche la Sovranità Alimentare la Grecia, con una popolazione rurale, si legge nel rapporto, che dopo le politiche di austerity si ritrova per il 40% circa in condizioni di povertà con tassi di disoccupazione del 25% e un reddito procapite che dal 2008 è diminuito di oltre il 23%; e ha difficoltà di accesso al cibo, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, schizzati alle stelle durante il periodo della crisi.
Dal 2008 al 2016 le famiglie senza i denari necessari per consumare carne, pollo o pesce (o i corrispettivi vegetali in termini di fabbisogno nutrizionale) almeno ogni due giorni è raddoppiato dal 7% al 14%. Il numero di famiglie con bambini che non possono permettersi il fabbisogno giornaliero di proteine è raddoppiato dal 4,7% nel 2009 all’8,9% nel 2014. Le statistiche dell’UE stimano che il 40,5% dei bambini greci nel 2016 ha affrontato situazioni di deprivazione materiale e sociale.
Ma come, nello specifico, le misure di austerità hanno impattato sulla capacità di accesso al cibo in Grecia? Colpendo i piccoli e medi produttori attraverso tasse altissime, introdotte con la sostituzione del precedente regime fiscale agevolato per l’imprenditoria agricola con un nuovo sistema “standarizzato”, nonchè un notevole aumento dei costi di produzione causato dall’incremento dell’iva su tutti quei prodotti indispensabili alla filiera agricola come fertilizzanti, pesticidi, piantine, semi, carburante per i macchinari.
Si stima che la pressione fiscale sul comparto agricolo in questi anni sia aumentata dal 4% del ’93 al 15% del 2016. A questo si aggiungono le cosiddette “riforme strutturali”, quelle che la UE non si stanca mai di chiedere che ha dato il via a tutto un sistema di liberalizzazioni, precarizzazione del lavoro e privatizzazioni come quella della Agricultural Bank of Greece (ATE) e l’ importante cooperativa casearia AGNO. I risultati sono stati maggiori costi per gli agricoltori e meno accesso al credito rurale.
Oggi la Grecia dipende sempre più dalle importazioni anche per rifornirsi di cibo, il budget familiare è assorbito in larga parte dalla spesa alimentare e la vittoria del supermercato sul piccolo rivenditore di prodotti agricoli non è affatto un segno di benessere. Tsipras può cantare la sua vittoria di Pirro, perchè ufficialmente ha allontanato la crisi di questi anni, ma in realtà è alle prese con l’ultima svendita quella dell’anima della sua Nazione con l’ipotesi di privatizzazione dei beni archeologici e del corpo della propria popolazione che sta perdendo il diritto di accesso al cibo.