La guerra di Putin in Ucraina: la verità oltre la propaganda

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In Italia c’è chi guarda a Vladimir Putin come a un leader forte, un difensore dei valori tradizionali o un argine al presunto strapotere dell’Occidente. Ma la realtà della sua guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, racconta una storia diversa: non quella di un uomo che cerca la pace o la grandezza della Russia, ma di un politico che usa il conflitto come strumento per sopravvivere al potere, a costo di distruggere due nazioni e di tradire le sue stesse promesse. Questo articolo non è un sermone morale, ma un’analisi fredda dei fatti, basata su ciò che Putin ha detto, fatto e ottenuto. Anche il più convinto sostenitore italiano del Cremlino farebbe bene a leggere fino in fondo.

Un accordo farsa: la pace che non esiste

Partiamo dall’attualità. Si parla di un cessate il fuoco temporaneo nel Mar Nero e di una sospensione degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine, negoziati in Arabia Saudita. Per alcuni, è un segnale che Putin vuole la pace. Ma guardiamo i dettagli: questo accordo, raggiunto di recente, non ferma la guerra. In Ucraina si continua a sparare, bombardare e morire. Non è un passo verso una soluzione duratura, ma una mossa tattica che concede alla Russia tempo e risorse, mentre l’Ucraina resta sotto pressione. Molti analisti lo vedono come l’ennesima concessione degli Stati Uniti a Putin, un modo per guadagnare punti senza cambiare nulla sul campo. Se davvero volesse la pace, perché non ritirare le truppe dai territori occupati? La risposta è semplice: non gli interessa.

Putin e l’Ucraina: dalle parole ai fatti

Rewind al 2001. Putin è a Kiev per la festa dell’indipendenza ucraina, elogia il presidente Leonid Kuchma e riconosce la sovranità del paese. Nel 2003 firma un accordo che conferma i confini ucraini del 1991, includendo Crimea, Donetsk e Luhansk. Nel 2004, in una conferenza stampa a Kiev, dice: “La Russia e l’Ucraina sono paesi europei, devono avere un posto nel mondo di oggi”. Nel 2008, al canale tedesco ARD, insiste: “La Crimea non è contesa, non ci sono conflitti etnici con l’Ucraina”. Parole chiare, impegni solenni. Eppure, nel 2014 annette la Crimea, nel 2021 chiama l’indipendenza ucraina “un’anomalia storica” e nel 2022 invade il paese. Come si concilia questo? Non si concilia. È una contraddizione lampante: Putin ha mentito, o ha cambiato idea quando gli è convenuto. Ai suoi sostenitori italiani: quale versione preferite?

La strategia del consenso: guerre per sopravvivere

La tesi centrale è questa: Putin non vuole la pace, ma il potere. E lo mantiene con le guerre. Guardiamo i numeri. Nel 1999, con la seconda guerra cecena, il suo gradimento schizza dal 31% all’84%. Nel 2008, con l’invasione della Georgia, tocca l’88%. Nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, arriva all’86%. Ogni volta che il consenso cala, arriva un conflitto. Nel 2020, il suo gradimento crolla al 28,3%, un minimo storico. Cosa succede? Nel 2021 lancia un ultimatum a NATO e Ucraina, e nel 2022 invade. Non è una coincidenza, è uno schema. Le “vittorie geopolitiche” sono la sua droga: mobilitano la popolazione, zittiscono l’opposizione e lo tengono al comando. Ma c’è un problema: questa volta non sta vincendo come sperava. L’Ucraina resiste, e il costo per la Russia cresce.

Il prezzo del potere: una Russia più debole

Putin ha promesso di “denazificare” e “demilitarizzare” l’Ucraina, ma dopo tre anni Kyiv è ancora in piedi, Zelensky è al suo posto e l’Ucraina è più vicina all’Occidente che mai. La Russia ha perso migliaia di uomini e mezzi, l’economia è sotto sanzioni e il paese è isolato. Nel 2018 il gradimento di Putin era al 58%, oggi è un’incognita, ma i sondaggi pre-invasione mostravano un declino. La repressione interna è feroce: arresti, perquisizioni, oppositori in carcere o scomparsi. Euromaidan nel 2014 e le proteste russe del 2011-2012 lo hanno terrorizzato: sa che un popolo unito può rovesciarlo. Per questo ha annesso la Crimea, per mostrare che chi si ribella fa una “brutta fine”. Ma il messaggio non ha funzionato: gli ucraini combattono, e i russi non sono tutti con lui.

L’Italia e la propaganda: svegliamoci

In Italia c’è chi vede Putin come un baluardo contro l’egemonia USA o un difensore della tradizione. Ma i fatti parlano: non è un eroe, è un calcolatore. Ha tradito le sue parole sull’Ucraina, usa la guerra per il potere e sta trascinando la Russia in un baratro. La pace? Solo a parole, mai nei fatti. Ai “putiniani” italiani: credete ancora che quest’uomo voglia il bene del suo popolo o del vostro? O forse è ora di guardare oltre la propaganda e vedere la realtà per quello che è: un leader disperato che gioca con la vita di milioni per non perdere la poltrona.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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