La Legittima Difesa non c’entra nulla con i disturbi psichici di alcuni

La legittima difesa e il tema della detenzione di armi da fuoco da parte dei privati cittadini hanno sempre diviso la destra dalla sinistra, non solo in Italia. È del tutto naturale che destra e sinistra non la pensino allo stesso modo su questo come su tanti altri argomenti, sennò esisterebbe in politica un solo calderone indistinto. Ma, per dare un buon servizio alla nazione e al dibattito democratico, ogni parte dovrebbe portare acqua al proprio mulino e difendere le proprie posizioni nelle circostanze più opportune, e non cavalcare strumentalmente qualsiasi disgrazia pur di occupare le cronache politiche.

La destra ritiene che il cittadino abbia il diritto di difendere sé stesso, la propria famiglia e i propri beni. Non si tratta di allevare sceriffi o giustizieri della notte alla Charles Bronson, bensì di permettere alle persone di proteggersi soprattutto quando l’intervento delle Forze dell’Ordine non può essere tempestivo. La sinistra è invece morbida e aperturista su molti fronti, a cominciare da quello dell’immigrazione clandestina, ma inflessibile e severa nel momento in cui deve concedere più libertà e sicurezza in patria.

È possibile, pur sbagliando enormemente, non avere fiducia negli italiani perbene e pensare che la difesa non sia sempre legittima, ma è disonesto dire che la strage di Fidene, Roma, in cui quattro donne hanno perso la vita per mano di Claudio Campiti, rappresenti una conseguenza delle battaglie di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini per la legittima difesa.

Avrebbero armato loro, qualche commentatore televisivo si è spinto anche a questo, la mano del killer che ha fatto fuoco durante un’assemblea, per così dire, condominiale. I fautori della legittima difesa vogliono che possano tutelare la loro incolumità quei cittadini che acquistano un’arma da fuoco soltanto se ciò è previsto dalla legge.

Chi vuole fare del male, a causa di disturbi mentali o anche per mettere in pratica un piano lucidamente criminale, se ne infischia della legislazione, più o meno proibizionista sulle armi, e si procura il necessario nel mondo sommerso e illegale. Talvolta, non ha nemmeno bisogno di una pistola e gli basta un coltello o un piccone, strumento usato, tanto per non dimenticare, dal ghanese Adam Kabobo per uccidere, a caso, tre persone e ferirne altre due a Milano nel 2013. Se ha fortuna, com’è successo al killer di Fidene, si imbatte in un poligono di tiro malamente organizzato e sorvegliato, che gli permette di portarsi a casa pistola e proiettili.

Chiunque frequenti o abbia frequentato i poligoni in Italia, sia per passione sportiva che per lavoro, (per esempio, gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e le guardie particolari giurate che devono rinnovare periodicamente i loro Porto d’armi), sa bene come vi sia, nella maggior parte di questi luoghi, una sorveglianza continua di uno o più addetti interni. Non si è mai da soli e rimane un mistero il fatto che Campiti abbia potuto prelevare indisturbato un’arma. Su questo gli inquirenti devono fare luce così come sul fatto che un uomo già noto per liti, minacce e probabili disturbi mentali, (viveva in condizioni estreme e conduceva una sorta di guerra personale contro il mondo intero), potesse frequentare un poligono.

Su tali gravi lacune occorre concentrarsi e non sulla battaglia politica per la legittima difesa. Eppure, a sinistra e dintorni si cerca sempre la via, propagandistica, più facile. Negli Stati Uniti il dibattito sul diritto dei privati cittadini di detenere armi è ancora più accentuato perché Oltreoceano vi è una storia antica di libertà circa l’acquisto e il possesso di armi da fuoco, garantita dal Secondo Emendamento della Costituzione americana.

Ciò viene difeso dai repubblicani, ma, oltre ai conservatori, questo diritto continua a piacere alla maggioranza degli statunitensi. I democratici, primo fra tutti il presidente Joe Biden, cercano invece di limitare la possibilità di avere armi e, un po’ come i piddini nostrani, ad ogni strage o attacco armato di una certa rilevanza, scaricano tutte le colpe sul Secondo Emendamento e sulla facoltà delle persone perbene di difendersi. Ma, è bene ripeterlo, i malintenzionati vanno oltre alla legge, a qualsiasi tipo di legge, (semmai serve durezza verso le organizzazioni criminali e il mercato nero delle armi). E il male, ahinoi, può essere pianificato ovunque, di certo non solo nell’America discendente dai cowboy. Anders Breivik, nella pacifica Norvegia, il 22 luglio del 2011 sterminò ben settantasette persone.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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