Era una critica o un’offesa? Dire che il Ministro dell’Istruzione deve essere colpito come la “Morte Nera” sembra in realtà uno strano avvertimento. Il prof Christian Raimo non ha accettato di buon grado la sospensione per tre mesi dall’insegnamento. Lui che diceva in diretta Tv che è giusto picchiare i neo-nazisti, insinuando che usare la violenza è, per militare nella sinistra radicale, una sorta di “conditio sine qua non”, come commentò il suo interlocutore David Parenzo. E chissà quante altre cose dirà ai suoi alunni. Il candidato alle europee per Avs, sperando che le sue uscite portassero agli stessi risultati conseguiti da Ilaria Salis (spoiler: non è stato così), ha spiegato di essere “traumatizzato” a Radio Capital, dicendo che si tratta di un “provvedimento sproporzionato, sto ancora cercando un senso ma non è facile”. Un senso, però, sembra avercelo perché non è un bell’esempio, anche per l’immagine della scuola italiana, inveire in malo modo contro un ministro, con parole e toni tipici di chi bazzica a sinistra.
Raimo ci prova: “Era una critica…”
Lui comunque non sembra voler tirare indietro le sue dichiarazioni, anzi rincara la dose difendendosi e minimizzandone il senso: “Io non ho detto lurido a Valditara, ho detto che tutto ciò che dice Valditara è lurido, ma non lui. E questo è decisivo per capire il senso delle mie dichiarazioni. È stata una sintesi giornalistica sbagliata”. Ah ecco, è colpa di una cattiva interpretazione. Secondo il prof, ospite a Radio Rock, “quando ho detto che Valditara, la sua azione, va colpita come la “Morte Nera” perché anello debole, stavamo ridendo. Era una metatora che voleva alleggerire la situazione. Star Wars è una metafora, mi sembrava evidente che lo fosse. Le mie parole sono state riportate in modo errato. Valditara è un liberale, non è fascista, ma non condivido le sue idee. Non è un bersaglio personale”. E poi il solito richiamo alla censura governativa, immancabile: “Vorrei capire – ha detto – la ragione per cui se un docente esprime una critica al governo al di fuori della scuola, può essere sospeso dall’insegnamento con stipendio dimezzato per tre mesi”. Niente paura, però: in suo sostegno c’è già una bella colletta per aiutarlo in questi tre mesi, per così dire, di ‘magra’.
La lezione dei presidi
In realtà non c’è nessuna censura governativa. Valditara ha spiegato che “il ministero dell’Istruzione ha 1,2 milioni di dipendenti. I procedimenti disciplinari non passano dall’ufficio del ministro, sono assunti autonomamente dagli uffici scolastici regionali“. Niente censura, dunque: il comportamento di Raimo non è un bel vedere secondo tutti, e non solo secondo il governo. Anche i colleghi di Raimo gli tirano le orecchie. Direttamente dagli istituti scolastici, i presidi di DirigentiScuola, il sindacato dei dirigenti scolastici, hanno spiegato che “le giovani generazioni devono essere educate a comprendere la differenza tra un’opinione argomentata e il ricorso a insulti. È necessario insegnare loro che la discussione e il confronto sano si devono basare sulle idee, sulla forza dell’argomentazione e sul rispetto reciproco, compreso quello verso le istituzioni”. Una sonora lezione per il prof. I presidi continuano: “Alcune frasi rivolte al ministro Valditara non sono in alcun modo compatibili con i valori di rispetto e dignità che ogni figura professionale, in particolare chi ha il compito di formare le giovani generazioni, è chiamata a incarnare. Mentre la magistratura, qualora adita, farà il suo corso, noi riteniamo comunque necessario abbassare i toni, spegnere la polemica e creare un clima sereno. Il momento è delicato: il mondo della scuola e il sistema educativo devono coltivare i valori delle future generazioni. Si torni al dialogo e alla speranza: servono al futuro del nostro Paese”.