Alejandro Peña Esclusa (*)
Il 28 luglio il popolo venezuelano è stato protagonista di un atto eroico, che racconterà ai propri figli e nipoti per gli anni a venire. Di fronte a tutti gli ostacoli e le minacce, il popolo ha votato in massa, in modo pacifico e democratico, rimanendo anche ai seggi per garantire la trasparenza del processo e la custodia dei registri di voto. Quel giorno, i venezuelani hanno intonato la prima strofa dell’inno nazionale “Gloria al popolo coraggioso!”.
Come se non bastasse, María Corina Machado, inaspettatamente e silenziosamente, ha messo in atto una strategia brillante: la scansione e la trasmissione di oltre l’80% dei fogli di conteggio, con le firme dei testimoni e i corrispondenti codici QR. Sono stati poi caricati sul sito web www.resultadosconvzla.com in modo che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, potesse visualizzarli.
I risultati sono stati devastanti per il partito al potere. Edmundo González aveva dato al Chavismo una vera e propria batosta, ottenendo il 67% dei voti contro il 30% di Maduro. Messo alle strette da tali circostanze, Maduro stesso ha proclamato il vincitore da un servile CNE (Centro Nazionale Elettorale), senza presentare i risultati, e ha scatenato il bagno di sangue che aveva annunciato durante la campagna elettorale.
Quello che è successo in Venezuela è stato un grosso problema per la sinistra internazionale. Uno dei suoi principali alleati, il “figlio di Chávez”, aveva commesso una frode monumentale in pieno giorno e stava massacrando il popolo. Come limitare i danni per evitare che la sinistra affondasse con lui?
È stato allora che il Forum di San Paolo e il Gruppo di Puebla hanno schierato tre dei loro principali alfieri, Lula, López Obrador e Petro, che si sono dati da fare per cambiare i fatti attraverso la loro specialità: inventare narrazioni. Si sono proclamati mediatori della crisi venezuelana e hanno iniziato a distogliere l’attenzione da quanto accaduto il 28 luglio.
Il primo passo è stato quello di ignorare i verbali ufficiali presentati dall’opposizione e “pretendere” che le autorità elettorali li presentassero, ma senza fissare una scadenza o denunciare che il CNE era prevenuto a favore di Maduro, come ha fatto il Carter Center. Questa scadenza indefinita ha permesso al dittatore di schiacciare le proteste, instillare il terrore e ordinare processi contro María Corina Machado e Edmundo González per costringerli a rifugiarsi, cioè a isolarsi dal popolo.
Il secondo passo è stato quello di convincere gli Stati Uniti e l’Europa ad attendere la presentazione dei risultati da parte del CNE e a non riconoscere Edmundo González come presidente eletto (come avevano già fatto Argentina, Costa Rica, Ecuador, Perù, Panama e Uruguay), perché, secondo il trio, il riconoscimento di González “ostacolava i negoziati”.
Inoltre, hanno svolto un ruolo di primo piano nel sabotare una risoluzione dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) contro Maduro.
Il terzo passo è stato quello di cercare di rimuovere il presidente Milei, espellendo i funzionari diplomatici dall’ambasciata argentina, dove sei membri della squadra di María Corina erano in asilo. Lula ha approfittato di questa circostanza per assumere la loro “protezione”. Sia Milei che María Corina hanno dovuto ringraziarlo per il gesto. Evidentemente, il presidente brasiliano avrebbe potuto chiedere a Maduro un salvacondotto per loro, ma non lo ha fatto.
E il quarto passo, in pieno svolgimento, è quello di lanciare proposte alla comunità internazionale per coprire il crimine commesso da Maduro, come la ripetizione delle elezioni o l’instaurazione di un negoziato diretto tra il dittatore ed Edmundo González, ma senza la partecipazione di María Corina Machado. L’intento di questa manovra è quello di fratturare l’unità dell’opposizione e di sollevare lo spettro del tradimento.
In breve, la presunta mediazione di questo trio è servita solo a dare ossigeno a Maduro, a paralizzare la comunità internazionale e a indebolire l’opposizione.
La soluzione alla crisi venezuelana consiste nell’abbandonare le narrazioni diffuse da Lula, Amlo e Petro, e tornare ai fatti. È urgente denunciare il sanguinoso colpo di Stato messo in atto da Maduro, convalidare i verbali ufficiali trovati su www.resultadosconvzla.com e poi riconoscere Edmundo González come presidente eletto.
Questo trio di sedicenti mediatori deve essere messo da parte, o almeno bilanciato con altri negoziatori affidabili, che offrano a Maduro le condizioni per riconoscere la sua sconfitta e lasciare il Paese, garantendo la sua sicurezza e quella dei suoi familiari.
(*) Autore del libro “Los Fraudes Electorales del Foro de Sao Paulo” (Le frodi elettorali del Foro di San Paolo).