“La piccola Indi Gregory come Gandalf”. La sontuosa lezione di Alfredo Mantovano a difesa della vita e contro il torpore dell’Occidente

Un intervento magistrale quello di Alfredo Mantovano al Convegno “Il suicidio dell’Occidente”, tenutosi ieri al Senato. Un intervento con cui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha riportato alla luce gli avvenimenti sul caso di Indy Gregory, la bambina nata il 24 febbraio 2023. La sua vicenda è tristemente nota: affetta da una seria patologia mitocondriale, la piccola Indy è stata lasciata morire, privata anche del proprio respiratore, dai medici dell’ospedale in cui era in cura, nonostante l’impegno dei genitori, che si erano appellati alla giustizia britannica, e del governo italiano, che aveva tentato di portarla in Italia, conferendole la cittadinanza italiana, per trasportarla al Bambin Gesù di Roma che si era offerto di prendere in cura la piccola.


Mantovano, nel suo intervento, ha ricordato come la centralità dell’uomo è stata da sempre un pilastro fondamentale della cultura occidentale, influenzata anche dalla predicazione cristiana, che ha eliminato la concezione dell’uomo come parte di un meccanismo e da scartare se inidoneo. Tale visione, tuttavia, è stata totalmente invertita dal darwinismo e dall’eugenetica sociale, “in una prospettiva – spiega Mantovano – di selezione artificiale dei più adatti al progresso della società”. Queste tesi hanno facilitato l’ingresso dell’eutanasia nel mondo occidentale anche tramite barbariche pratiche di sterilizzazione di donne mentalmente al di sotto della media, perpetrate negli USA e dal Nazismo. E proprio dopo l’avvento del Nazismo, l’Occidente ha scelto di addolcire le pratiche, rendendo la morte un diritto di libertà: “In Occidente, la legittimazione della deriva eutanasica è avvenuta per sentenza” ha spiegato Mantovano, ricordando anche come nel caso di Indy, la magistratura inglese abbia dato man forte ai medici che si rifiutavano di curare la piccola neonata. E si chiede pure Mantovano perché sia stato vietato ad Indy di ricevere cure altrove, consegnandola di fatto alla morte.

Proprio su questa variata concezione della morte e della vita, sulla scomparsa dell’idea di persona come “unica e irripetibile”, si è interrogato Mantovano, chiedendosi in particolare come sia stato possibile che “questo mondo non è riuscito a dire nulla sulla vicenda di Indi” e dove sia finito quel popolo cristiano italiano che, solo vent’anni prima, aveva lottato per ottenere una fondamentale legge contro la fecondazione artificiale. “La confusione da parte delle guide – ha detto Mantovano – non può trasformarsi in un alibi: non ci sono altri che assumono le responsabilità che toccano a noi”. E dunque, proprio sull’esempio dei genitori di Indy, che dopo questa vicenda hanno chiesto e ricevuto il battesimo, e sull’esempio di Giorgia Meloni e del governo italiano, che “non hanno ricevuto sollecitazioni da nessuno” a intervenire, qualcosa è stato fatto: dal torpore dell’Occidente, sembra essersi svegliata l’opinione pubblica, una coscienza sociale, che dall’Italia ha contagiato l’Inghilterra, inizialmente rimasta inerte e in silenzio di fronte al caso di Indy. Un risveglio che ha portato dei medici inglesi a chiedersi “a che serve una ricerca scientifica avanzata, se poi i suoi esiti non sono calati proprio per affrontare i casi più difficili e sfidanti”.

Ed ecco che la piccola Indy risveglia l’Occidente, proprio come nel Signore degli Anelli Gandalf risveglia il re Théoden, che smaschera Vermilinguo e sconfigge Saruman. “Qualche settimana fa – ha detto Mantovano – la parte di Gandalf l’ha assunta una bimba di sette mesi: quella sua piccola mano protesa verso chi le stava intorno ha fatto uscire tanti dal torpore e ha convinto che l’alternativa al suicidio esiste, ed è un’azione responsabile e di sacrificio. Il nostro sacrificio, non soltanto quello di Indi e dei suoi genitori. Perché – ha concluso – questo è giusto fare. E questo, con l’aiuto di Dio, faremo”.

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