Ilaria Salis ha fame di mostrare all’Italia e all’Europa intera che l’immunità parlamentare di cui ha goduto lasciando le carceri di Budapest (in realtà aveva già ottenuto il regime degli arresti domiciliari) non è una sorta di regalo nei suoi confronti, ma che è arrivata con una buona causa: impegnarsi sul serio per i cittadini europei. E se questo potrebbe suonare come una motivazione positiva, ascoltando le sue dichiarazioni si scopre che le lotte che la Salis promette di combattere sono tutt’altro che prioritarie per il popolo e, c’è da ammetterlo, vacillano sul confine tra giusto e ingiusto. D’altronde, “non sempre ciò che è giusto corrisponde a ciò che è legale”, vero Ilaria?
Il “programma” politico
Nel lanciare il suo programma politico nella sua nuova veste di europarlamentare, infatti, la Salis sembra ergersi al livello di pensatori come Cesare Beccaria, prima grande personalità che avversò, in un periodo in cui se ne faceva frequente uso, la pena capitale. Come lui, la Salis propone qualcosa di ugualmente rivoluzionario, ma dagli effetti totalmente diversi: in pratica, Salis vorrebbe abolire le carceri. Nel suo tentativo di “coniugare l’antifascismo con la giustizia sociale” (che vorrebbe dire occupare le case e alzare il pugno dal balcone?), Salis dice infatti che per risolvere i problemi dei penitenziari, su tutti il sovraffollamento, bisogna valutare la possibilità di eliminare le carceri e pensare a un nuovo approccio con i condannati: “Il carcere – ha detto – non è efficace, non funziona, i numeri di recidiva sono alti. Il carcere genera carcere, non serve a tutelare la legalità, questa è la mia visione”. Aboliamo le carceri, dunque, anche quelle per i minori: a nulla importante se, anche nel testo costituzionale, viene richiamata l’importanza di una reclusione che sia atta alla rieducazione del condannato e al suo reinserimento nella società. Per la maestra Ilaria, il carcere è qualcosa di ormai sorpassato, figlio di un gusto rétro che piace soltanto a chi invece crede che chi sbaglia deve pagare. È un concetto così stantio…
Il nemico Orban
Salis se la prende immancabilmente con l’esecutivo quando critica il decreto Caivano, che “ha ampliato la possibilità di ricorrere alle misure cautelari in carcere per i minorenni”, e il decreto rave, accusando il governo di “inventare reati”, quando invece la soluzione è un’altra: “Depenalizzare i reati minori”. Nella sua esposizione, si racconta, priva di contraddittorio, Salis ha anche l’occasione per dare dimostrazione del suo rancore contro l’Ungheria e contro Viktor Orban, accusato dall’europarlamentare di Avs di “influenzare la magistratura”, in quanto a Budapest “non ci sono le condizioni per un processo giusto”. A suo sostegno arriva da remoto anche Nicola Fratoianni, suo padre politico, suo creatore, come il dottor Frankenstein e la sua più nota invenzione. Il leader di Avs ha spiegato la linea del suo partito sul tema, diametralmente opposta a quella di Orban per cui “qualsiasi cittadino può essere recluso per oltre un anno in attesa di giudizio sulla base di accuse prive di ogni prova”. Ma, esistenza della prova (da verificare) a parte, il processo della Salis ha subito la prima battuta d’arresto proprio per via dell’immunità e del salvataggio in extremis di Bonelli e Fratoianni. In alternativa, proprio per garantire il processo giusto, avrebbero potuto lasciarla in Ungheria e provare la sua innocenza. Ma probabilmente non conveniva.
La signora sta veramente fuori di testa, non si possono sostenere queste stupidaggini. Grazie agli onorevoli Fratoianni e Bonelli che l’hanno fatta eleggere, con un abile colpo di teatro, al parlamento europeo. Chiaramente il mio ringraziamento è ironico.