Leoluca Orlando Cascio non ci sta. Lancia alto il suo grido di uomo saggio, puro, politicamente corretto, particolarmente buonista e forse, se non fosse per quella trentina di chilogrammi di troppo, perfino bello. Lui, Orlando Cascio – meglio noto solo come Orlando, perché il Cascio ricordava troppo suo padre che qualcuno accostò ben da vicino a Cosa Nostra, e perciò Leoluca preferisce non se ne parli – , il decreto sicurezza non lo applicherà nella città che amministra, la soleggiata Palermo che, come tutti sanno, da quando ha Orlando Cascio come sindaco, ha risolto tutti i suoi problemi ed è stata soprannominata nel giro di pochi mesi la Ginevra del sud Italia, se non fosse che Ginevra ha solo un lago mentre Palermo può vantare mezzo Mediterraneo, e si affaccia direttamente su acque purissime che se non fosse che sono salate, si potrebbero anche bere.
Leoluca Orlando Cascio è ben presente a se stesso e al ruolo che la storia gli ha assegnato, che sicuramente lo porterà nei libri come un moderno Masaniello, pronto a tutto meno che a chinare il capo contro le brutture che da Roma gli impongono. Non fu del resto lui che, in passato, attaccò duramente anche Falcone che giudicava imposto dall’alto, sostenendo che “teneva nei cassetti documenti scottanti” quando il povero giudice non lo convinceva, e solleticava la sua brillante intelligenza di redivivo Robespierre, sempre pronto a vedere negli occhi altrui anche la più minuscola delle pagliuzze che non c’è? E così, seduto alla sua scrivania di primo cittadino, inforcati chi occhialetti rotondi dalla montatura di metallo, così adeguati al suo livello di statista, scrive le direttive per gli uffici dell’amministrazione palermitana in cui si specifica nero su bianco che non vanno applicate le disposizioni del decreto sicurezza sui migranti, opera quest’ultimo dell’odiato ministro degli Interni, Matteo Salvini, uomo notoriamente inviso al sud, ma soprattutto alle anime belle come quella di Leoluca Orlando Cascio. Paladino dei poveri, dei meschini, dei senzacasa, dei senza ideali, dei senza coscienza ma non dei senza quattrini, come dimostra la sua presa di distanza sempre più profonda da Giovanni Falcone, quando questi fece arrestare Vito Ciancimino, con l’accusa di essere tornato a fare “affari” con il Comune di Palermo, allora come oggi retto proprio da Orlando Cascio.
Che dire? Ovviamente, nulla. Bollate come “superficiali incomprensioni” gli scontri feroci con Giovanni Falcone una volta che il giudice venne ucciso con moglie e scorta, ecco il nostro Leoluca Orlando Cascio ergersi prima a paladino dell’antimafia e ora dei migranti clandestini. Eccolo, il nostro eroico sindaco, alla guida di altri sindaci tutti di centrosinistra come lui, boicottare le norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. “Impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”, scrive Leoluca Orlando Cascio senza temere le eventuali ripercussioni che una presa di posizione simile può comportare.
E continua Orlando Cascio: “Con Salvini giochiamo in campi diversi e a sport diversi: lui gioca una partita con regole diverse dalle mie. Lui gioca a cricket e io a volley. Anzi, vista la presenza a Palermo di cittadini stranieri che giocano a cricket, fate giocare me a cricket e Salvini giochi a volley, se lui giocasse a cricket sarei contento. Purtroppo i palermitani e gli italiani tutti subiranno le conseguenze in termini di alimentazione dell’odio razziale”. Bah, queste perle di saggezza potrebbero risultare un filo nebulose, se non fosse la limpidezza di pensiero che sempre il nostro Zorro della Trinacria sa esprimere anche quando parla per similitudini e quando non appare chiaro perché giocare a volley dovrebbe poi risultare razzista, mentre giocare a cricket no quando poi, riflettendoci, gli inglesi l’hanno inventato il cricket e a voler chiedere ai MaoMao non è che i sudditi della regina fossero poi di orizzonti così ampi in tema di accoglienza e inclusione.
Comunque, all’eroico sindaco di Palermo, risponde direttamente Salvini: “Non farò mai azioni di forza, saranno gli elettori a giudicare l’operato dei sindaci”, dice il ministro dell’Interno. “Ma i sindaci che prenderanno questa posizione ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato”. Ma subito dopo queste parole, ecco alzarsi un’altra voce famosa e vibrante, quella di un altro fulgido esempio di capacità, merito e intelligenza: il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Dice il successore di Renzi dalle rive dell’Arno: “Firenze non si piegherà al ricatto contenuto voluto da Salvini che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata. Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo Paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”, afferma quasi con le lacrime agli occhi. Eccone un altro, dopo madama Boldrini che ci invita a guardare ai migranti come possibilità di civilizzazione per i nostri arretrati paesini.
Gli fa eco un altro sindaco che si è fatto conoscere per le sue ottime capacità di amministratore, e che ha trasformato Napoli nel giardino dell’Eden, con “Le vele” di Scampia elette quasi a logo da vendere all’estero per incrementare il turismo. “Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti. Noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione. E’ obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L’iscrizione all’anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l’assistenza, l’asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar, che è un’esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane”.
Che aggiungere se non che con sindaci simili in posti chiave quali città come Napoli, o Palermo sembra già di stare in una botte di ferro… praticamente come Vittorio Regolo…