Come abbiamo già avuto modo di dire, le elezioni europee hanno sempre risvolti sia nazionali, riguardanti la politica interna delle varie Nazioni UE, che continentali, concernenti i rapporti di forza nel Parlamento di Strasburgo. La Francia è il luogo per eccellenza dove le ultime Europee hanno generato un vero e proprio terremoto in seno alla politica domestica. Il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, presidente del partito, ha ottenuto il 31,5 per cento dei voti, umiliando la lista del presidente Emmanuel Macron, Besoin d’Europe, formata dai macroniani di Renaissance e da altri soggetti centristi minori, ferma al 15,2%. La vittoria del RN è stata talmente evidente da spingere l’inquilino dell’Eliseo a sciogliere il Parlamento e a programmare elezioni politiche anticipate.
La Francia ha cambiato opinione in merito allo status-quo interno e vira a destra, quindi, il presidente non può che prenderne atto e lasciare che i francesi si esprimano, dopo il rinnovo dell’Europarlamento, anche circa gli equilibri politici della loro Nazione. Macron intende comunque, almeno per il momento, portare a termine il proprio mandato presidenziale e rifiuta di dimettersi anzitempo. Il sistema semipresidenziale d’oltralpe glielo consente perché è permessa in Francia la possibilità di una coabitazione fra un capo dello Stato di un colore politico e un primo ministro anche di opposto schieramento, e in passato è capitato con presidenti gollisti e premier socialisti o viceversa. Rimane che il Rassemblement National, grazie alla combinazione fra l’esperienza di Marine Le Pen e lo stile innovativo del giovanissimo Jordan Bardella, ha 28 anni, sia diventato il perno della politica francese, che alle Politiche anticipate ripeterà lo straordinario successo concretizzatosi durante lo scorso fine settimana.
A parte qualcuno che scende in piazza contro “l’estrema destra” e pure contro Macron, che non doveva sciogliere le Camere per agevolare i lepenisti, e dimostra soltanto il proprio disprezzo ideologico per la volontà popolare e la democrazia, ormai è diventato chiaro come il partito di Le Pen e Bardella sia una forza di destra conservatrice e patriottica, inserita in Occidente e nelle logiche democratiche, e non abbia nulla a che spartire con estremismi, nazismi o fascismi. Più del 30 per cento dei francesi non teme ovviamente, o magari auspica, la resurrezione di Adolf Hitler oppure, rimanendo in ambito francese, di Philippe Petain, il leader dello Stato collaborazionista e filonazista di Vichy. Non vede questo rischio neppure l’Amministrazione USA del democratico Joe Biden, la quale non si è detta minimamente preoccupata dell’esito delle Europee. Si sono convinti della serietà e delle prospettive future che contraddistinguono la proposta politica del Rassemblement National, anche Les Republicains, i Repubblicani dalle origini golliste creati da Nicolas Sarkozy mediante la trasformazione del contenitore precedente degli eredi del Generale Charles de Gaulle, l’Unione per un Movimento Popolare.
Il presidente dei Repubblicani francesi Eric Ciotti ha annunciato l’alleanza del proprio partito, in vista delle vicine elezioni, con il RN, che a sua volta, tramite Jordan Bardella, ha confermato la nuova unione delle destre che consentirà di fronteggiare ancora meglio il centro di Macron e le sinistre. Il centrodestra gollista, sia con Jacques Chirac che con Nicolas Sarkozy, non si è mai voluto avvicinare né al Front National del passato e neppure al contemporaneo Rassemblement National, anche a costo di regalare più volte la vittoria ai socialisti, ma la nuova dirigenza dei Republicains ha finalmente compreso la natura di una conventio ad excludendum, che già non era del tutto opportuna ai tempi del FN, ma che ora diventa insensata a 360 gradi. Rassemblement National è il primo partito di Francia e fra poco, a meno di ribaltoni sensazionali, potrebbe esprimere il primo ministro, pertanto, non si ha a che fare con una piccola truppa di esaltati fermi al dopoguerra. Poi, non si può pretendere di ghettizzare una forza che supera il 30% dei voti, soprattutto quando si gode dell’apprezzamento del 7 per cento circa dell’elettorato come i nipoti di de Gaulle.
Articolo bellissimo, andiamo a conquistare Parigi!