Difendere Ilaria Salis è oggettivamente complicato. O meglio, è difficile difenderla senza cadere in facili slogan o senza chiudere gli occhi quando si parla del suo passato. Si sa che la sinistra italiana, la Salis, l’ha difesa eccome, regalandole di fatto un biglietto di sola andata per il Parlamento europeo, un posto a sedere tra i grandi del continente, con due prosciutti sugli occhi quando si trattava di parlare in merito all’accusa di aver aggredito dei manifestanti di estrema destra in Ungheria. O meglio, per certi versi, quei gesti, come pure (e soprattutto) l’occupazione di un immobile destinato ad alloggio popolare, sembravano quasi essere rivendicati dalla maestrina lombarda, quali una sorta di conditio sine qua non per entrare di diritto a fare parte della grande e bella famiglia della sinistra italiana. Lì in Europa Ilaria si è ritrovata al fianco di altri personaggi a lei simili, come Carola Rackete, che speronò una motovedetta italiana della Guardia di Finanza senza che nessuno si indignasse.
Le gaffe scambiate per dogmi
Contornata da certi compagni… ehm colleghi, la Salis, pur avendo poca esperienza in fatto di politica parlamentare, si è ambientata benissimo nella sinistra italiana e, giorno dopo giorno, come fanno i sommi capi, ha iniziato a lanciare citazioni sempre migliori. Per qualcuno potrebbero essere gaffe, cose che una politica dovrebbe evitare di dire, ma per i suoi sostenitori sono dogmi da rispettare: frasi come “non tutto quel che è giusto è lecito”, o come la richiesta di abolizione delle carceri, prima quelle minorili, poi anche quelle per adulti, l’upgrade. E ancora, la rivendicazione dell’occupazione degli immobili, la glorificazione di chi occupa immobili, la magnificazione del gesto come “unica vera politica per il diritto alla casa”: della serie, l’ha detto davvero.
A Borrelli non va giù
Tutte uscite che, per gente normale e democratica, sono infelici. Tanto che perfino a sinistra sembrano essersi stufati della Salis e delle sue prese di posizione a favore di chi occupa. Di chi, insomma, commette un reato. E non poteva restare impassibile Francesco Emilio Borrelli, paladino della giustizia partenopea, deputato napoletano per i Verdi (e non Avs, la specificazione è d’obbligo e a breve capiremo il perché) che gira per strada per combattere quelli che lui chiama “cialtroni”, ovvero malviventi e piccoli arraffoni che vagano per la città. A molti napoletani piace, tanti altri criticano il suo farsi costantemente campagna elettorale sui mali della città. Ad ogni modo, proprio a lui sembra non andare giù Ilaria Salis e quello che simboleggia, ovvero una donna che è stata tirata via dalle prigioni ungheresi a processo ancora in corso e portata senza una ragione politica particolare al Parlamento europeo. Già in alcune dirette via social aveva fatto notare questa “piccola” contraddizione. Ma ieri, a L’aria che tira, è arrivata una batosta tremenda per la sinistra, che ha messo in imbarazzo la sua lista, Avs, e il suo partito, i Verdi, con il capo Bonelli rintanato nel silenzio.
Il verde scarica Salis
“Non è del mio partito” spiega il verde al conduttore David Parenzo mentre si parla proprio di occupazioni abusive, contro le quali lotta da anni. Lui è fermo nelle sue idee: “Non la conosco, ho idee diverse da lei” risponde anche a chi, in studio, gli fa notare che, pur provenendo da due partiti diversi, Sinistra Italia e Verdi sono la stessa cosa, hanno presentato una sola lista anche alle ultime elezioni europee. Così hanno voluto Fratoianni e Bonelli, ma a quanto pare Borrelli non era d’accordo. A chi gli fa notare che quindi i voti per lui e per la Salis sono gli stessi, il verde sottolinea piuttosto che la monzese è stata eletta con i voti “del nordovest”, essendo stata candidata in quella circoscrizione. Come se alle europee si votasse per Regioni e non per partiti. Per Borelli, comunque, la Salis è stata candidata “perché detenuta, non per l’altra questione”, ossia la questione abitativa. Un affronto al suo stesso partito che porta a galla una verità scomoda per la sinistra. L’imbarazzo nella sinistra è palpabile: dopo i grillini divisi, il Terzo Polo rotto, Renzi e Calenda che perdono pezzi e il Pd sempre diviso in correnti, le parole di Borrelli saranno forse dei brutti presagi per Avs?
Vorrei fare una proposta popolare: candidate Riina.
In fondo anche lui ha molta popolarità, secondo me 500.000 voti li prende.
E’ democrazia, no? Se gli elettori scelgono un delinquente, è la loro libertà, o no? Ma non sono gli stessi che dicono di non candidarsi ad un politico inquisito (non “condannato”, “inquisito”)?
Che vergogna.
Ci sarà un moto di rivolta civile?
Con affetto
Alessandro