La Sapienza: i soliti collettivi di estrema sinistra, anti-Israele e non pro-pace

Ieri è stata una giornata piuttosto tesa presso l’Università La Sapienza di Roma. Era il giorno della riunione del Senato accademico e del Cda dell’ateneo, che dovevano pronunciarsi sulle richieste di sospensione degli accordi di collaborazione fra la celebre Università romana e gli atenei israeliani, avanzate da alcuni collettivi studenteschi e da qualche docente, come forma di ufficiale protesta nei confronti delle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza. Il Senato accademico e il Cda si sono opposti fermamente all’ipotesi di boicottare la cooperazione de La Sapienza con le Università dello Stato ebraico perché, sottolineano con molta saggezza, non è con il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore, che si può favorire la pace e il rispetto della dignità umana.

A causa della bocciatura delle istanze di taluni collettivi, sono avvenute ieri diverse proteste, fuori e dentro l’ateneo, sfociate purtroppo in comportamenti violenti che hanno richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine. Tutto è iniziato in mattinata da due studentesse che si sono incatenate al totem davanti all’ingresso del Rettorato. Le due ragazze, oltre a richiedere lo stop agli accordi con Israele, hanno invocato le dimissioni della Rettrice de La Sapienza Antonella Polimeni dalla fondazione Med Or, nata nel 2021 per iniziativa di Leonardo Spa con l’obiettivo di promuovere scambi culturali, di ricerca e formazione scientifica fra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo. Poi, sono giunti molti altri studenti che hanno tentato di irrompere al Senato accademico, hanno manifestato davanti al Rettorato, si sono resi protagonisti di aggressioni verso gli agenti intervenuti delle Forze dell’Ordine e di danneggiamenti ad un’auto della Polizia, e non contenti di ciò, si sono recati a sfilare anche fuori dalla città universitaria, imbrattando un autobus e la serranda di un supermercato.

Il bilancio della folle giornata è di due arresti fra i manifestanti e di diversi agenti feriti. Come ha giustamente affermato la premier Giorgia Meloni, questo non è manifestare, ma delinquere. Oltre al Presidente del Consiglio, anche il ministro dell’Università Anna Maria Bernini ha condannato gli scontri consumatisi ieri a La Sapienza, del resto, non si può che stigmatizzare quanto avvenuto e se le dimostrazioni violente operate dai collettivi studenteschi erano inoltre, come sembra, supportate da un gruppo di docenti, beh, la gravità degli avvenimenti cresce perché dobbiamo tornare a parlare, nel 2024, di cattivi maestri. Siamo davanti al solito estremismo di sinistra, che parla di pace e accusa di assassinio e genocidio, non solo Israele, ma finanche i vertici de La Sapienza, a cominciare dalla Rettrice Antonella Polimeni alla quale va tutta la nostra solidarietà, ma poi si rende responsabile di vandalismo e violenza fisica. Malmenare dei poliziotti non è proprio un contributo utile alla pace nel mondo.

Le contraddizioni di questi collettivi composti da ultras di sinistra sono molteplici. Ad essi, in quanto incanalati in una ideologia ben precisa, non interessa nella maniera più assoluta la vera pace, l’auspicabile concordia internazionale fra ebrei e musulmani, ma solo infangare, quando si può, una determinata parte del mondo nella quale compaiono per primi Israele e gli Stati Uniti d’America. Non manca, in tutto questo, il pregiudizio razzista, che a parole si dice anti-sionista, ma nei fatti è antisemita. Un autentico pacifista e odiatore di tutte le armi dovrebbe, per carità, mobilitarsi per Gaza, ma anche incatenarsi davanti alle Università e urlare al mondo tutta la propria rabbia per i morti provocati dal terrorismo assassino di Hamas e per la repressione e le condanne capitali perpetrate in Iran. Eppure, i facinorosi di ieri non hanno mai sfidato la Polizia per Mahsa Amini, uccisa dagli ayatollah di Teheran per essersi opposta al velo obbligatorio.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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