La Sapienza rischia di diventare un covo anti-Israele. E Raimo nega le violenze

I collettivi di sinistra sono in presidio presso l’Università La Sapienza, incatenati, e hanno iniziato lo sciopero della fame. Le proteste pacifiche non fanno male a nessuno e hanno il pregio di sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione indubbiamente rilevante, come quella del cessate il fuoco. Ma la violenza perpetrata da quegli stessi manifestanti martedì pomeriggio alla Sapienza ha dato di nuovo dimostrazione del vero intento dei collettivi di sinistra: fare guerra alle Istituzioni italiane, meritandosi una tirata di orecchie persino da Matteo Renzi, ma non certo da Elly Schlein e dagli altri compagni, rimasti come sempre in silenzio.

Anarchici e terroristi infiltrati negli scontri

E che i collettivi preferiscano il “bordello” alla pace, lo si capisce anche dal fatto che tra loro sono stati beccati anche dei facinorosi appartenenti ad associazioni non proprio candide e con un curriculum tutt’altro che pulito. Sicuramente sono comparsi i soliti anarchici dei centri sociali, ma non solo: tra i manifestanti è stato individuato anche Jead Othman, appartenente alla Udap – l’associazione degli attivisti palestinesi in Italia – ma ex membro delle formazioni terroristiche palestinesi. Sulla sua fedina, pesa un attentato avvenuto nel 1986 a Roma in cui rimase ferito il vice console degli Emirati Arabi e che provocò la morte di una giovane iraniana. Inoltre, si aggrava la posizione dei due manifestanti bloccati dalla Polizia martedì: il primo, di origine libica, è stato fermato per aver danneggiato le volanti giunte sul luogo della protesta, mentre la seconda è accusata di aver aggredito il dirigente del Commissariato del quartiere San Lorenzo. “Nostra figlia non ha precedenti – hanno spiegato i genitori della ragazza fermata – ed è laureata con il massimo dei voti in Cooperazione internazionale. Era all’università per accompagnare un amico di Padova e aveva con sé il suo cane che ha rischiato di rimanere schiacciato tra la folla. Si è trovata di fronte le forze dell’ordine schierate ed è stata portata via dai poliziotti. Oggi avrebbe avuto un colloquio di lavoro. Assurdo pensare che possa aver aggredito qualcuno, pesa 40 kg, è un fuscello”. I due sono in attesa di processo e anche per loro si annunciano altre manifestazioni dei collettivi.

Raimo nega le violenze

Sta di fatto che la crescente tensione interna sulla questione mediorientale rischia di far diventare La Sapienza un covo di pericolosi facinorosi e pro-Hamas. E soprattutto anti-Israele. Ma nonostante le evidenze, le indagini (ancora in corso) e i feriti (circa 25 agenti di Polizia e 2 carabinieri), c’è spazio anche per chi tenta di ridurre la portata dell’evento. Quel qualcuno è Christian Raimo, l’insegnante che sostiene che i neonazisti debbano essere picchiati. “So che ci sono delle persone fermate, arrestate, ma da quelle immagini si vede tutt’altro, io alcuni di quegli scontri li ho visti” ha obiettato a L’aria che tira ieri mattina il professore, arrivando a mettere in dubbio l’esistenza stessa della violenza e dei centri sociali: “Chiunque abbia fatto militanza a sinistra negli ultimi anni – ha detto – sa che la violenza armata non esiste in Italia a sinistra da almeno 30 anni. Non c’è nessun rinfocolamento e nessuna indulgenza. Nei centri sociali chi ha una indulgenza nei confronti della violenza armata è stato buttato fuori, i centri sociali poi quasi non esistono più, o sono stati sgomberati o sono vuoti”. Ovviamente, poi, la classica accusa alla polizia e al governo: “Penso che la polizia sia il braccio di una forma del governo“. Raimo, poi, si inalbera, ripete ancora che “in questo Paese non c’è il rischio di escalation, di ritorno agli anni di Piombo” e poi, sul “penso che quattro manganellate facciano bene al cervello di chi non ce l’ha” di Vittorio Feltri, esce dallo studio stizzito, continuando a urlare a microfoni spenti. Finale tragicomico di una difesa a oltranza degli antisemiti che non può essere sostenuta.

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