E’ Christian Solinas il nuovo governatore della Sardegna, espressione della coalizione di centrodestra con quasi il 48% dei voti. Solinas ottiene circa 15 punti in più del candidato di centrosinistra, e concede un misero 11% all’altro avversario, il candidato del Movimento 5 stelle.
Giovane. Ha poco più di 40 anni, Christian Solinas, classe 1976, è nato a Cagliari, è laureato in giurisprudenza, e segretario del Partito d’Azione Sardo dal 2015. A seguito di un accordo elettorale tra il suo partito e la Lega di Matteo Salvini, alle elezioni politiche del 2018 è stato eletto senatore della Repubblica nelle liste della Lega, collegio plurinominale Sardegna – 01. Alla fine dello scorso novembre, è stato scelto come candidato governatore della Sardegna dalla coalizione di Centro destra, composta nel caso specifico oltre che dai tre canonici partiti, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, anche dall’Unione di Centro, Unione Democratica Sarda, Fortza Paris, Energie per l’Italia, Riformatori Sardi , dal PSd’Az e da due liste civiche.
Considerato sulla carta un candidato “di basso profilo” rispetto a Massimo Zedda, candidato del centrosinistra e amatissimo oltre che molto conosciuto ex sindaco di Cagliari, Solinas ha invece dimostrato un buon appeal sull’elettorato, da cui si è fatto conoscere con una intensa campagna elettorale porta a porta, impegno riconosciuto allo spoglio dei voti. “Oltre quattordici punti di distacco sono un dato incontrovertibile. Ai “sacerdoti” che hanno pensato che mancasse un candidato all’appello, beh dico che io ero in giro per la Sardegna, non nei salotti, e i sardi ci hanno premiato”, è stato il sassolino che il novello governatore si è tolto dalla scarpa. In effetti, prima che venissero resi noti i dati dello scrutinio, giornalisti televisivi di varie testate avevano continuato a parlare di un presunto “testa a testa” tra Solinas e Zedda, salvo poi doversi arrendere all’evidenza che ben oltre 10 punti di distacco tra i due candidati tutto potevano essere meno che un testa a testa.
“Al lavoro per dare risposte, il nostro progetto è stato premiato e di questo ringrazio il popolo sardo”, sono dunque state le prime parole del novello Governatore, che ora sarà chiamato a trovare soluzioni difficili per una terra bellissima ma piena di problemi, non ultimo quello messo in campo dai produttori di latte che in questo periodo hanno fatto sentire alto il grido della loro contestazione. Vedremo quindi subito come questo giovane politico saprà impegnarsi.
Un’altra regione va dunque al centrodestra, confermando il trend del cambiamento. Nella colazione vincente, ottimo il risultato della Lega che pure non ha “sfondato” come forse i suoi dirigenti e lo stesso Salvini si aspettavano, soprattutto considerando l’impegno profuso da Salvini stesso che ha praticamente trascorso tutta l’ultima settimana prima del week end elettorale in Sardegna, tra incontri, comizi e cene dove ha speso tutto il suo carisma. Probabilmente, in questa sua sovraesposizione – considerando anche che Salvini è un esponente di punta del governo – ha giovato il timore che Solinas , pure scelto dalla Lega, potesse dimostrarsi una candidatura non abbastanza forte. Timore infondato, come abbiamo visto, ma in ogni caso brutta figura scongiurata.
Chi invece continua a salire nel gradimento dell’elettorato è Fratelli d’Italia. Il partito della Meloni cresce e comincia ad essere nuovamente appetibile per tutte quelle forze che avevano abbandonato l’area della destra dopo i disastri di AN. Si prevede che con l’andare del tempo migliori progressivamente e aggreghi sempre di più, a differenza di Forza Italia che, sebbene non si afflitta da un crollo rovinoso, continua a mostrare cedimenti. Il crollo rovinoso, invece, è tutto a carico del Movimento 5 stelle che dopo l’Abruzzo anche in Sardegna registra un bruttissimo scivolone. Comprendiamo Di Maio, che si trincera sempre dietro al discorsetto per cui bisogna guardare alle regionali di 5 anni fa, e non alle politiche di maggio scorso, ma nella sua posizione scomodissima chiunque direbbe lo stesso. La realtà è alle ultime politiche il Movimento 5stelle aveva registrato quasi il 42%, e oggi viaggia intorno al 10%. Astensionismo, menefreghismo, liste civiche o civetta, una trentina di punti persi sono troppi per qualsiasi scusa.
Qualcuno potrebbe dire che per i 5stelle è arrivato il momento di “ribaltare” la classe dirigente, ma a favore di chi? Per anni con la storia “dell’uno che vale uno”, all’interno del Movimento si è prediletta la mediocrità – che tra l’altro meglio si controlla – e ora che occorrerebbe l’eccellenza, vai a trovarla.
Ci fa piacere però che magari qualcuno di questi recenti “fenomeni” pentastellati stanotte faccia un pensierino su cosa voglia dire essere dei cantastorie e cosa significhi invece fare seria politica. E magari, in questo, può fare loro compagnia Salvini , il cui unico problema sembra sia quello di rassicurare gli alleati di governo che niente cambierà nonostante gli ultimi risultati elettorali. Ormai, sull’argomento, Salvini è diventato più noioso di Bergolio e i migranti. Cambiassero disco tutti e due, non sarebbe male.