Lo aveva già capito l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando, ormai nel lontano 2013, esclamò l’iconico “non sapete neanche scherzare!” dopo che, con ironia, a conclusione di un lungo dibattito dai toni accesi, smorzò la serietà del momento chiedendo a Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano e con lui ospite di Annozero condotto da Michele Santoro, di alzarsi dalla poltrona sulla quale sedeva e, prima di prendere il suo posto, lo ripulì con un fazzoletto bianco, tra poche risate, parecchi mugugni e il commento beffardo del conduttore: “Ha preso parecchi voti così”. Berlusconi rispose con un sorriso.
La sinistra ci casca e si indigna
Ecco, sta accadendo praticamente la stessa cosa, con attori diversi, anche in questi giorni. Solo che da allora i tempi sono cambiati, la tecnologia ha fatto passi da gigante e la diatriba, dalla televisione, si è spostata online, sui social network. Colpevole del presunto misfatto la pagina Instagram di Atreju, la festa annuale di Fratelli d’Italia che da giorni sta ripetutamente pubblicando delle immagini con cui ironicamente prende di mira, senza cattiveria, i membri del mondo della sinistra, civili e politici, con un’ottica alle prossime elezioni europee. E si sa, quando è la destra a fare satira, succede sempre il finimondo, il pluralismo e la libertà di satira (sempre invocati dalla sinistra) svaniscono e si fanno piuttosto spazio lamentele e presunte lesioni morali. Al vaglio degli inquisitori e dei moralisti in servizio permanente, un post di Atreju che afferma: “Fai piangere la redazione di Repubblica: scrivi Giorgia”.
Anche Usigrai solidarizza
Apriti cielo. Non solo gli offesi hanno risposto direttamente alla presunta “offesa”, con la fierezza di chi nasconde dietro una maschera di carta velina il proprio orgoglio ferito, ma anche altri colleghi perbenisti si sono uniti addirittura con messaggi di vicinanza e di solidarietà, come se Repubblica fosse stata vittima di una calunnia imperdonabile. In particolare i colleghi dell’Usigrai, il sindacato (di sinistra) dei giornalisti Rai, quello dello sciopero fallito nella Tv di Stato, un mega-flop perché nessuno ha creduto (con ragione) alla storia della censura governativa su viale Mazzini. Usigrai si appella di nuovo alla violazione della libertà di informazione, il chiodo fisso della sinistra: “L’esecutivo Usigrai esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi e alle colleghe di Repubblica oggetto di un messaggio pubblicato sulla pagina social di Atreju. “Fai piangere la redazione di Repubblica” non appare né una frase ironica, né satirica, ma un invito alla violenza, in una campagna elettorale che il governo incentra sull’attacco alla libera informazione. Per questo, noi siamo al fianco di colleghe e colleghi attaccati solo perché ogni giorno provano a raccontare una realtà che qualcuno preferisce resti nell’ombra”. Repubblica invece ha fatto sapere che la sua arma contro l’ironia di Atreju sarà “un antifascismo senza retorica ma di sostanza, cioè più diritti sociali e civili per tutte e per tutti, unici antidoti contro ogni prepotenza e intolleranza”. Il suo direttore Maurizio Molinari, poi, ha risposto che “le indagini e il lavoro di Repubblica faranno piangere Giorgia”.
Ma è solo satira
Ma come, quelli che volevano difendere a tutti i costi il pluralismo, vorrebbero censurare i post di Atreju? Il diritto alla satira, forse, non è compreso nella famiglia della libertà di espressione e di informazione, tanto cari alla sinistra, almeno a parole? C’è dell’altro, perché anche Carlo Calenda si è sentito offeso dai post di Atreju. Uno in particolare, geniale secondo chi scrive: “Non farti rubare il futuro in Europa. Il profumo della libertà è con Giorgia”, si legge, mentre al centro campeggia la testona di Piero Fassino al di sopra di una boccetta di profumo. Satira? Sì, certo, ovvio. Avrebbero fatto una figura più degna a lasciare stare e a fare finta di niente di fronte a un episodio che non fa onore al protagonista. Ma Calenda, il super liberale e centrista italiano, ha voluto commentare lo stesso: “Fate un tantino schifo”, come se la pagina di Atreju avesse voluto scherzare su un vecchietto malato mentalmente. Ma Atreju non ha offeso nessuno, riportando soltanto la triste e, già di per sé, tragicomica vicenda di un parlamentare che fa pickpocket, riproponendola in chiave ironica e simpatica. Nulla di più, ma i soloni del politicamente corretto con la coda di paglia si sono sentiti offesi, sono insorti, contraddicendo però la loro stessa battaglia alla libertà di espressione che va avanti da mesi senza particolari motivi.