Il sultanato del Brunei, chiamato anche Dimora della Pace, ma universalmente noto come Brunei e basta, si trova nel nord dell’isola del Borneo, in uno dei luoghi considerato universalmente come tra i più belli e lussureggianti del mondo. Da almeno quattro secoli è un sultanato islamico. Nei primi tre secoli di vita, il Sultanato fu, come si direbbe in termini moderni, una monarchia costituzionale che però, nel corso del tempo piuttosto che aprirsi alla modernità e all’occidente ha preferito l’involuzione verso la connotazione religiosa islamica. Così, dopo aver rifiutato con una votazione di ritornare verso una monarchia costituzionale, ha preferito modernizzarne una monarchia assoluta e religiosa di stampo feudale, arrivando a trasformare la corte, composta da ministri, familiari e dignitari, in un organo amministrativo centralizzato. Il tutto fino al 2014 quando si è bloccata completamente ogni apertura alla modernizzazione per quanto modesta fosse, e si è accettata l’introduzione della sharia.
Come si sa, tra le particolarità della sharia c’è la punizione dei reati con pene corporali. Ecco così che dal 3 aprile in Brunei il furto verrà punito col taglio della mano, mentre alla reiterazione del reato si provvederà al taglio dei piedi. E’ prevista la lapidazione per chi ha relazioni omosessuali e per chi tradisce il coniuge. In pratica un salto del passato capace di trascinare il paese verso una sorta di medioevo moderno. C’è da dire che per essere condannati, i crimini devono essere “testimoniati da un gruppo di musulmani”, ma considerato “il fervore” degli islamici più ortodossi e praticanti, non abbiamo dubbi che all’occorrenza i testimoni spunterebbero come funghi. Del resto in quanto stato islamico il Brunei ha già delle regole ferree. E’ vietato in tutto il paese il consumo d’alcool, così come viene pesantemente multato chi non si presenta alla preghiera del venerdì, divenuta perciò obbligatoria.
C’è da dire che la sharia si rivolge ai cittadini del Brunei di religione mussulmana, ma anche per gli altri gli “editti” non sono pochi, primo tra tutti quello del divieto di festeggiare il Natale, o di esporre su di sé simboli legati ad altra religione, per esempio il crocefisso per quanto riguarda quella cristiana. Il sultano, Hassanal Bolkiah – uno degli uomini più ricchi del mondo coi sui 20 mld di dollari di patrimonio – con un particolare editto, infatti, ha comminato una pena fino a 5 anni di carcere a chi venisse sorpreso ad addobbare un albero di Natale.
Questo irrigidimento, sempre che così si possa definire, della monarchia del Brunei nei confronti delle libertà personali, sta preoccupando molti a livello internazionale. Quello che allarma di più – e non poteva essere altrimenti, considerando la potenza della lobby omosessuale – è l’atteggiamento di assoluta chiusura nei confronti del mondo gay. Per esso si fa portavoce Amnesty International che, in un comunicato, fa sapere come: “rapporti consensuali tra individui dello stesso sesso non dovrebbero neanche essere considerati reato . Men che meno, puniti addirittura con la pena di morte”. Human Rights Watch, invece, ha allargato il discorso anche ad altre follie introdotte dalla sharia, parlando più in generale di “progetto delirante”.