La sinistra accusa Sangiuliano, ma è tutto falso: fu Franceschini a bocciare il film di Cortellesi

L’ultima figuraccia della sinistra e dei suoi giornali: un articolo di Repubblica accusa il Governo di aver bocciato il film di Paola Cortellesi sulla violenza domestica, ma Sangiuliano non c’entra nulla fu Franceschini a nominare la commissione.

Da diversi giorni l’attuale Governo si ritrova sotto attacco per le continue accuse, mosse dalle opposizioni, che recriminano l’inoperosità dell’esecutivo sul tema della violenza sulle donne. Come sempre, tuttavia, i detrattori sentono il vero e proprio bisogno, in mancanza d’altro, di inventare di sana pianta situazioni alle quali appigliarsi.

È quanto accaduto, nello specifico, per mano di Repubblica: è di stamane, infatti, un articolo che accusa il Governo e il Ministero della Cultura di aver bocciato, privandolo di finanziamenti pubblici, “C’è ancora domani”, il film campione d’incassi diretto e voluto da Paola Cortellesi e incentrato proprio sul tema della donna e della violenza domestica. Repubblica entra nei dettagli, specificando che il film è risultato ultimo su una lista di 51 pellicole che avevano fatto richiesta di tali finanziamenti, e riportando parte della motivazione che ha portato la commissione alla bocciatura: fu ritenuto “opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale”.

Stando a Repubblica, è lecito pensare a una brutta figura del Governo: è vero in effetti, ma di quello precedente. Repubblica infatti, pur nella sua accortezza nel descrivere i fatti, “dimentica” – concedendo il beneficio del dubbio – di sottolineare piccoli ma fondamentali dettagli, omettendo proprio quelli che avrebbero permesso di far venire a galla tutta la verità. La commissione in questione, in merito alla quale Repubblica stessa si chiede come siano state negate al film di Cortellesi “straordinaria qualità artistica” e “caratterizzazione dell’identità nazionale”, non fu nominata dal Governo Meloni né, nel dettaglio, dal ministro Sangiuliano, come il silenzio dell’articolo indurrebbe a pensare: la sua formazione, in realtà, fu opera dell’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, il che spiega anche la presenza, al suo interno, di personalità vicine alla sinistra, come Rita Borioni, ex consigliere di amministrazione Rai del PD. In più, Repubblica tace, o meglio sceglie di tacere, anche sulla datazione della decisione, risalente, come ben comunicato dall’ufficio stampa del Ministero, al 12 ottobre, dieci giorni prima del giuramento del nuovo Governo e, in particolare, del ministro Sangiuliano. Insomma, una figuraccia che si commenta da sé: siamo alle solite…

Fa specie, dopotutto, constatare il tentativo da parte delle opposizioni di infangare l’operato del Governo su un tema, quello della violenza sulle donne, oggi molto sentito e sul quale l’esecutivo si sta impegnando seriamente: “Il Ministero della Cultura – fa notare in merito l’ufficio stampa – è in prima fila, con le sue nuove attività presentate qualche giorno fa insieme ai Ministri Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella, per promuovere una cultura del rispetto e dell’educazione”. Proprio di fronte a un Governo che cerca di combattere le diseguaglianze con politiche, ad esempio quelle previste nella legge di Bilancio, atte a incentivare e a migliorare l’occupazione femminile, le opposizioni e i loro giornali cercano di creare disinformazione, inventando slealmente fandonie, peraltro, banali e semplici da smontare, su temi delicatissimi: vero e proprio sciacallaggio.

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3 Commenti

  1. Non ho parole. Almeno prendiamola sul ridere, non ci può essere confronto serio con dei buffoni.
    Però una domanda seria la vorrei fare: perchè mai lo Stato dovrebbe dare dei soldi a un imprenditore che vuole fare un film?
    Si prenda i suoi rischi di impresa, come se li è presi la compagnile che ha realizzato il film della Cortellesi. Se va bene avrà successo, come il film della brava Paola, se no, la volta dopo cercherà di fare meglio.
    Modestamente suggerirei di tagliare tutti i contributi pubblici a fondo perduto per la cinematografia. Per i prestiti ci sono le banche.
    Perchè allora non finanziare anche i calzaturifici, che so io, le cartiere, i coltivatori di cachi…
    Poi nazionalizziamo tutto e finiamo come sono finite le economie comuniste.

    Con affetto

    Alessandro

  2. A parte il fatto che questa vicenda è un’altra situazione sconcertante creata dalle sinistre che ormai si aggrappano non solo sui vetri ma anche su qualsiasi superficie cosparsa di borotalco’ cera d’api e persino d’olio emulsionante pur di trovare argomenti contro il governo, c’è un’altra cosa da aggiungere:
    Se ci riflettiamo sopra, quasi nessuno dei film del cinema italiano di oggi meriterebbe di essere finanziato, anzi la gente dovrebbe non solo non andare al cinema a vederli ma addirittura non dovrebbe neanche disturbarsi a scaricarli da internet per vederli gratis.
    Il cinema italiano non riesce più a produrre dei film per fare semplicemente divertire e distendere le persone. Riesce solo a fare film per politica.
    Film sui divorziati, sulle famiglie allargate, sui problemi degli immigrati, sulle persone che cercano lavoro e non riescono ad ottenere il mutuo dalla banca, film su camorra e mafia, sugli spacciatori di droga, sui delinquenti degli anni 80, sugli autonomi degli anni 70, etc…
    I pochi film che dovrebbero essere veramente di fiction e suspense, sono cavolate alla Diabolik, dove addirittura la protagonista e ipotetica sex symbol della vicenda ha l’aspetto di una siciliana coi capelli tinti per sembrare anglosassone e i vestiti attillati comprati al mercato per sedurre gli uomini che stanno davanti al bar dove lavora (ndr, senza offesa per le donne siciliane che sono veramente belle quando tengono la loro essenza).
    Un velo pietoso poi sui film comici, più che comici diciamo scurrili.
    Nonostante ciò che pensa la sinistra, in Italia il cinema non crea arte, crea solo arte “degenerata”.

  3. Per favore, lasciate riposare in pace l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, la cui unica attività era andare a fare ‘passerella’ a Pompei, ansereggiando ogni qualvolta colà veniva smossa una pietra e pavoneggiandosi come fosse stato lui il ‘meritevole’ scopritore di quei tesori.

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