Clima caldissimo al Senato dove questa mattina si è tornati a discutere, dopo i pareri già espressi ieri alla Camera, in merito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio in vista del prossimo Consiglio europeo. Clima caldissimo e animi concitati, soprattutto tra i banchi delle opposizioni, quando Giorgia Meloni ha dato risposta alle critiche dei senatori, nel dettaglio, di Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. A dir la verità, gli animi erano già assai tesi durante i loro interventi con i quali si è tornati a parlare, forse non sazi delle risposte di ieri, di temi non dissimili da quelli affrontati alla Camera: Mes, Patto di Stabilità, crisi in Medio Oriente e in Ucraina, rapporti internazionali.
C’è però anche del nuovo: Meloni ha infatti risposto alle critiche, mosse anche ieri da alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle, in merito agli investimenti in sanità, che sarebbero in percentuale i più bassi da anni: solo il 6% del Pil. Dato fattuale in effetti, ma che viene letto dalle opposizioni in modo sicuramente strumentalizzato: “Il fondo sanitario – risponde Meloni – è al massimo di risorse mai avute” con ben dieci miliardi di euro in più stanziati rispetto agli anni precedenti. Dunque, l’escamotage dal quale parte la strumentalizzazione della sinistra è presto smontato: il rapporto in percentuale tra spesa in sanità e Pil degli anni precedenti era più elevato perché dovuto non a una maggiore spesa in sanità, ma a un valore del Pil assai più basso: “Ora – dice Meloni – il Pil va meglio e così la percentuale diminuisce”, ma la spesa è in realtà aumentata. Insomma, un escamotage sui dati del Pil che permette alla sinistra di strumentalizzare e di raccontare a proprio modo la realtà; escamotage, però, facilmente smontato da Meloni, con annessa baraonda tra le fila grilline. Ed è proprio sul Pil che si è inerpicato ancora il Movimento, definendo quello attuale il “governo dello zero virgola” e ricordando i dati positivi del Pil durante il secondo governo Conte, quando la crescita superò la doppia cifra. Anche qui dato fattuale, ma distorto da una lettura di parte. “Quello che è accaduto è il rimbalzo del gatto morto” risponde Meloni, riprendendo, per descrivere la situazione post-pandemica, la teoria economica secondo la quale il prodotto di un Paese registra crescite record solo perché, negli anni precedenti, lo stesso è sprofondato. Appunto, proprio come un gatto che, cadendo, anche se morto, rimbalza. Falliti e smontati quindi tutti i tentativi di screditare il governo a suon di fake news da parte del Movimento Cinque Stelle, che pure ha continuato a rivendicare Superbonus, Reddito di Cittadinanza e tutte le altre politiche che ora – come ricordato da Meloni – “pesano come un macigno” sul debito pubblico.
La concitazione delle opposizioni non ha trovato freno neppure in tema di relazioni internazionali. Molte le critiche mosse – le solite, in effetti – sulla vicinanza, uno su tutti, a Orban, alle quali non è mancata la risposta del premier che, prendendo ad esempio le vicende sul Patto di Stabilità e Crescita, ha ricordato che “la posizione più distante è quella della Germania, e non certo dell’Ungheria di Orban”. Con ciò, Meloni ha sottolineato che “la politica estera deve parlare con tutti”, in virtù del fatto che “è un errore sovrapporre i rapporti tra governi alle logiche di partito”. Un insegnamento che alla sinistra farebbe comodo ma che, nei fatti, fatica ad ascoltare.
E, infine, è di nuovo figuraccia Cinque Stelle, che torna a parlare, nonostante la batosta di ieri, del Mes. La tesi sarebbe quella per la quale non fu Conte a votare per la ratifica del Trattato: una decisione alquanto controversa, avvenuta senza confronto parlamentare e a governo giallo rosso già dimessosi. Ebbene, a smontare la falsa tesi grillina ci pensa ancora il presidente Meloni, che presenta in Aula l’atto sul quale è tangibile l’inequivocabile firma dell’allora ministro Luigi Di Maio per l’assenso definitivo alla ratifica del Mes: “La propaganda si può fare – risponde Meloni – ma rimangono i fogli a dimostrazione della serietà di chi parla e questo dimostra la scarsa serietà di un governo che lasciava questo pacco al governo successivo”. Insomma, smontate tutte le tesi false e falliti tutti i conati della sinistra di ritagliarsi una fetta di visibilità montando ad arte fake news. L’incompetenza costa alla sinistra, che fa il bis di figuracce.