La Spagna mette i secessionisti della Catalogna alla sbarra

Il 12 febbraio a Madrid ha avuto inizio un processo senza precedenti per il paese spagnolo; un processo che si ritroverà al centro dell’attenzione internazionale per i prossimi mesi e che più che probabilmente risveglierà dibattiti e discussioni in merito al tema della secessione della Catalogna.

Cerchiamo di ricostruire i punti salienti della vicenda e cosa accadrà alla fine del processo.

Che cosa ha provocato il processo?
Il processo nasce dalla crisi in Catalogna nell’autunno 2017 e che è arrivata a dominare la politica spagnola e non solo. Il governo regionale catalano ha indetto un referendum sull’indipendenza e lo ha portato avanti anche dopo la dichiarazione della sua illegalità da parte dei tribunali e del governo spagnoli.
Madrid ha tentato, inutilmente, di inviare ufficiali della polizia nazionale nella regione, provocando così numerosi scontri tra le strade. Tuttavia, il risultato del referendum ha avuto come esito la schiacciante vittoria da parte dei secessionisti; risultato che però è stato dichiarato nullo, così come lo stesso referendum.
Settimane dopo, il parlamento regionale ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna, costringendo il governo regionale a sciogliere il governo catalano e ad imporre un controllo diretto sulla regione, durato più di sette mesi.

Chi è coinvolto?
I protagonisti del processo sono dodici persone, molte delle quali risultano essere ex funzionari del governo regionale che hanno organizzato il referendum e hanno dichiarato l’indipendenza.
Il personaggio più rilevante è Oriol Junqueras, l’ex vice capo della Catalogna e capo di Esquerra Republicana, un partito separatista di sinistra, che potrebbe essere condannato a 25 anni di prigione se si dimostrerà colpevole.
Una persona che invece non è coinvolta nel processo è Carles Puigdemont, ex leader della Catalogna e secessionista di vecchia data, che vive in esilio (autoimposto) in Belgio.
In generale, le autorità spagnole hanno incriminato 20 catalani alla fine del 2017 per i loro ruoli nella campagna per l’indipendenza, ma molti di loro, tra cui il signor Puigdemont, hanno ignorato la citazione della corte e sono fuggiti dalla Spagna, resistendo con successo ai tentativi di estradizione per costringerli ad affrontare un processo.
A marzo Puigdemont è stato imprigionato per un breve periodo in Germania, dove una corte ha deciso che non poteva essere estradato in Spagna per la ribellione. Della dozzina di imputati ora sotto processo, nove hanno già trascorso più di un anno in prigione, dopo essere stati privati della libertà su cauzione.
I separatisti, inoltre, sostengono anche che gli imputati dovrebbero essere processati a Barcellona, non a Madrid, sostenendo che i tribunali spagnoli sono di parte. Ma il governo centrale e i giudici spagnoli hanno difeso fermamente l’imparzialità della magistratura spagnola.

Cosa accadrà dopo?
Se la sentenza li riterrà colpevoli, gli imputati potrebbero appellarsi alla Corte Costituzionale. Se tale appello fallisse, potrebbero poi appellarsi alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo.
A settembre Teresa Cunillera, la rappresentate del governo centrale in catalogna, ha inoltre avanzato la possibilità che il Primo Ministro Sánchez potrebbe usare i suoi poteri esecutivi per condonare Junqueras e gli altri, qualora fossero riconosciuti come colpevoli. I partiti di opposizione spagnoli, tuttavia, hanno promesso di impedire qualsiasi indulto politico.

Secondo le previsioni questo lungo processo dovrebbe esaurirsi nel corso dell’estate, tra giugno e agosto 2019.
Staremo a vedere quali saranno le sentenze e se i probabili condannati decideranno di rivolgersi alle idonee istituzioni europee oppure accetteranno con rassegnazione la loro nuova condizione.

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