Una delle fotografie più celebri e significative sull’esodo degli italiani dalle terre istriane, giuliane e dalmate e, indirettamente, sulla tragedia delle foibe, è quella che ritrae una bimba che tiene stretta, con entrambe le mani, una valigia con la scritta “esule giuliana 30001” (riferito al numero di italiani residenti a Pola). La protagonista di quello scatto del luglio 1946, divenuto simbolo della sofferenza di migliaia di nostri connazionali, si chiama Egea Haffner. All’epoca aveva quattro anni ed oggi è un’anziana signora che, con lucida sensibilità, è sempre pronta a portare la sua testimonianza per raccontare, scavando nei suoi ricordi, una storia personale che si fa parabola di tante altre ad essa analoghe.
In quest’ottica ha pubblicato, insieme a Gigliola Alvisi, un bellissimo libro che, facendo riferimento alla nota foto, si intitola La bambina con la valigia (Piemme 2022). Un libro che, pur senza omettere nulla dei drammi che gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia hanno vissuto a cavallo della fine della Seconda guerra mondiale, ha il sapore di una storia narrata ai più giovani.
A loro in particolare Egea racconta di quando, una sera, suo padre venne prelevato dai titini: “Deve venire con noi al comando, è solo un controllo” dissero i partigiani slavi. Dopo aver salutato la moglie e la figlia, Kurt Haffner uscì di casa. Non lo videro più. “Papà non era un fascista, non ho mai capito perché lo presero” racconta Egea. Che aggiunge: “per i titini tutti gli italiani erano fascisti, anche se spesso quelli che gettarono nelle foibe erano semplici cittadini e perfino partigiani antifascisti che avevano combattuto contro i tedeschi. L’unica loro colpa era di essere italiani”. Dopo questa terribile esperienza, la famiglia di Egea decise di abbandonare Pola e di affrontare un futuro incerto, lasciandosi alle spalle casa, lavoro e amici per ricominciare da zero in Italia. La mamma, insieme alla piccola, si trasferì in Sardegna, a Cagliari (dove vivevano già alcuni parenti). Poi, nel 1947, decise di affidare Egea alla nonna e agli zii paterni che vivevano a Bolzano. E qui Egea crebbe, amata ma sempre più consapevole della sua storia di esule che, come nel caso delle migliaia di italiani che l’hanno condivisa, è composta anche di momenti di indifferenza, quando non addirittura di ostilità. Ma anche – e nel libro emerge chiaramente – di orgoglio e profonda dignità. Le pagine di La bambina con la valigia, piene di emozioni, oggi sono diventate un film, che verrà trasmesso da RAI 1 in prima serata il prossimo 10 febbraio in occasione del Giorno del Ricordo. Poi, a quanto si apprende, in versione ridotta diventerà un format per le scuole. Diretto da Gianluca Mazzella e sceneggiato da Andrea Porporati, il lungometraggio ha lo stesso titolo del libro di cui è un libero adattamento ed è interpretato da Petra Bevilacqua (Egea bambina) e Sinead Thornhill (Egea ragazza). Presentato in anteprima a Roma nei giorni scorsi, il film ripercorre la storia di Egea Haffner facendo emergere con particolare forza l’aspetto emozionale. Come ha dichiarato la scrittrice Gigliola Alvisi al Corriere del Trentino, la sceneggiatura è “commovente, di grande impatto e rispettosa della verità. Il registro è intimo, emotivo. E costumi e ambientazioni sono bellissimi. Alla fine della proiezione – conclude – piangevamo tutti”.