La strada per la nuova Europa passa da Visegrad. E per una volta Matteo Salvini arriva dopo Giorgia Meloni. Mercoledì il Ministro dell’Interno si recherà a Varsavia per incontrare il suo omologo polacco e subito dopo ha chiesto di incontrare Jeroslaw Kaczinsky, lo storico leader del partito PiS (Diritto e Giustiza) che guida la coalizione di destra al governo della Polonia.
Con la Brexit e la dipartita degli eurodeputati inglesi, il PiS di Kaczinsky insieme ai suoi alleati di destra di Alleanza è destinato a diventare il partito guida di quel gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei) che sarà il vero ago della bilancia del prossimo Parlamento Europeo.
Forse fanno meno scalpore di Salvini e Le Pen, ma già oggi i Conservatori europei rappresentano la terza forza a Strasburgo dopo Popolari e Socialisti, ma soprattutto hanno le idee chiare per il 2019. Rappresentare il più grande gruppo del campo sovranista, diventare il ponte tra popolari e populisti per costruire una maggioranza di centrodestra nel nuovo Parlamento europeo, ponendo così fine alla lunga stagione del consociativismo Ppe-Pse che ha portato all’Europa che conosciamo.
Lo ha capito in anticipo Giorgia Meloni che ha portato Fratelli d’Italia a siglare un accordo strategico con ECR, in cui oggi è rappresentato dal nuovo acquisto Stefano Maullu e dalla pattuglia di Direzione Italia con Raffaele Fitto e Remo Sernagiotto.
Lo ha capito anche Matteo Salvini che non a caso volerà a Varsavia per chiedere a Kaczinsky di sciogliere ECR per costruire un solo gruppo alla destra del PPE e forse anche di sostenerlo come candidato di bandiera alla presidenza della Commissione Europea: una prospettiva che al momento non pare gradita a ECR e ai polacchi. Perché intanto ECR continua ad aggregare. Oltre a PiS, che vanta un passato nel gruppo europeo dell’UEN (Unione per l’Europa delle Nazioni) in cui militava Alleanza Nazionale, continua a crescere la rappresentanza di partiti identitari e sovranisti che scelgono questa famiglia politica.
È di pochi giorni fa l’adesione di Debout la France (Prima la Francia), il movimento sovranista di Nicolas Dupont-Agnan che per la prima volta ruppe “l’argine repubblicano” schierandosi con Marine Le Pen al ballottaggio delle ultime presidenziali e che ora è dato all’8% dopo aver cavalcato la parte sana del movimento dei gilet gialli. Sempre più intensi sono i contatti con gli spagnoli di VOX, che non più tardi di un mese fa hanno sbancato alle elezioni in Andalusia. Con francesi e spagnoli Giorgia Meloni vuole costruire un asse mediterraneo dentro ECR, per far pesare sempre di più le ragioni del Sud Europa.
A ciò si aggiungono le trattative ormai prossime alla chiusura con i Democratici Svedesi di Jimmy Åkesson, che hanno sfiorato il 20% alle ultime politiche in Svezia, e con il Forum per la Democrazia olandese nonché l’ascesa del N-VA fiammingo che ha fatto cadere il governo belga per aver firmato il Global Compact sui migranti, proprio mentre il governo gialloverde balbettava.
Senza contare che l’auspicio, nemmeno troppo nascosto, è quello di accogliere in ECR dopo il 26 maggio il Fidesz di Viktor Orbán, per completare quell’asse di Visegrad che rappresenta il modo migliore di stare in Europa difendendo la propria sovranità nazionale.
Una realtà in fermento che potrà rappresentare la vera sorpresa delle Europee 2019, esattamente come punta a fare Giorgia Meloni che sta riscuotendo sempre più adesioni al suo appello per la costruzione di un grande movimento sovranista e conservatore della Destra italiana. Il 2019 sarà l’anno della nuova Europa!