Perché creare una Wunderkammer oggi, quando sarebbe più semplice limitarsi a realizzare contenuti digitali o all’allestimento di angoli “postabili”, perché spendere tempo, energie e denaro nella realizzazione di qualcosa che nasce ben prima del museo (spesso, giudicato sufficientemente noioso), col suo allestimento razionale, ordinato e pianificato?
La risposta potrebbe risiedere nel fatto che, malgrado lo sciatto, il brutto e il predabile vadano per la maggiore, c’è ancora chi crede nell’esperienza meticolosa e rara, chi confida che vi siano animi curiosi che anelano allo stupore, che bramano di rimanere meravigliati.
La Wunderkammer, infatti, nasce proprio per stupire, con le sue pareti fittamente ricoperte d’ogni stranezza, a voler scongiurare il temuto horror vacui con una moltiplicazione incalzante di oggetti d’arte bizzarri, animali esotici impagliati e singolari strumenti scientifici che si rincorrono su ogni centimetro di parete, componendo una galassia danzante e fitta di mirabilie. I signori rinascimentali, con questa camera delle meraviglie, regalavano ai loro ospiti lo stupore, anzitutto, per la loro opulenza- che si manifestava nel possesso di oggetti singolari privi di utilità, ma anche il brivido della rappresentazione mostruosa, ed il mistero della camera dell’alchimista.
Visitando la Wunderkammer in appartamento si resta, anche oggi, fortemente stupiti: è particolare, tuttavia, che il fascino esercitato sia di segno opposto rispetto a quello dell’antichità; se prima, infatti, questi scrigni di meraviglie racchiudevano anche- e soprattutto- il mostruoso ed il terrifico articolati secondo il gusto artistico dell’epoca, proprio per porre una cesura “sconvolgente” con la società tutto sommato ordinata dell’esterno, oggi, invece, la Wunderkammer diviene luogo d’ordine, bellezza e incanto; non è più tremenda, ma rappacificante e riconcilia con la più intima sensibilità, ferocemente sconvolta dai delitti più patenti. Le mostruosità e gli abomini trovano ormai posto nella morale pubblica, accanto, o forse più alto ancora, delle libertà naturali proprie alla condizione umana; ecco allora che in una società del genere le parti s’invertono, e l’antica camera degli orrori diviene lo scrigno dove custodire dalla putrescenza imperante la fiammella del bello, alimentata dal soffio gentile dello stupore.
La collezione del Maestro Lo Muscio, dunque, nasce non più di tre anni fa, ispirata dal suo lavoro principale, quello di compositore.
L’abilità musicale deve averlo ispirato nella realizzazione d’una sinfonia visiva e allegorica, in continuità ideale con le sue opere per organo e piano. Dopo aver acquistato alcuni oggetti in stile neogotico per alcuni filmati musicali realizzati in collaborazione con Raven Music Edition, la curiosità lo ha spinto a cercare pezzi di sempre maggior pregio artistico: alcuni oggetti hanno un valore antiquario, altre sono riproduzioni moderne e raffinatissime. La particolarità di questo scrigno singolare, oltre al contenuto, è la caratteristica di trovarsi in un appartamento, a due passi dalla Stazione Nomentana: un luogo insolito per immergersi in questo genere di atmosfere. Il colpo d’occhio, immediato e prodotto dalla gran quantità di oggetti, suscita improvvisamente stupore e vertigine, mentre le indicazioni del Maestro illustrano i pezzi più salienti. Lo sguardo mai sazio, comunque, ne scorge sempre di nuovi: accanto alla singolare rappresentazione pittorica del ciclo di Artù gravitano una serie di piccoli tesori che si moltiplicano e crescono conquistando tutte le pareti della casa, al modo delle divinità tibetane nell’orgiastico crescendo delle loro rappresentazioni. Le sale di visita sono in tutto quattro, e racchiudono pezzi particolari, dai cavalieri guardiani all’immancabile simbolo della Wunderkammer; il Nautilus. Il mito e la magia si inseguono e rincorrono, così Ercole sostiene la bella coppa dove è raffigurata Omfale, la furia dei centauri rifulge immobilizzata in alari di bronzo, e cavalieri si susseguono in pannelli di legno e fregi. Non mancano i dipinti: la galleria ospita, ovviamente, opere singolari: la luce che illumina le scene ha sempre qualcosa d’etereo e particolare, come quella della candela che pare danzare davvero, opera di Rusché.
Alla fine della visita il Maestro siede al pianoforte, e Musica prende il suo posto, animando ogni più minuta opera artificiale dello spirito vivificatore dell’Arte: le luci soffuse danzano ed estenuano lo sguardo colmo di bellezza, per un concerto breve ed intenso.
A questo punto la visita dovrebbe produrre qualche effetto: se sul crescendo delle note avvertite le guance bruciare e la testa farsi leggera non temete: è segno di ottima salute estetica.