La Teoria del Porco Rosso

Hayao Miyazaki è una delle personalità più celebri in Giappone e a livello internazionale per la quantità di pellicole d’animazione prodotte dalla fine degli anni ‘70 fino ai giorni nostri. Tra queste ce n’è una in particolare che, dopo la sua uscita nell’anno 1992, ha destato non poco interesse per il suo intrinseco significato storico e politico: si tratta di Porco Rosso, prodotto dallo Studio Ghibli, marchio a cui il regista giapponese è particolarmente legato.

Il protagonista della proiezione è Marco Pagot, aviatore reduce della prima guerra mondiale e sfigurato in volto dopo un incidente avvenuto durante il conflitto, dedito alla caccia dei piloti fuorilegge. Il suo aereo – neanche a dirlo – è colorato interamente di rosso e su di esso è presente la bandiera italiana con lo scudo della famiglia Savoia. L’idrovolante su cui viaggia il protagonista porta il Nome di S.21, anche questa ispirazione viene dalla famosa dinastia monarchica italiana. L’intera pellicola è ambientata durante il periodo fascista in Italia, con riferimenti alla Seconda guerra mondiale. Quel che ha stupito il grande pubblico, almeno in Italia, è una frase contenuta nel film e ormai rinomata negli ambienti della sinistra moderata fino a quelli più radicali:”Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”.

Assurdo che i militanti antifascisti di professione non siano riusciti ad accorgersi del significato reale della simbologia all’interno del film. In sintesi è come se i Neo-Kompagni, pur di osteggiare un’esperienza politica morta e sepolta, siano disposti a spostare il proprio baricentro verso idee completamente in contrasto con le proprie. A dir poco strano, e questi sarebbero i discendenti di coloro che hanno scelto la Repubblica al posto della famiglia reale ? Viene da sbellicarsi solo a pensarci. Nel profondo, ma neanche troppo, gli stessi antifascisti nascondono uno spirito monocratico da non sottovalutare. 

Ormai la battuta di Porco Rosso è diventata un gran bel tormentone, oltre che un comandamento grottesco a cui sembrano adempiere tutti coloro che ancora oggi temono lo spettro dei fantasmi del passato. Se il protagonista del film potesse avere l’opportunità di incarnare le vesti mortali per interfacciarsi con i militanti dei centri sociali, quasi sicuramente finirebbe a sfidarli in un duello uno per uno. Il tempo, con le sinistre italiane, non è stato galantuomo. A quanto pare sembrano essersi dimenticate la fortissima differenza tra i loro capisaldi e quelli della Monarchia. Non possiamo aspettarci poi molto da chi ha come unico piano quello di sovvertire un Governo conservatore, senza avere una linea precisa ed un programma ben definito dal quale ripartire.

Ogni anno la sinistra sembra ripartire dal suino Marco, non ha importanza se gli scranni siano quelli dell’opposizione o della maggioranza, la parola d’ordine è una sola: grugnire! Di porcate ne abbiamo viste parecchie dalla Prima Repubblica, ma il punto non è esattamente questo, almeno stavolta. La questione riguarda infatti i riferimenti culturali dei socialdemocratici nella cultura di massa, ormai diventati una miscela incomprensibile. Col senno di poi sarebbe coerente fantsticare sull’ulteriore slogan:”La sinistra italiana riparta da Porco rosso!”, magari per la prima volta riuscirebbero a strappare qualche voto anche alla destra, assicurandosi l’appoggio di qualche spirito malinconico.

Attenzione però, anche stavolta le anime nuove della sinistra liberale e della sfera ultra-progressista sono finite per incappare nel cortocircuito, evidentemente incapaci di stabilire una distanza tra loro e gli altri. Quando si parla di Fascismo e Antifascismo, vanno tutti in confusione: bisogna compatirli però, non dev’essere facile fallire nella contestualizzazione e storicizzazione di un determinato periodo storico. 

La rassegnazione della galassia antagonista ha ceduto questa volta: pazienza se il custode dei valori politici, oltre ad assomigliare ad un porco, non ha la benché minima attinenza con l’ambiente in sostanza. L’importante è che il film sia mainstream e che riesca ad attirare quante più persone possibili, poco importa se dopo un’analisi risulta divisivo. 

La sinistra si è appropriata di Porco Rosso, ma in fin dei conti va benissimo così.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

1 commento

  1. Porco rosso è un bellissimo film d’animazione. E’ pieno di sentimenti di coraggio, dedizione all’onore, amicizia. Se Porco rosso preferisce essere maiale monarchico invece che fascista, avrà le sue ragioni, ma è fuori luogo reclutarlo tra gli antifa di oggi, ai quali dedico la famosa massima di Mino Maccari: “il fascismo si divide in due parti: il fascismo propriamente detto e l’antifascismo”.
    Con la differenza che il fascismo propriamente detto non esiste da ottanta anni, quell’altro continua a essere sbandierato.

    Con affetto

    Alessandro

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