La violenza pro-Pal e di sinistra non si placa, e Schlein tace

Intanto, con la gran parte dei media assorti, in maniera comprensibile per carità, più nelle tensioni europee e internazionali che nelle faccende interne, continuano a succedere in Italia dei fatti abbastanza sgradevoli che ci ricordano come determinati gruppi, per fortuna minoritari, ma in ogni caso possibili propagatori di pericoli, non smettano di ricorrere ad intimidazioni, vandalismi di vario tipo e violenze fisiche, (le recenti manifestazioni pro-Palestina si sono concluse tutte con aggressioni ai danni delle Forze dell’Ordine), per cercare di imporre le loro idee politiche. Tali episodi non conquistano magari le prime pagine dei giornali, ma obbligano a più di una riflessione. Nella notte fra sabato e domenica scorsi qualcuno a Roma ha pensato bene di scrivere con una bomboletta spray, su un edificio antistante alla scuola frequentata dal figlio di Carlo Calenda, “Calenda infame”. Ha denunciato il fatto lo stesso leader di Azione, al quale va tutta la nostra solidarietà, attraverso i propri canali social, indicando l’indirizzo della sua sede di lavoro e invitando i vigliacchi, autori della scritta, a presentarsi direttamente davanti a lui e a lasciare in pace il figlio. Sarebbe bene non sottovalutare l’accaduto perché, anzitutto, taluni si sono presi la briga di informarsi su dove va a scuola il figlio di Calenda per poi colpire. Hanno pedinato il ragazzo o i genitori fino all’arrivo mattutino presso la struttura scolastica? Chissà, ma ciò non può essere escluso. Il messaggio è stato comunque recapitato: “Sappiamo dove va a scuola tuo figlio”. Le Brigate Rosse, i compagni che sbagliavano, iniziarono da scritte sui muri in apparenza innocue e studiavano la vita delle loro vittime prima di assaltarle in diversi modi. Tentare di intimorire un personaggio pubblico, politico e non, tramite i suoi affetti più cari è un’azione orribile, degna appunto di organizzazioni terroristiche e criminali. Non mancano purtroppo i cattivi maestri in politica e nella informazione, i quali dovrebbero avere invece, per i ruoli che ricoprono, maggiore senso di responsabilità rispetto agli estremisti con le bombolette spray. Abbiamo assistito ad un certo interesse morboso per la vita privata di Giorgia Meloni, il padre, la sorella Arianna, la figlia Ginevra e l’ormai ex compagno. Qualche giorno fa, rimanendo sempre nella sfera del teppismo a sfondo politico, è stato compiuto un gesto inqualificabile presso il cantiere del museo della Shoah in costruzione a Roma. Sono stati gettati escrementi e una testa di maiale, oltre a volantini pro-Palestina, e sono comparse delle scritte infamanti dirette agli ebrei in quanto tali e in quanto, si immagina, legati storicamente allo Stato d’Israele. Qualche maestrino dalla penna rossa potrebbe dire che si sia trattato di una forma di protesta contro la guerra israeliana a Gaza, ma le scritte come “Assassini infami”, lasciate in un luogo che sarà dedicato in forma solenne al ricordo di milioni di ebrei trucidati nei lager nazisti, corrispondono ad un mero atto vandalico antisemita. I Pro-Pal usano i morti di Gaza, spacciando peraltro per certe le stime di Hamas, per sbandierare un balordo antisemitismo sempre in auge alla estrema sinistra e indipendente dalle scelte attuali del governo di Benjamin Netanyahu. Quando capitano eventi violenti, danneggiamenti e minacce ad opera degli estremisti di sinistra, ci viene sempre in mente Elly Schlein. Capiamoci bene, non perché la segretaria del Partito Democratico sia mandante o responsabile diretta di siffatte azioni, ma perché la leader piddina non ha mai nulla da dire di fronte ad esse. Chiede alla premier Giorgia Meloni di riferire in Parlamento per qualsiasi sciocchezza, ivi compresi i video che Donald Trump condivide su Truth dall’altra sponda dell’Atlantico, e cade in convulsioni per qualche saluto romano qua e là, ma davanti alla vergognosa profanazione del luogo che diventerà il museo della Shoah di Roma, come anche dopo le conclusioni violente dei raduni Pro-Pal nelle varie città italiane, non prova visibili sentimenti di indignazione. Anche i Pro-Pal e gli autori delle minacce rivolte a Carlo Calenda sono forse soltanto dei compagni che sbagliano. Alcuni settori del PD, i cosiddetti riformisti e un politico di lungo corso come Luigi Zanda, non sopportano più il massimalismo fallimentare di Elly Schlein ed iniziano ad agitare lo spettro di un congresso straordinario. In effetti, la segretaria dem, più che una leader di partito, sembra ogni giorno che passa una studentella brufolosa dei centri sociali che dice no a tutto senza prospettare alternative credibili, da Starlink al ReArm Europe, isolandosi oltretutto dai suoi stessi compagni socialisti di Strasburgo, favorevoli invece al piano di Difesa presentato da Ursula von der Leyen. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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