L’accoglienza indiscriminata ha fallito: cosa dice davvero il rapporto Censis

Gli italiani percepiscono i migranti come un pericolo. Non è razzismo, ma il segno che il modello di accoglienza dei perbenisti ha miseramente fallito.

Il rapporto pubblicato ieri dal Censis è il racconto di una società che va ben oltre quella rappresentazione di “popolo di razzisti” che qualcuno ha iniziato a fare e, anzi, sostiene da tempo. C’è in realtà un malcontento verso l’immigrazione incontrollata che prova il fallimento delle politiche di (finta) integrazione volute dalla sinistra. E il dato più clamoroso, a riprova di ciò, è che anche gran parte dell’elettorato di sinistra la pensa così. Non vogliano, i perbenisti, accusare di razzismo i loro stessi elettori…

Non è razzismo

Vediamo i dati. Nel rapporto si evince che la nostra società del Terzo millennio non è più suddivisa in classi sociali, ma il fattore più forte di scontro è proprio quello culturale: “Le questioni identitarie – si legge nel testo – tendono a sostituire le istanze delle classi sociali tradizionali e assumono una centralità inedita nella dialettica socio-politica”. I dati ci dicono che il 40% dei cittadini italiani teme l’ingresso degli immigrati, mentre il 60% è preoccupato da chi vuole cambiare abitudini, cultura. Insomma, lo “stile italiano”.

C’è dunque qualcosa che non va affatto. Soprattutto perché, allo stato attuale, è impossibile sostenere che gli italiani siano mossi soltanto da sentimenti razzisti. Il problema è ben più ampio, non solo culturale e astratto, ma meramente concreto: si paga la mancata integrazione, l’aver costruito una società che non è riuscita, e non per sua colpa, a inglobare completamente i milioni di persone giunti in Italia negli ultimi anni, neppure pienamente chi ha ottenuto la nostra cittadinanza (che non sono poche, alla faccia dei razzisti). Il problema vero è non aver considerato l’isolamento, l’emarginazione che gli enormi flussi hanno comportato: quartieri abbandonati a loro stessi, piccole comunità disunite dal contesto generale. E così il sentimento del diverso, dello scontro si andava via via rafforzando. Tanto più quando, piuttosto che ponendovi rimedio attenuando gli ingressi, si accusavano i cittadini stessi di razzismo. Il danno e la beffa: si ritrovavano a vivere, da un giorno all’altro, in quartieri pieni di delinquenza e dovevano pure subire la retorica buonista. E questo il Censis lo dice a chiare lettere: “Mentre il dibattito politico si arrovella sui criteri normativi – si intenda, ad esempio, il referendum per la cittadinanza – in una parte della popolazione ha messo radici la convinzione che esista un’identità distintiva”.

Il modello della sinistra ha fallito

Poche scuse, allora. Il modello della falsa integrazione ha evidentemente fallito. La percezione della popolazione è negativa, i dati dicono che sui reati pesano molto di più gli immigrati che gli italiani, incidenza che aumenta esponenzialmente se si considerano le violenze sulle donne. La questione non ruota intorno all’accoglienza in sé, il dibattito non è tra chi vuole i migranti e chi invece non li accetta, come fanno credere i perbenisti riducendo il tutto a uno scontro ideologico che invece è molto più profondo. Si deve scegliere, in realtà, tra le modalità di gestione dei flussi, scegliere tra il modello Meloni che difende le frontiere dagli ingressi illegali, e il modello della sinistra dell’accoglienza indiscriminata, che porta ai problemi che adesso ci ritroviamo ad affrontare

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