L’analisi. Elezioni Regionali 2023: una conferma per il Governo Meloni e un risultato straordinario per Fratelli D’Italia

Le elezioni regionali di Lazio e Lombardia hanno rappresentato un primo test per Fratelli d’Italia e per il Governo Meloni, che, il 1° febbraio ha “compiuto” 100 giorni, nel corso dei quali ha iniziato a gettare le basi per attuare quanto previsto dal programma con cui la coalizione si è presentata alle urne lo scorso 25 settembre e per cui è stata votata dagli italiani.

Un test ampiamente superato in modo positivo, perché il centrodestra si è riconfermato in Lombardia e ha riconquistato il Lazio, dopo dieci anni di amministrazione del centrosinistra di Zingaretti.

In Lombardia Fratelli d’Italia ha raggiunto il 25,18% dei consensi, staccando di diversi punti la Lega (16,53%) e Forza Italia (7,23%) e divenendo la prima forza politica della Regione.

Anche nel Lazio l’ottimo risultato complessivo conseguito dalla coalizione si deve principalmente al risultato elettorale di Fratelli d’Italia, che ha ottenuto il 33,62% (Lega 8,52% e Forza Italia 8,43%), migliorando ancora il risultato delle scorse politiche, dove nel Lazio aveva raggiunto il 31,82%.

Inoltre, si sottolinea che sia nel Lazio, sia in Lombardia anche i rispettivi candidati hanno giocato un ruolo importante: per la Lombardia si è scelta la strada della continuità, candidando come Presidente l’uscente Attilio Fontana (Lega), che è stato confermato alla guida della Regione con il 54,67%.

Nel Lazio, invece, si è puntato su una figura di grande competenza e prestigio nazionale ed internazionale come Francesco Rocca (Fratelli d’Italia), che è stato eletto Presidente del Lazio con il 53,88%. Entrambi hanno superato il 50%, non lasciando dubbi sulla loro vittoria già dalle prime proiezioni.

Dunque, si tratta di un esito elettorale che, anche se confinato a due singole Regioni, rafforza il Governo e la leadership del Presidente Meloni.

Tuttavia, c’è un altro dato particolarmente rilevante, ossia l’alto tasso di astensionismo: infatti, in queste consultazioni ha votato appena il 40% degli elettori. In Lombardia si sono recati alle urne il 41,67% degli aventi diritto, ma il dato più negativo si è avuto nel Lazio: solo il 37% si è presentato ai seggi. Punta massima a Roma con il 33,11%.

Questo, innanzitutto, può essere dovuto al fatto che non c’è stato un “Election Day”, come avvenuto il 4 marzo 2018, dove i cittadini di Lazio e Lombardia si sono recati alle urne nel medesimo giorno anche per le politiche. In secondo luogo, queste consultazioni regionali non hanno avuto grande risonanza mediatica come, ad esempio, le elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2020.

È interessante notare un aspetto: l’alto astensionismo, tradizionalmente, avvantaggia i candidati dell’area di centrosinistra, a discapito di quelli del centrodestra. In questo caso specifico, invece, l’astensionismo non ha avvantaggiato il centrosinistra, anzi: se un numero più alto di aventi diritto si fosse recato al voto, il risultato sarebbe cambiato solo nella misura in cui il centrodestra avrebbe ottenuto un risultato ancora migliore.

Pertanto, i principali partiti di opposizione, sempre pronti ad attaccare il Governo, Fratelli d’Italia ed il centrodestra, sono percepiti dai cittadini come incapaci di costruire una proposta politica credibile.

In particolare su Roma si pone l’accento su un dato: come si diceva poc’anzi, nella Capitale l’astensionismo ha raggiunto un livello record. Anche nei Municipi I e II Fratelli d’Italia ha ottenuto di più del Partito Democratico, in termini di voti alla lista, sebbene, nel complesso, D’Amato abbia superato Rocca.

Dunque, il Partito Democratico, come lista, prende meno voti del partito di Giorgia Meloni anche nelle sue “zone di influenza”, anche se si conferma comunque come un partito particolarmente legato alle zone “bene” delle grandi città e distante dalla realtà delle periferie e di coloro che vivono ai margini.

Ad ogni modo, l’astensionismo crescente impone una serie di riflessioni e di interrogativi per tutta la classe politica che, evidentemente, gli elettori percepiscono come distante dalle loro esigenze.

Federica Ciampa
Federica Ciampa
Romana classe 1995. Da sempre appassionata di politica, si laurea in Giurisprudenza. Dopo aver lavorato in diversi think tank legati al mondo della politica e delle istituzioni, attualmente fa parte dell'Ufficio Studi di Fratelli d'Italia.

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