Poteva avere l’occasione giusta per ammettere di aver esagerato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, quando ha chiamato gli iscritti al suo sindacato (ma probabilmente sarebbe gradita anche la presenza di esterni, della serie “più ne siamo meglio è”) alla “rivolta sociale“. Poteva dire che forse modalità e toni utilizzati erano fuori luogo, impropri e legati a contesti che, grazie al cielo, qui in Italia abbiamo lasciato da un bel pezzo. Almeno speriamo. E invece, il capo del sindacato rosso ha voluto riproporre con forza quella dicitura tanto criticata: “Continuo a pensare che di fronte a quello che sta succedendo serve una rivolta sociale. È in discussione la libertà di esistere delle persone: come fa uno a essere libero se è precario? Se non arriva alla fine del mese pur lavorando? Se i servizi fondamentali non vengono realizzati, se si continua a tagliare e non si vanno a prendere i soldi dove sono” ha detto Landini a Porta Pia, a Roma, alla manifestazione del trasporto pubblico di ieri.
Sbagliato nel metodo e nel merito
Al di là del merito della questione (il precariato è calato da due anni a questa parte, con l’aumento – lo dice l’Istat – dei contratti a tempo indeterminato e il calo di quelli a termine), non sembra affatto il caso di sobillare, in maniera poi manifesta e rivendicata, l’opinione pubblica soltanto perché al governo c’è chi la pensa diversamente. Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, aveva già condannato le parole del segretario reputandole “molto gravi, soprattutto perché questo appello folle e delirante viene collegato allo sciopero proclamato dalla Cgil, insieme con la Uil, per il prossimo 29 novembre. Nessuno mette in discussione il sacrosanto diritto allo sciopero, ma quando questo si ritrova in una stessa dichiarazione dove si inneggia alla rivolta, a ‘l’inizio di una mobilitazione e di una battaglia’ allora tutto assume un significato preoccupante“. Anche perché, nel merito, c’è qualcosa che non torna: “A Landini – ha aggiunto Malan – pare non importi che con questa manovra rendiamo strutturale il taglio del cuneo fiscale che porterà a 17 milioni i lavoratori beneficiari, senza considerare gli effetti positivi per le imprese in termini di assunzioni. E sempre nell”indifferenza di Landini abbiamo affrontato il delicato tema di Stellantis e del suo disimpegno dall’Italia, una pesante eredità lasciata dall’inanità del governo Conte bis, in un periodo in cui la Cgil non disturbava certo l’esecutivo. L’unico aspetto rassicurante è che gli italiani, in particolare i lavoratori, ormai sanno distinguere i cattivi maestri, tra cui adesso si iscrive Landini, da chi davvero lavora per risolvere davvero i problemi, come dimostra il costante sostegno a Giorgia Meloni e al suo governo“.
“Incendiario con il megafono, agnellino con i grandi proprietari”
Landini però ha voluto rincarare la dose: “La rivolta sociale – ha detto – è la condizione perché le persone si mettano insieme per cambiare questa condizione, tutti gli strumenti democratici devono essere utilizzati: lo sciopero, le manifestazioni, i referendum e l’assunzione di una responsabilità”. E ancora: “Non ho nulla da rettificare, anzi ho da rilanciare con forza. Siccome rappresento la maggioranza di quelli che le tasse le pagano, aggiungo che non solo c’è bisogno di una rivolta sociale ma ci siamo rotti anche le scatole, non è più accettabile che quelli che tengono in piedi questo paese non vengono ascoltati”.
Da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, la risposta per il segretario: “Landini continua a giocare a fare l’incendiario con il megafono, gridando alla sommossa popolare, salvo poi farsi agnellino quando deve confrontarsi con alcuni quotidiani i cui proprietari detengono anche importanti marchi automobilistici“. Dunque, Landini “asci perdere la rivolta sociale Landini e pensi a godersi i lauti auto-aumenti di stipendio, ovviamente decisi all’insaputa degli iscritti al suo sindacato che incita alla sommossa”. Dice tanto della pretestuosità dello sciopero generale, previsto per il 29 novembre, il fatto che Landini, e insieme a lui la Uil di Bombardieri, l’abbiano proclamato prima ancora di sedersi a tavolo con il governo per parlare della manovra. Riunione fissata, come lui stesso ha dichiarato, per lunedì mattina, alla presenza di 12 sigle sindacali. Vedremo cosa accadrà.