L’apertura delle Olimpiadi parigine rappresenta la deriva Woke in Europa

Ieri si sono verificati una serie di eventi a dir poco grotteschi per la celebrazione dei nuovi Giochi Olimpici a Parigi, a partire dalla fiaccola brandita da un Transgender improvvisato come tedoforo della competizione. Tra le molte criticità anche quelle del cantante quasi nudo Philippe Katerine e “L’ultima cena” riprodotta dai Drag queen, i quali hanno praticamente svilito la Tradizione cristiana in favore di un finto progresso.

A dir poco terrificante pensare che questi soggetti possano essere rappresentativi per una nazione europea, qua sembra proprio che per abbattere i valori fondanti di un’intera civiltà si possa fare qualsiasi cosa spregiudicatamente. Ma cosa è successo, le donne non vanno più di moda? Pare che per gli organizzatori sia necessario mostrare che la disforia di genere sia una cosa del tutto normale, qualcosa di cui non bisogna minimamente preoccuparsi. Sciocchezze, menzogne ed una buona dose di buonismo straccione come glassa di copertura per un frutto avariato quale ultima presentazione atletica. Con la scusa dell’omofobia hanno provato a dimostrare quanto sia meraviglioso il pensiero unico Woke, ma alla fin della fiera sono soltanto riusciti a confermare che “Il sonno della ragione genera mostri”.

Una Francia che è sempre più figlia di una grande depressione etica e sociale, laddove l’eterosessualità sembra dover diventare un dogma oppure un enigma per fare spazio a teorie di genere che non starebbero in piedi neanche se sostenute su pali d’acciaio. Sarebbe giusto che il Presidente del Consiglio francese, Gabriel Attal, così come tutti coloro che si sono impegnati in questa pubblica dimostrazione pagliaccesca, spiegassero quali fossero i loro intenti primordiali: sicuramente se ne uscirebbero con qualche arrampicata sulla lotta all’omofobia ed altre migliaia di giustificazioni che possono tranquillamente lasciare il tempo che trovano. La decadenza dell’intero Occidente può talvolta partire dall’incompetenza e dalla debolezza delle figure politiche deputate a rappresentarlo.

Il Rassemblement National ha preso una posizione netta sugli avvenimenti verificatisi nella scorsa giornata: lo stesso Portavoce del Partito, Julien Oudol, l’ha definita una “Vergogna”. Non si può che essere d’accordo, viste anche le dichiarazioni pubbliche di Marine Le Pen, la quale ha precisato quanto simili manifestazioni siano l’intento di una certa sinistra – talmente debole da doversi alleare con chiunque boicotti l’RN – che non rappresenterebbe le istanze dell’intero popolo francese. Forti ma cagionevoli questi progressisti francesi, sembra un paradosso ma è così: voler distorcere la realtà con simili gesti in nome di una mollezza dei costumi è ormai l’unica arma che hanno per combattere le idee politiche sane, pronte a vincere nel tempo.

C’è da sperare che la popolazione francese non si accorga troppo tardi del disastro che stanno combinando – e che combineranno – le compagini alleate, ma lo Stato di cui fanno parte i primi purtroppo viene da anni di proteste accese e violente, strumentalizzate da anarchici ed estrema sinistra, in campo  per una visione neanche tanto utopica quanto propriamente contorta.

Non c’è bisogno di essere credenti per comprendere che nella scabrosa imitazione di pessimo gusto della meravigliosa opera del Da Vinci, vi fosse un intento di osteggiare una religione nata per il prossimo ed all’insegna della solidarietà. Dietro questi arcobaleni sembra si nascondano pensieri orrendi rivolti verso l’ascesa di un’ideologia pericolosissima e improntata verso la confusione di quelli che i Romani chiamavano mores.

Ecco perché il conservatorismo sociale si dimostra una vera e propria fiaccola di speranza nell’ epoca buia in cui qualcuno pensa di dover dimostrare di essere falsamente irriverente soltanto per fare un po’ di scena ed accaparrarsi qualche like sui social network,  laddove qualcuno promuoverebbe l’aborto come un giochetto da ragazzi assieme all’azzeramento delle differenze e necessità dei due unici generi al mondo in cambio di una perversione. 

Vincere contro quello che nella religione induista viene definito Kali Yuga, il tempo oscuro che con buone probabilità potrebbe sostituire i nostri pregi con una società individualista ed all’insegna della censura in nome  di un’inclusione inesistente.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

1 commento

  1. Il Kali Yuga, concetto induista della religione preferita da un nostro grande precursore di destra, René Guenon, francese totalmente anti francese e tra i primi a capire e predire il futuro declino della civiltà occidentale.
    Purtroppo i suoi detrattori hanno interpretato il suo anti francesismo come filo nazismo, ma in realtà non era così.

    René Guenon non voleva ritenere se stesso alla stregua degli altri francesi, non voleva essere figlio della Rivoluzione di fine 700. Credeva in un ordine precostituito, quello del mondo antico però, quando non c’era nessun Cristianesimo, nessun Giudaismo e nessun Islamismo. È l’induismo era la sua ispirazione, così come il Buddismo tibetano lo era per Himmler e il Bushido giapponese lo era per Millan Astray e la sua Legione Spagnola.

    Addirittura le radici storiche del pensiero di destra partono da Zarathustra, Confucio, Epicuro, dalle città stato dei Maya, dai Samurai, dalla tradizione dei Nativi Americani, etc.

    Se nel mondo della sinistra vi è sempre stato l’obbligo di essere atei, nel mondo della destra, la vera destra, prevale lo spiritualismo, non l’obbligo di essere Cattolici Romani.

    Le cavolate tipo l’ultima cena delle Olimpiadi di Parigi sono le trappole che ci tende il mondo democratico e liberale, per vedere se noi ci arrabbiamo e farci passare per baciapile e bacchettoni.

    Bisogna invece fregarsene e ridergli dietro visto che loro ci credono.

    Io personalmente quando morirò spero di andare nel Walhalla e non nella versione norrena dell’inferno, il Niddelheim.
    Nel Niddelheim però non vanno i peccatori, invece vanno le persone qualunque, le persone che sanno solo nascondersi, quelli che dicono di essere pacifisti per paura di dover combattere o si dicono ecologisti per paura di affrontare carestie e siccità.

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