Far mancare l’appoggio alle forze dell’ordine è un pericolo potenzialmente devastante per l’intero impianto democratico: è questo il fulcro del messaggio inviato dal centrodestra dopo i fatti di Pisa e le controverse reazioni dell’opinione pubblica. Tale posizione è stata facilmente strumentalizzata dalla sinistra, che si è prontamente indignata per un presunto attacco alle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale aveva precisato che usare manganelli su minorenni è sempre una sconfitta. Un’idea, contrariamente a quanto invece sostenuto dalla sinistra, subito condivisa dal centrodestra e dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella telefonata tra Colle e Viminale che ha seguito le vicende di Pisa.
La posizione della maggioranza è quindi ben lontana chiaramente dall’uso a prescindere della violenza per placare i tumulti, il messaggio inviato da Piantedosi durante la sua informativa in Parlamento e direttamente dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni è un altro: se le Istituzioni e, in generale, il mondo della politica non riconoscono l’importanza delle forze di polizia nel mantenimento dell’ordine pubblico, viene compiuto un dannosissimo atto di delegettimazione, un pericoloso discredito del loro ruolo di garanti non solo della quiete, ma soprattutto di fondamentali libertà quali quelle di manifestazione e di pensiero. Dunque, piuttosto che, come sostiene la sinistra, essere messa in discussione dalle forze dell’ordine, la democrazia è invece ampiamente garantita dall’azione di queste, nel più pieno rispetto di uno dei principi cardini del mondo liberale: quello, cioè, che una libertà non deve violare le altre. E così, dinnanzi alla volontà di manifestare senza previa comunicazione dovuta alle autorità, di violare zone off limits, di dirigersi in zone delicate e di cercare lo scontro per costruirvi intorno un caso, sorge, nell’obiettivo di difendere chi da certi comportamenti viene offeso, l’obbligo di rispondere, sia pure nei limiti della legge. E se a Pisa ci sono state violazioni, le indagini faranno chiarezza e si agirà di conseguenza: fino ad allora, però, vale il diritto degli agenti di non ricevere processi sommari, pericolosi, come detto, per la stessa democrazia.
Altro messaggio che deve essere assolutamente evitato è quello che le forze di polizia “appartengano” a una sola parte politica. Un pericolo per la legittimazione della polizia, un messaggio che trapela dalle continue critiche delle opposizioni che, per partito preso, tentano di occupare quello spazio lasciato vuoto dalla maggioranza: come dire, se la destra difende le forze dell’ordine, noi per tutta risposta dobbiamo fare l’inverso. Ed ecco che gli italiani che usciranno divisi, venendosi a creare due Nazioni: una pro-polizia, una avversa. E gli effetti si sono già visti: reputare gli sputi verso gli agenti della polizia una atto dovuto in risposta a una presunta repressione, ha avuto un effetto boomerang che si è fatto vivo ad esempio a Torino, dove prima alcuni poliziotti sono stati aggrediti mentre espatriavano un immigrato pluricondannato e poi alcuni militanti di Fratelli d’Italia sono stati attaccati da membri dei centri sociali, i soliti noti insomma, durante un semplice volantinaggio. È questa la deriva che si rischia e che va assolutamente evitata: le forze dell’ordine sono un patrimonio comune, un presidio di legalità di tutti gli italiani e in cui tutto il mondo politico dovrebbe riconoscersi, in difesa di quella democrazia che, a parole, sono tutti bravi a tutelare ma che, nei fatti, viene costantemente messa in discussione da finti democratici.