La storia sembra tratta da un libro di Le Carrè solo che qui non c’è troppo da scherzare perché un uomo è sparito e fonti attendibili dicono che sia stato assassinato da una squadra di 15 agenti niente meno che all’interno del consolato saudita a Istanbul.
Parliamo di Jamal Khashoggi, 59 anni, forse il principale giornalista saudita, da un po’ di tempo in rotta con la casa regnante e attualmente in esilio autoimposto negli States. Khashoggi manca all’appello da martedì scorso quando si è recato al consolato di Istanbul per presentare dei documenti relativi al divorzio dalla moglie saudita. Jamal era accompagnato dalla sua attuale fidanzata turca, Hatice Cengiz, che era rimasta fuori del consolato, e che lo ha atteso per parecchie ore prima di dare l’allarme alla polizia e ai giornali.
Jamal Kahshoggi può vantare una lunga e luminosa carriera, prima nel suo paese e poi all’estero. Si era fatto un nome come corrispondete nella guerra afghana negli anni ’80 e sembra che avesse anche conosciuto Osama bin Laden. Divenuto in seguito consigliere governativo, aveva poi fondato un canale televisivo. I problemi per lui sono nati nel 2015, quando il giornalista si è dimostrato critico nei confronti di re Salman, salito al trono proprio quell’anno e, in particolare, del principe ereditario Mohammed bin Salman su cui aveva scritto articoli poco lusinghieri poi pubblicati dal Washington Post. Recentemente, poi, Jamal aveva anche attaccato la politica Saudita e il suo ruolo nella guerra in Yemen.
Per questi motivi, hanno riferito funzionari turchi dell’intelligence, una squadra appositamente arrivata dalla capitale Saudita a bordo di due aerei privati, avrebbe ucciso il giornalista all’interno del consolato per poi smembrarne in corpo in tanti pezzi da far sparire agevolmente. La situazione sta creando un forte attrito tra Arabia Saudita e Turchia e si rischia una spaccatura diplomatica sebbene le due nazioni siano entrambe membri chiave dell’alleanza militare con l’Occidente, ma anche rivali per la leadership del mondo musulmano sunnita.
A smorzare un po’ la tensione, ha provato lo stesso Erdogan, che sebbene sia stata annunciata un’inchiesta turca su quanto accaduto, si è anche spinto a dire che al di là di quanto riportato da queste fonti “credibili ma anonime”, Khashoggi potrebbe essere ancora vivo e che, ha detto testualmente: “A Dio piacendo non ci troveremo di fronte a una situazione che non vogliamo. Bisogna essere fiduciosi”. Naturalmente, a sostenere la tesi di nessuna responsabilità da parte dell’Arabia Saudita nella scomparsa di Jamal, ci sono le fonti stampa del paese. Alcuni analisti hanno fatto presente che è inconsueto accusare un paese straniero di un gravissimo crimine senza avere prima raccolto alcuna prova a sostegno, come hanno fatto le autorità turche. Inoltre, è stato anche detto che l’Arabia Saudita “avrebbe perso molto più di quanto aveva da guadagnare” dall’eventuale omicidio di Khashoggi, un giornalista che “pur essendo critico nei confronti del regime, operava all’interno delle note linee rosse saudite”. Per l’agenzia di stampa ufficiale dell’Arabia Saudita, l’omicidio del giornalista all’interno del consolato è una storia del tutto infondata. A supporto di tutto ciò, sabato scorso, Mohammad al-Otaibi, console generale saudita ad Instanbul, ha condotto un gruppo di giornalisti della Reuters all’interno del consolato, per dimostrare di non avere nulla da nascondere.
Dall’Arabia Saudita, c’è anche chi è arrivato a dire che tutta questa storia sarebbe stata montata ad arte per screditare Mohammed bin Salman, il principe ereditario, da quando quest’ultimo ha stretto una grande amicizia col genero di Trump, Jared Kushner. Così, anche molti di coloro che sostengono le idee del principe, che vorrebbe delle riforme sociali ed economiche per ammodernare la società del suo paese, si sono ora ritrovati a criticarlo per una sua presunta intolleranza e una certa impulsività. In più, ultimamente l’Arabia Saudita starebbe boicottando i Fratelli Mussulmani, che hanno stretti legami col Quatar, e pare che abbia tolto loro almeno una parte degli aiuti economici.
Potrebbe esserci questo dietro lo scandalo?