L’Onu lo scorso 27 ottobre ha approvato una risoluzione relativa alla “Protezione dei civili e all’implementazione degli obblighi legali e umanitari” con 120 voti favorevoli, 14 contrari (inclusi Israele e Stati Uniti) e 45 astensioni.
Tra gli astenuti figurano l’Italia, insieme al Canada, la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi oltre che diversi Paesi membri dell’UE e della NATO. Indice, quindi, di una posizione condivisa da alcuni tra i principali partner occidentali ed europei.
Un altro voto significativo ha riguardato l’emendamento proposto dal Canada per inserire nel testo del documento la condanna e il rifiuto “inequivocabile” degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre e della presa di ostaggi. Emendamento appoggiato da parte italiana, anche se non passato.
Come facile da prevedere, la sinistra non si è fatta attendere e ha puntato il dito contro la decisione italiana, sostenendo – in contrapposizione – il voto favorevole di Francia, Spagna e Portogallo.
Peccato però che la sinistra non abbia tenuto conto del testo della risoluzione in oggetto, che sembra essere notevolmente sbilanciato. Infatti, sebbene si chieda una “tregua umanitaria immediata, durevole” che porti alla cessazione delle ostilità, non si parla mai direttamente di Hamas, ma piuttosto di una generica “escalation di violenza dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023”. Il punto centrale è quindi che l’intero testo è formulato con un linguaggio che sembra mettere in secondo piano la sofferenza del popolo di Israele, Paese che viene indicato esplicitamente come “la potenza occupante”. Una scelta di termini ovviamente ben studiata e voluta.
La posizione italiana
Per quanto riguarda l’Italia, il Governo Meloni ha sin da subito espresso la propria vicinanza alla popolazione civile di Gaza, tanto da aver annunciato anche la volontà di lavorare per intensificare aiuti umanitari bilaterali. Ma non solo, perché in più di una Giorgia Meloni ha ribadito che il popolo palestinese non è rappresentato da Hamas, che è un’organizzazione che non va sovrapposta con i civili incolpevoli che vivono a Gaza.
L’Italia è favorevole a riconoscere la necessità di tutelare i civili come richiesto dal diritto internazionale umanitario ma il nostro Paese sostiene convintamente anche il diritto di Israele a difendersi. Un diritto che non viene citato nella risoluzione, il che rappresenta uno dei motivi per i quali ha deciso di non votare a favore della risoluzione in questione.
Il Rappresentante italiano alle Nazioni Unite Maurizio Massari ha spiegato le motivazioni dell’astensione: “Manca la condanna chiara e senza ambiguità degli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso a Israele; perché manca il riconoscimento del diritto di ogni Stato sotto attacco, in questo caso Israele, a difendersi in linea con il diritto internazionale e umanitario e perché manca l’imperativo che è quello del rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi”.
La sinistra e le sue critiche
Nonostante le spiegazioni attente e puntuali, la sinistra ha voluto ad ogni costo evidenziare il voto favorevole della Francia, prendendola in un certo senso come esempio, sebbene senza alcuna attenzione sul fatto che il paese potrebbe essere stato spinto ad adottare tale posizione anche in virtù della forte componente islamica interna che contraddistingue innegabilmente la sua società.
Sembra essere questa una prassi oramai assodata della sinistra che, come si è avuto modo di vedere quando era al Governo, tende a ‘sottomettersi’ alla leadership di altri Paesi europei (come proprio la Francia).
Al contrario, l’Esecutivo Meloni ha dato prova di non essere asservito a nessuno sul piano internazionale, al netto del rispetto delle linee mutuamente concordate con gli alleati nelle opportune sedi.
Meloni: “L’astensione sulla risoluzione era la posizione più equilibrata da mantenere”
Giorgia Meloni ha commentato l’episodio, dichiarando che “l’astensione sulla risoluzione era la più equilibrata tra le posizioni possibili, non a caso è la posizione della maggioranza dei Paesi europei e del G7”.
L’Italia dunque non ha ritenuto di votare una risoluzione con un linguaggio nettamente sbilanciato, nella quale Hamas non è citato e che non prevede neanche un passaggio sul diritto di Israele a difendersi dalle incursioni dei terroristi. Una risoluzione che, tra l’altro ha ricevuto il voto contrario dello stesso Stato di Israele.
Il nostro Governo ha evidenziato che l’Italia riconosce il diritto di Israele ad esistere e a tutelare la sua sicurezza, nel rispetto del diritto internazionale, contro gli attacchi indiscriminati e brutali del terrorismo di Hamas. Allo stesso modo è stato ripetutamente espresso preoccupazione e cordoglio per i civili di Gaza, che sono ugualmente vittime del giogo di Hamas.
L’Italia sostiene che la priorità è quella di riaprire un dialogo serio sulla questione, puntando ad una soluzione che segua il principio di due popoli, due Stati.
Le polemiche della sinistra dunque sembrano essere, ancora una volta, strumentali, ignorando volutamente il voto favorevole dell’Italia all’emendamento canadese, che avrebbe aggiunto la condanna ad Hamas e la richiesta netta di liberazione degli ostaggi.
Il Presidente del Consiglio Meloni e l’apparato della nostra diplomazia hanno dato una nuova forma alla politica estera nazionale, più indipendente e che segue l’interesse nazionale italiano, grazie alla quale il nostro Paese si è guadagnato il rispetto dei maggiori partner globali. Ed è così che oggi l’Italia riveste un ruolo di primo piano, ponendosi come mediatore, ed è finalmente vista con il prestigio che la nostra Nazione merita.
Quando gli esponenti dell’opposizione parlano di difformità del voto tra Italia e altri Paesi UE non si tiene, convenientemente, conto del fatto che invece il nostro voto è stato in linea con moltissimi altri Stati membri, per non parlare di quelli del G7 o della NATO. Segno tangibile di una connessione tra i principali leader mondiali.
Appare infine doveroso ricordare che ogni Stato è legittimato a determinare la propria politica estera e che il Governo Meloni agisce in tal senso -e non solo- sempre mantenendo come punto l’interesse della Nazione, senza asservirsi inseguendo altre potenze europee.