L’attentato di Solingen in Germania è stato rivendicato dall’ISIS: per quanto tempo ancora dovremo temere il terrorismo islamico?

La sera del 24 agosto, durante un festival nella località di Solingen in Germania, 11 persone sono state accoltellate: 3 di questi sono morti ed altri 8 sono rimasti feriti. Un bilancio catastrofico, dovuto anche dalla scarsa attenzione che le autorità tedesche riflettono durante gli eventi pubblici affollati. Ancor meno credibile il fatto che la sicurezza nazionale non conosca minimamente i rischi e pericoli a cui va  incontro la popolazione. Tra l’altro la polizia ha riferito prontamente alla Bild  il risultato delle indagini: la matrice terroristica sembrava essere una pista convincente ed infatti così è stato dopo gli ultimi esiti rivelati.

Un giorno e qualche ora dopo dall’attentato, un cittadino siriano di 26 anni si è recato dalle forze dell’ordine ancora coperto di sangue, dichiarando di essere proprio lui il ricercato su cui gli agenti stavano indagando. L’uomo arrestato, secondo quanto riportato dalla procura federale tedesca, condividerebbe il fondamentalismo dell’ISIS e si sarebbe unito a quest’ultima tempo prima di commettere il gesto inverecondo. Peraltro costui, vista la pessima condotta, è stato anche oggetto di un’espulsione dal paese: a questo punto bisognerebbe capire per quale assurdo motivo fosse ancora sul suolo tedesco nonostante i provvedimenti adottati dallo Stato contro di lui. Chi gli avrebbe garantito di restare per commettere l’ennesimo atto delinquenziale efferato sul suolo europeo? Domande che sicuramente hanno una risposta ben precisa e che quasi sicuramente non troveranno responsabili. D’altra parte questo è ciò che succede quando le logiche nazionali si rassegnano al buonismo ed al mancato monitoraggio di tutti gli individui pericolosi. Facile sproloquiare sull’inclusione e sull’accettazione di altri “culti religiosi”. Ci vuole coraggio a chiamarli così, forse bisognerebbe fare un ripasso di laicismo, magari insegnando in principio il valore della vita per evitare che simili persone ed organizzazioni riescano a reclutare persone in giro per il nostro continente.

La Francia non è l’unico stato europeo ad avere grossi problemi con la sicurezza nazionale, il caso della Germania ne è una prova lampante: c’è chi non capisce quanto l’immigrazione incontrollata possa essere un territorio fertile per organizzazioni terroristiche o di stampo mafioso a livello mondiale. Questo episodio non sarà nient’altro una delle innumerevoli scintille in grado di far divampare le fiamme dello scontro politico a livello nazionale, con una sinistra tedesca ormai del tutto incapace di gestire la situazione interna ed una destra che nonostante i forti attacchi subiti (Afd), non potrà fare altro che rafforzarsi, conscia di avere ragione in ambito migratorio.

Chi crede che simili eventi siano un caso isolato forse dovrebbe informarsi meglio su tutto ciò che è accaduto durante gli anni all’interno degli stati membri dell’UE, ormai braccati da ogni parte dal pensiero islamogoscista. Avoglia a definirle risorse, di certo l’attentatore siriano di cui si parla in questo editoriale non lo è, così come non lo erano quelli che hanno fatto fuoco nel Bataclan e a Charlie Hebdo quasi 10 anni fa. Due e più casi emblematici per dimostrare che tolleranza non è sempre sinonimo di forza, talvolta la prima può trasformarsi in una vera e propria debolezza.

Nel caso della Germania non basterà “rafforzare” la polizia ed il resto dei reparti antiterrorismo: il Governo di Scholz dovrebbe dare una risposta chiara ai cittadini una volta per tutte, nella speranza che i media e la classe politica la smettano con la retorica dell’autoritarismo per divincolarsi dalle destre. Le opposizioni vincono, laddove le figure istituzionali in carica deludono le aspettative del popolo. Non è un concetto difficile da capire, o forse sì, dipende probabilmente anche da chi lo recepisce.  

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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