La notizia è recentissima, e vede una precisa presa di posizione delle autorità austriache nei confronti dell’Islam politico: combatterlo o, quanto meno, contenerlo il più possibile. Si prepara perciò un giro di vite che vedrà in prima battuta la chiusura di almeno sette moschee e l’espulsione di una quarantina di imam considerati radicali, comunque troppo vicini a posizioni intransigenti ritenute pericolose o che siano sospettati di ricevere fondi illeciti soprattutto dalla Turchia.
Tutto nasce grazie a uno studio effettuato dal Ministero dell’Interno austriaco che ha monitorato per un certo periodo organizzazioni e punti di ritrovo di islamici salafiti, soprattutto quelli più vicini all’autorità religiosa turca. “Abbiamo appena iniziato”, ha dichiarato in una conferenza stampa concessa venerdì mattina il vice cancelliere Heinz-Christian Strache (FPÖ), lasciando intendere che potrebbe partire una vera e propria “crociata” nei confronti di un Islam che in Austria ormai fa davvero paura.
Nell’insieme, la presa di posizione del governo austriaco sembra un chiaro messaggio all’autorità religiosa turca, non a caso nel mirino c’è una moschea dell’associazione Nizam-iAlem, considerata sotto il diretto controllo dei Lupi Grigi, gruppo di estrema destra. Le strutture che verranno chiuse sono situate a Vienna, in Alta Austria e in Carinzia.
La giustificazione ufficiale di queste prime chiusure, recita: “Violazione dell’atteggiamento positivo nei confronti dello stato e della società austriaca.” Si specifica anche che le chiusure avverranno immediatamente da parte del Kultusamt-Bescheid, ma che comunque a chi è colpito dal provvedimento resta la possibilità di presentare appello.
Per quanto riguarda invece i 40 imam, le domande presentate dall’Associazione religiosa turca ATIB (Unione islamica turca per la cooperazione culturale e sociale in Austria) affinché venissero estesi i relativi permessi di soggiorno, sono state respinte in blocco quasi tutte per violazione della legge sul finanziamento internazionale. Anche qui c’è la possibilità di ricorrere ma, almeno di quello che si sa in questi primi momenti, non sembra che ci siano imam pronti ad appellarsi.