In più occasioni il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto modo di spiegare come il Sud, in questi ultimi mesi, sia stato la locomotiva d’Italia, la parte fondamentale di una Nazione in crescita: ha permesso di raggiungere cifre record nell’export, ha visto incrementare i posti di lavoro e sta conoscendo una fase di sburocratizzazione senza precedenti grazie alle risorse del Pnrr, delle politiche di Coesione e grazie specialmente a un governo che, rispetto ai suoi predecessori, ha segnato un cambio di passo netto con il passato nella gestione dei fondi comunitari. Le potenzialità del Meridione vengono gratificate ogni giorno da un esecutivo che ha scelto di abbandonare la vecchia fase del mero assistenzialismo iniziata con i grillini e che aveva immobilizzato il mercato del lavoro nelle Regioni meridionali.
Uno Stato più efficiente
Insomma, il cambio di passo dal 22 ottobre 2022, giorno dell’insediamento del centrodestra e di Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi, è evidente, come pure è evidente che c’è ancora tanto da fare. Caivano è diventata un modello che deve essere esteso a tutte le periferie del Sud che versano nelle stesse condizioni ed è impossibile pensare che il governo di Roma possa occuparsi, una ad una, delle centinaia di quartieri del Mezzogiorno che sono nel degrado e in mano alla criminalità organizzata. Lo Stato deve farsi sentire nel modo più efficiente, pur sempre nel rispetto del principio di sussidiarietà: come l’Europa deve entrare in gioco per aiutare i singoli Stati laddove risultano in difficoltà, allo stesso modo il governo centrale dovrà sostenere le singole Regioni se risconteranno degli ostacoli, vuoi per l’incapacità della classe dirigente di turno (cosa non da escludere), vuoi per oggettiva ampiezza del problema da affrontare. In questo contesto, si inserisce l’autonomia differenziata, che non deve essere confusa con un estremo regionalismo a favore delle Regioni più ricche: prima di tutto, perché saranno le singole Regioni a scegliere se accettare o meno il regime di autonomia, e in secondo luogo perché a ogni singola Giunta saranno garantiti i cosiddetti Lep, i Livelli essenziali di prestazione calcolati in base alle spese degli anni precedenti e in virtù delle problematiche da affrontare. In più, la scelta sull’ammontare delle risorse che ogni Regione riceverà, dipenderà da un accordo preso con il governo centrale: spetta sempre a Roma l’ultima parola, con l’esecutivo che si erge così a garante della parità delle erogazioni in parità di condizioni.
La paura delle Giunte poco virtuose
L’autonomia differenziata si declina, così, come un modo per consentire alle varie Regioni di gestire più fondi, pur con l’accordo di Roma. Un modo per intervenire direttamente sulle questioni più urgenti, un modo per efficientare la macchina burocratica e amministrativa della nostra Nazione. Un modo per evitare sprechi di risorse, ritardi e per avere una più plateale dimostrazione del livello di preparazione e di capacità delle singole Giunte regionali. Quasi una sfida: le Regioni più virtuose saranno quelle che richiederanno l’autonomia sul maggior numero di materie mantenendo poi gli impegni presi. Altrimenti, senza questa valenza, non si spiegherebbero le Giunte regionali che già contestano il progetto: chi si lamenterebbe di maggiori fondi? Soltanto chi ha paura di non saperli gestire adeguatamente e senza la possibilità di insabbiare le inefficienze. Non è un caso che, a lamentarsi, siano proprio le Regioni governate dal centrosinistra.
L’opportunità
Quello che però sfugge ai vari comitati di raccolta firme per i referendum sorti al Sud e ai partiti politici di sinistra che li appoggiano, è che l’autonomia differenziata, per le ragioni poc’anzi espresse, è una vera e propria opportunità per il Mezzogiorno: accanto al sistema di incentivi e investimenti, la Zes unica per il Sud, ideato dal governo, l’autonomia differenziata sarebbe il modo per far arrivare al Sud maggiori risorse. In altre parole, se la Zes unica incentiva il mondo del privato, l’autonomia differenziata incentiva (o dovrebbe incentivare) le amministrazioni pubbliche a fare meglio al fine di – detto in parole spicciole – ricevere più soldi. Ma si capisce che, al di là dei Lep, garantiti a tutte le Regioni, il vincolo del merito e del buon governo per ricevere maggiori fondi, è qualcosa che dà fastidio, e non poco, alle amministrazioni di sinistra.