L’avanzata ucraina a Kursk e quella smorfia di Putin: Kiev distrugge il mito della Russia invincibile

È chiaro qual è l’intento del governo ucraino nell’operazione Kursk: aprire un nuovo fronte, indebolire l’avanzata russa nel Donbass e costringere l’armata di Vladimir Putin a dividersi su un territorio fino a quel momento rimasto fuori dal conflitto. Dal 6 agosto, l’incursione ucraina in territorio russo, nella regione di Kursk, sta cambiando dunque le dinamiche del conflitto: soltanto nelle ultime 24 ore, si apprende da fonti internazionali, sono più di 3mila le persone evacuate dalla regione. Secondo le autorità russe, in tutto sono 120mila i civili evacuati. E la stampa internazionale lo definisce già come “il più grande attacco alla Russia dalla Seconda Guerra Mondiale”.

Crolla il mito di Putin l’invincibile

Inizia a cadere quella maschera da superpotenza imbattibile che la Russia putiniana si era auto-affibbiata. Maschera che già era in bilico da mesi e mesi, resa sempre più caduca dalla risposta ucraina, che sulla carta doveva essere effimera, con Kiev conquistata, nei piani del Cremlino, nel giro di pochi giorni. Invece ora le truppe ucraine avanzano anche in Russia, conquistano città e villaggi. Si sono addentrate nei confini russi occupando una fetta di territorio larga 40 chilometri e profonda 12. Circa 1000 chilometri quadrati: più territorio conquistato dagli ucraini in una settimana di quanto i russi abbiano fatto in un anno. E così, casca la maschera anche a Putin, che per un brevissimo lasso di tempo, pochi millesimi di secondo, si sveste dal ruolo di potente dittatore ineffabile e ritorna umano. Viene meno nella sua stessa narrazione di esaltazione, dà spazio al suo disappunto per pochi istanti. Segno che le cose non vanno come sperato. Il tutto in diretta Tv, mentre il governatore di Kursk, Alexey Smirnov, riportava gli aggiornamenti sull’avanzata ucraina. Una piccola smorfia sul volto del presidente russo, segnale della sua inquietudine interna e del fatto di non avere (e di non averlo mai avuto) il pieno controllo sull’incursione russa verso Kiev. Boris Johnson, in un suo intervento, ha definito la smorfia come “l’improvvisa indignazione dell’autocrate che sente la verità”. L’ex premier britannico racconta che, mentre il governatore di Kursk parlava, “i lineamenti di Putin hanno avuto un piccolo ma visibile spasmo, come quelli di una persona colpita da ictus”. A quel punto, l’ex Kgb lo ha interrotto, ma “l’imbarazzo di Putin era sotto gli occhi di tutti e da quel momento, lunedì, la sua umiliazione si è intensificata”. E questo perché “quando Putin ha attaccato l’Ucraina, pensava che avrebbe presto installato un regime fantoccio a Kyiv. Ora scopre che gli ucraini hanno in realtà catturato 80 villaggi all’interno della Russia stessa e hanno istituito un’amministrazione militare nella città russa di Sudzha”.

Johnson: “Bisogna aiutare gli ucraini, e più in fretta”

Il punto del discorso di Johnson è questo: “Fin dall’inizio – asserisce – abbiamo sempre sottovalutato gli ucraini. Abbiamo sottovalutato il loro dono della sorpresa, il modo in cui hanno spietatamente tenuto segreto il loro ultimo piano. Abbiamo sottovalutato la loro audacia, la loro volontà di fare ciò che la gente riteneva impossibile. E abbiamo cronicamente sottovalutato la loro pura furia nei confronti dell’invasore russo”. Da Kiev e da Kursk, dunque, parte un messaggio per l’Europa intera: bisogna smetterla di temere la Russia e le sue truppe, bisogna, dice Johnson, “abbandonare la ridicola Putin-fobia e dare agli ucraini gli strumenti di cui hanno veramente bisogno per finire il lavoro”. E con ciò, l’ex primo ministro intende armi e permessi necessari per utilizzarle, chiedendo al neo premier laburista Keir Starmer di non “tergiversare”. “Ci viene detto – ha spiegato Johnson –, come sempre, che temiamo l’“escalation”. Ma in realtà chi teme davvero un’escalation è Putin. Ha perso centinaia di migliaia di truppe; ha perso enormi quantità di armature; è ora gravemente in difficoltà”. Dunque, non possono esserci più scuse: il compito dell’Occidente è ora quello di “dare agli ucraini le autorizzazioni di cui hanno bisogno per le armi che già possiedono, per risparmiare tempo e vite. Con il loro eroismo – ha aggiunto –, gli ucraini hanno fatto esplodere ancora una volta il mito dell’invincibilità di Putin. Hanno dimostrato ai loro sostenitori occidentali, ancora una volta, che possono vincere e che vinceranno. Siamo moralmente obbligati ad aiutarli e – ha concluso – più in fretta”.

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