Lavoro, identità, nazione. I conservatori inglesi spazzano via i laburisti nella loro roccaforte.

Proviamo a immaginare che, in elezioni suppletive per il Parlamento, nel collegio di Reggio Emilia, stravincesse un candidato di Fratelli d’Italia e quello del Pd venisse spazzato via. Sostituite Reggio Emilia con Hartlepool, Fratelli d’Italia con i Conservatori di Johnson e il Pd con il Labour di Keith Starmer, e capirete cosa è successo tra ieri e oggi in Uk. Il “muro rosso”, quelle circoscrizioni che erano Laburiste dai primi anni Venti, quando il Labour diventò un partito nazionale esteso su tutto il territorio, senza interruzione e che neppure Maggie fece cadere, sono cadute quasi tutte: una parte nelle elezioni politiche del 2019 e quelle poche rimanenti in varie suppletive.

Si è votato anche in altre circoscrizioni rosse (e hanno vinto anche li i tories) ma Hartlepool è il simbolo della disfatta: una città portuale e industriale di ventimila abitanti, che aveva già plebiscitato la Brexit, volta le spalle al Labour di Starmer, il barone rosso che aveva cercato di moderare il Labour neo comunista di Corbyn ma più con operazioni di facciata, che non hanno convinto né i riformisti né i radicali. Ora la sinistra si trova in un autentico cul de sac: ha provato a diventare radicale, con Corbyn , ed è stata sconfitta pesantemente. Ha quindi ritentato di diventare “social democratica” con Starmer, e finora è peggio – e forse dovrà dimettersi.

La vera questione è che  termini come radicali, riformisti ecc non vogliono dire più nulla: ormai la sociologia elettorale della sinistra è totalmente mutata, votano per il Labour i ceti affluenti dei centri delle grandi città e le minoranze etniche (e neppure tutte). Il popolo inglese, composto da lavoratori bianchi, ormai plebiscita i conservatori. Quindi quando si vota a Londra, come tra pochi mesi, con un sindaco islamico, il Labour vincerà, anche se amministrerà una città che tende sempre più ad espellere le persone normali.

Quando si vota altrove, la sinistra è destinata ad essere spazzata via. Ma il crollo del Muro Rosso non è solo frutto di una sinistra incapace o attardata, è anche il risultato del protagonismo dei conservatori, e dei nuovi conservatori di Johnson. Che sono diventati il partito della working class inglese pur restando l’One Nation party e le cui ricette, non solo economiche, sono lontanissime da quelle degli anni della Thatcher. Senza essere diventati socialisti, anzi, Johnson parla agli operai inglesi perché li rassicura sul fatto che l’identità nazionale e quella culturale saranno preservate. Lavoro si, ma anche identità e nazione.

Come a Madrid, anche a Hartlepool, una lezione per i conservatori italiani.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Marco Gervasoni
Marco Gervasoni
Marco Gervasoni (Milano, 1968) è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise, editorialista de “Il Giornale”, membro del Comitato scientifico della Fondazione Fare Futuro. Autore di numerose monografie, ha da ultimo curato l’Edizione italiana delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke (Giubilei Regnani) e lavora a un libro sul conservatorismo.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.