Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato che la Russia sarebbe pronta a sostenere un conflitto con le potenze occidentali. Parallelamente, Vladimir Putin ha deciso di rimuovere il Ministro della difesa Sergei Shoigu, sostituendolo con l’economista Andrey Belousov.
Lavrov avrebbe affermato che l’assenza della Russia alla conferenza sull’Ucraina prevista in Svizzera per giugno, lascerebbe intendere una sorta di “Ultimatum” per Mosca, esordendo come di seguito sulle relazioni con Europa, Nord America e le istituzioni parallele: “È un loro diritto, se vogliono essere sul campo di battaglia, saranno sul campo di battaglia”.
Curioso che il Ministro degli esteri russo si comporti in questo modo, considerando che fino a poco tempo fa la Russia si lamentava dell’aggressività occidentale e del pericolo comportato dall’invio di armi in Ucraina. In poche parole, sembra che il Cremlino abbia deciso di intraprendere la teoria della “Guerra Santa”, contro chiunque prenda le distanze dalle sue azioni. Piuttosto singolari gli sproloqui di Lavrov, ma ciò che sorprende di più è il modo in cui queste uscite assurde riescano ad attecchire propagandisticamente, su chi è fermamente convinto che l’invasione dell’Ucraina sia un avvenimento condivisibile.
I media del mondo libero – ma anche quelli indipendenti in generale – sono ormai abituati abituati alle controverse e contraddittorie decisioni russe, piuttosto le asserzioni di Lavrov mal si sposano con l’ultima decisione di Putin, che rimuovendo il proprio Ministro della difesa ha dimostrato che la Russia non è affatto immune alle complicazioni interne: un segnale che indica le debolezze dell’imperialismo voluto dal Cremlino, il quale non riesce a sostentarsi tramite le sole risorse nazionali, ma anche sul supporto di altri paesi che lo riforniscono degli strumenti adatti ad affrontare la guerra in corso.
La degenerativa aggressività della Russia dimostra le carenze diplomatiche del suo apparato, che non trova soluzioni differenti dallo scontro violento con gli altri paesi: piuttosto prevedibile che l’incapacità di relazionarsi e l’ormai diffuso isolazionismo delle politiche intransigenti, avrebbe portato a risvolti di questo tipo.
Dmitry Peskov, in qualità di Portavoce del Cremlino, sta cercando di addolcire la decisione di Vladimir Putin, sostenendo che Shoigu, nonostante la sostituzione, continuerà ad occuparsi delle politiche militari russe: allora perché sostituirlo dalle sue mansioni? È possibile che la decisione riguardi più che altro la fiducia nei confronti di Belousov, suo successore, nonché uno dei più fedeli consiglieri di Putin in ambito economico. Tuttavia la poca esperienza di quest’ultimo potrebbe comportare non pochi problemi all’apparato militare russo, sempre che un’eminenza grigia dietro alla sua persona non riesca a fornire indicazioni corrette sulla gestione del conflitto in corso.
Inoltre, le parole istigatrici di Lavrov, sono a loro volta un segnale d’allarme per la stabilità della Russia: d’altro canto è ben noto che quando una Tirannia si trova di fronte ad una crisi interna senza precedenti, cerchi di mantenere salde le redini cercando un nemico aldilà dei confini nazionali. L’Alleanza atlantica e la Comunità europea, sono designati per questo ruolo secondo il pensiero dell’Oligarchia russa.
Forse la reggenza di Putin dimentica che negli USA, così come nell’intero ecosistema politico europeo, ci siano molte persone preparate ai posti di comando, pronte ad affrontare le minacce esterne ma senza cadere nella trappola di chi crede di aggiogare il resto delle realtà politiche secondo un assurdo volere personale ed egoista.
In conclusione, ora comincia ad essere piuttosto evidente che i “Guerrafondai” si trovino verso l’Eurasia e non all’interno dei nostri confini, a dispetto di chi ancora crede nei soli torti dell’Occidente e delle sue politiche.