Le derive green le pagano i cittadini: multe da record nei Comuni di centrosinistra

Nelle città governate dalla sinistra, la pericolosa ideologia progressista si palesa anche su strada: tra zone a traffico limitato, imposizioni di targhe alterne e accademiche limitazioni della velocità a 30 chilometri orari nei centri urbani e talvolta anche nelle strade a lunga percorrenza, ad andarci di mezzo sono sempre i cittadini. Specialmente quelli che non possono contare sui mezzi pubblici per la loro impraticabilità né possono permettersi, economicamente parlando, di adeguarsi a certe derive green. In pratica, l’italiano medio che ogni giorno, dopo aver accompagnato i propri figli a scuola, deve attraversare mezza città per recarsi in ufficio, o sceglierà di sottostare alle imposizioni green o dovrà cercare soluzioni alternative (che spesso sono carenti).

I dati parlano chiaro: le grandi città governate dal centrosinistra sono in vetta alla classifica tra i Comuni con i maggiori incassi per multe. In particolare, quattro tra le prime cinque sono a guida dem: Milano, Roma, Firenze, Torino e infine Genova. È dunque la Milano di Beppe Sala e delle targhe alterne il Comune con più incassi per multe stradali: nel 2023 il capoluogo lombardo ha fatto registrare un guadagno di 146 milioni di euro. Una cifra che, nonostante un calo del 3,7% rispetto all’anno scorso, resta comunque alta, gravando per 108,1 euro su ogni cittadino. La prima posizione in quanto a incassi pro capite, però, spetta alla Firenze di Dario Nardella: con 72 milioni di euro di incassi e un trend in rialzo dell’85,5% rispetto a quattro anni prima, nel 2023 ogni cittadino ha dovuto pagare in media quasi 200 euro al Comune per multe. La Bologna di Matteo Lepore e dei 30 all’ora invece ha la percentuale più elevata di multe incassate, il 63% del totale. Numeri comunque elevati anche per la Roma di Gualtieri, con un incasso di 106 milioni di euro che grava su ogni cittadino per quasi 40 euro (considerando però che Roma è la città più popolosa): va evidenziato tuttavia il forte trend di crescita del valore delle contravvenzioni, in aumento del 19,1% rispetto al 2019. Il tutto al netto del rialzo dei prezzi, grazie al governo che ha chiuso la strada per gli adeguamenti delle multe al tasso di inflazione per l’interno biennio 2023-2024. Insomma, le scelte ideologiche per “città vivibili”, “a misura d’uomo”, per “ascoltare il canto degli uccellini” (questa la motivazione dei 30 km/h imposti a Bologna) si fanno sentire nelle tasche dei cittadini. Nel complesso, dunque, le multe appaiono, prima ancora di un metodo per far rispettare le norme stradali, come un modo per i Comuni per fare cassa e rimediare al proprio malgoverno.

Un forte trend di crescita, tuttavia, è stato registrato soprattutto per i Comuni più piccoli, dove le multe per sforamento dei limiti di velocità superano di gran lunga quelle per divieto di sosta. Nei Comuni tra 60 mila e 250 mila abitanti, le multe sono cresciute del 27% dal 2019; nei Comuni fino a 10 mila abitanti, la crescita è stata del 50%, con picchi del 60% per i centri tra 2 mila e 5 mila abitanti. Culmine di questo controverso trend è l’autovelox del Passo di Giau, che ha fruttato 750 mila euro nel solo 2023, per un valore di quasi 2200 euro per ogni cittadino del paesello (che non arriva a 350 abitanti). Tutti segnali indubitabili che dimostrano come seguire la strategia proposta da anni di governo di centrosinistra secondo la quale il cittadino è un suddito da vessare, siano multe stradali o tasse da pagare, abbia il solo risultato di abbattere la fiducia del cittadino nelle Istituzioni statali (si guardi il dato sulle multe non pagate, che al Sud arrivano in alcuni casi anche all’88%). Superare le ideologiche derive green, proporre norme di buonsenso e, in un discorso più ampio, applicare l’autonomia differenziata, sono tutte misure che permetteranno di ottenere una circolazione più efficiente e una gestione delle risorse più proficua da parte delle amministrazioni locali, a beneficio dei cittadini che non dovranno più farsi carico degli sperperi dei propri governanti.

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1 commento

  1. Una modesta proposta.
    C’è chi sostiene – come me – che le restrizioni alla circolazione e le contravvenzioni siano solo un sistema per cavare soldi al cittadini e foraggiare una spesa pubblica comunale fuori controllo.
    Di fronte a tale affermazione, che feci anche a una assemblea del consiglio di zona nel quale risiedo e che suscitò lo sdegno ambientalista dei fautori della tassa di ingresso alla zona, i tassatori rispondono che naturalmente non è vero, ma che le contravvenzioni sono solo un deterrente per migliorare l’ambiente.
    Vi voglio credere.
    Allora la proposta: i proventi delle contravvenzioni non siano più devoluti al Comune ma al Ministero dell’Ambiente, o nome equivalente. Non è una stravaganza, diversi Enti impositori non introitano i proventi delle tasse riscosse, basti per tutti l’Agenzia delle Entrate, i cui proventi vanno al bilancio dello Stato, non a quello dell’Agenzia.
    La deterrenza dovrebbe essere uguale, non è vero?
    Però faccio una scomessa: vuoi vedere che le contravvezioni calano del 70%?

    Con affetto

    Alessandro

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