“Chiediamo a coloro che si sono indignati rispetto alle condizioni di detenzione di Ilaria Salis di fare lo stesso per le condizioni di noi ristretti in Italia”: è questo l’appello lanciato dalle detenute nel carcere di Torino in una lettera spedita verso il Quirinale, risalente al giorno di Ferragosto. In questa missiva, le detenute hanno trattato il problema del sovraffollamento e delle pessime condizioni di alcune prigioni italiane. Problema che l’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia con il dl carceri, da poco diventando legge avendo ottenuto il sì dello stesso capo dello Stato Sergio Mattarella. Non certo un condono per i reati commessi o uno svuota carceri, ma un modo per proteggere la dignità del detenuto e al contempo aumentare le dotazioni della polizia penitenziaria.
Salis, modello da seguire…
Visione diverse, invece, quella delle detenute che, invece, gradirebbero un nuovo svuota carceri come quello ideato dai governi grillini durante la pandemia: hanno infatti annunciato che “quando terminerà la pausa estiva del Parlamento inizieremo lo sciopero della fame ad oltranza e a staffetta, pacificamente affinché venga concessa la liberazione anticipata speciale o qualsiasi misura che riduca il sovraffollamento e riporti respiro a tutta la comunità penitenziaria”. La Salis è dunque diventata la loro eroina, il loro punto di riferimento: il modello da seguire per uscire facilmente di prigione. Non è un caso se le detenute si sono rivolte, nella lettera, direttamente “a tutta l’opposizione, e a coloro per Ilaria Salis”, chiedendo di “battersi contro la deriva di questo governo, l’indifferenza e le condizioni di prigionia”. D’altronde, quando le misure entreranno realmente in vigore, forse ci sarà meno da protestare e allora le detenute avranno pensato bene di farlo prima che diventasse troppo tardi.
Effetto boomerang
Ma tutta questa protesta, innescata dalle discutibili condizioni delle galere ma fomentata da promesse della sinistra impossibili da mantenere (quale, ad esempio, costanti riduzione della pena, alla faccia della giustizia), è un boomerang per la stessa sinistra. Perché, se da un lato l’intento potrebbe essere costruire l’immagine di un Paese in rivolta e scontento nei confronti dell’attuale esecutivo ormai privo di consenso (cosa non vera, e i sondaggi continuano a dimostrarlo), dall’altro va a delineare chiaramente il fallimento della sinistra stessa: protestare per le condizioni attuali delle carceri significa protestare per l’inefficienza, la negligenza e il mancato intervento dei governi di sinistra che per più di dieci anni sono rimasti a guardare una situazione che diventava via via incandescente, passando ora l’onore di risolverla al governo di destra con annesse ipocrite critiche. Ed è stato un boomerang, forse, candidare la stessa Salis per l’Europarlamento, permettendole di farla franca nei confronti della giustizia ungherese e di un processo che era ancora in corso. Perché ora ci si ritrova il favore di persone che vorrebbero la stessa sorte della Salis. È, potremmo dire, un pericoloso precedente: la politica che permette a un imputato di liberarsi delle manette e arrivare ai vertici (addirittura) dell’Unione europea con un lauto stipendio a disposizione. Il messaggio dunque qual è? Che delinquere non è poi così grave?