L’accordo con l’Albania va avanti e fa sentire già i suoi primi effetti positivi: i migranti, ad esempio, inizia a identificarsi, a presentarsi alle frontiere italiane, pur se varcate in modo clandestino, dotati di documenti, nella speranza di essere accolti regolarmente. Il che semplifica e velocizza le modalità di identificazione da parte delle autorità, i migranti non sono più dei “signor nessuno” che potrebbero dileguarsi e far perdere le proprie tracce. La nota dolente è che, a fronte della capacità di circa 800 migranti ospitabili dai due centri di Shengijn e di Gjader, sono ancora poche decine i clandestini che la Libra riesce a prelevare dal Mediterraneo e a trasportare in Albania. Si potrebbe pensare che le autorità italiane ci stanno andando piano di fronte alla levata di scudi della magistratura più politicamente schierata (a sinistra) che ha rallentato i viaggi verso Tirana. Tesi che potrebbe avere una certa fondatezza, dal momento che i giudici – si dice – sembrano pronti a preparare un’altra offensiva contro il governo, aggrappandosi chissà a quale altro cavillo legislativo. Malgrado ciò, Giorgia Meloni è stata chiarissima: l’accordo con l’Albania andrà avanti e il governo lavorerà per impedire a giudici polticizzati di mettere le mani su materie di competenza dell’esecutivo.
Le Ong vogliono influenzare le nostre politiche
A remare contro il protocollo d’intesa, dunque, ci sono altri attori internazionali. Le Ong, inevitabilmente, che da anni cercano di influenzare le nostre politiche migratoria e quelle di un po’ tutti gli Stati sovrani. Già avevano annunciato un’opposizione ferrea all’accordo, organizzando una spedizione in Albania (prima che il patto entrasse in vigore) per vigilare sul rispetto del diritto umanitario e internazionale. Ora le Ong si frappongo anche fisicamente, con una strategia che unisce più imbarcazioni di più organizzazioni, schierate contro la nave Libra della Guardia Costiera. La strategia, come viene riportato in alcuni documenti del Viminale, ingloba la Sos Meditérranée, la Sea-Eye, la Compass Collective e la Resqship, ma potrebbero unirsi anche altre. In pratica, le loro navi riescono a frapporsi tra la Libra e le coste africane e a recuperare, prima delle autorità italiane, i migranti sui barconi degli scafisti, riuscendo ad anticipare le loro mosse. Forse sarebbe il caso di iniziare a pensare anche alla possibilità di comunicazioni tra le organizzazioni e i criminali.
C’è dell’altro, e riguarda la gestione dei migranti una volta a bordo. Molti di questi vengono fatti scendere e recuperati dalla Guardia Costiera ma le Ong rilasciano soltanto quelli provenienti dai Paesi non sicuri: è ad esempio accertato che sui 185 migranti presenti sulla Ocean Viking e diretti verso il porto di Genova nei giorni scorsi, ma ha tenuto con sé anche i 75 migranti provenienti dai Paesi sicuri, facendoli sbarcare in Liguria. La Sea-Eye 5 ha lasciato nelle mani delle autorità italiane 31 migranti, tutti provenienti da Paesi non sicuri, ma ha trattenuto con sé i 25 tunisini che aveva a bordo. In pratica, la strategia è quella di far arrivare meno persone è possibile in Albania, lasciando in mano alle autorità italiane soltanto chi proviene da Paesi non sicuri, quindi chi non ha i requisiti per andare a Shengijn. Tutti i presupposti, dunque, fanno pensare che un certo sistema sta remando totalmente contro all’accordo. Ma il Governo è stato chiaro: si proseguirà su questa strada, per sfavorire il business dei migranti nel Mediterraneo su cui troppi agenti lucrano dietro il falso preteso del diritto umanitario.