In una democrazia parlamentare il ruolo delle opposizioni è fondamentale. La loro presenza – in un concetto ridotto all’osso – si coniuga come garanzia della stessa democraticità delle Istituzioni e del dibattito politico. Il suo essenziale ruolo di controllo sugli atti adottati dall’esecutivo, e quindi dalla maggioranza, può realmente essere decisivo nella vita di una Nazione, nell’attesa poi di ricostruire le proprie forze e presentarsi alle elezioni successive tentando di vincerle.
Si può dire che questo non sta accadendo in Italia nella legislatura corrente: le forze politiche di minoranza stanno facendo di tutto per non essere delle valide opposizioni. Tra litigi interni e alterchi tra partiti stessi, l’ipotesi di un campo-largo fatica a diventare realtà. Le opposizioni sono divise su tutto – alcuni esempi: Kiev, Medio Oriente e questione Rai – ma tra queste appare in evidente difficoltà il Partito Democratico che, sempre più a corto di idee, deve tentare le solite scorciatoie iper-progressiste per rimediare alle continue batoste che il governo, a suon di efficienza e coerenza, gli sta rimediando. L’ultima novità del PD è una proposta di legge costituzionale con cui due parlamentari dem, Sara Ferrari e Gian Antonio Girelli, hanno chiesto di sostituire il nome della Camera dei Deputati con “Camera delle deputate e dei deputati”. Una proposta che fa già ridere così: “La Camera ha bisogno di essere smaschilinizzata” hanno spiegato i due parlamentari. È forse questa la priorità del PD: in preda a litigi interni su tutti gli argomenti in voga e dopo le continue batoste ricevute, ultima le proteste degli agricoltori che i dem avevano cercato invano di portare dalla loro parte (gli agricoltori protestano proprio contro la sinistra), al PD sono rimasti solo i classici e anacronistici tormentoni woke e progressisti. Questa volta, dopo continui allarmi fascisti, è stato il turno del femminismo.
Ma se questa è pure la priorità del PD, che immerso sempre più nel progressismo si indigna se manca un riferimento femminista in ogni cosa del mondo reale, lo stesso non può dirsi per i cittadini italiani: partendo dal presupposto che neppure le più radicali tra le femministe ha mai fatto una richiesta del genere, agli italiani non importa realmente se nel nome di un ramo del Parlamento manchi un riferimento al sesso femminile. L’intento dichiarato dei dem è però anche di maggiore entità: “Il Parlamento – hanno detto ancora i due proponenti – potrebbe essere il pioniere di un cambiamento non solo nominalistico, ma anche di paradigma e mentalità”. Nel frattempo, però, le evidenze dicono altro: il PD, nel suo progressismo, ha scelto per la prima volta un leader donna – un passo comunque importante – solo dopo l’ascesa di Giorgia Meloni, quasi come una mera risposta; il primo premier donna della storia italiana è di destra; i dati del Viminale dimostrando che i migranti (che se ne infischiano di certi giochi di parole) stuprano otto volte in più degli italiani. Dunque, quel cambio di mentalità di cui parla il PD, manca solo nel mondo progressista: i dem evitino quindi di fare la morale sul femminismo e si rimbocchino realmente le maniche.
Povera sinistra, come è ridotta male! Schiacciati dalla dura realtà su tutti i temi che vanno a toccare, smentiti e sbugiardati dalle continue evidenze che sputtanano le loro gufate, esauriti tutti tentativi di proporre qualche serio programma e argomento di opposizione, ora si lanciano nel tentativo spasmodico di contrastare il SESSO della Camera dei Deputati rivendicando un aggiornamento al femminile. Considerando le note tendenze della sua segreteria, a ragione possiamo dire che la sinistrocrazia ora ha un punto di forza: il SESSO.
Anche loro sono caduti sull’ …. (ricordate la simpatica sig.ra colta in fallo dal buon Mike?)
Io penso che nemmeno nelle assemblee studentesche dei quindicenni si siano dette mai idiozie del genere.
Se torni a casa non andare in Svizzera ma sulla Luna!